sabato 31 gennaio 2015

Il Colle per calmierare Palazzo Chigi?

"La pazienza è umana ma il suo frutto è dolce" ha scritto anni fa Roussou. Nel senso che al netto di scelte e direttive, quella dedizione a starsene seduto sulla riva del fiume in attesa (non passiva) che qualcuno passi non è per forza di cose una strategia perdente. Anzi, in molti casi il soggetto mansueto, diplomatico e paziente è quello che ha più filo da tessere.

Soprattutto in politica, dove l'elezione del nuovo capo dello Stato, oltre alla caratura professionale e storica di Sergio Mattarella, porta con sè anche uno sciame di considerazioni più intense legate ai modi. Su tutte una di opportunità. 

Il carisma silente e discreto, il voler essere sempre una spanna sotto le righe, la poca propensione all'urlo e al titolo a nove colonne, potrebbero essere i vessilli del Colle in direzione dell'esecutivo. Senza polemica, per carità. Solo per consigliare ago e filo più che strappi, armonie più che amarezze, dialoghi più che inossidabili certezze. Insomma, quella gran cosa che i nostri nonni chiamavamo eleganza e buone maniere. E che oggi, spesso in troppi, sono tentati di rottamare. 

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