A scrutini terminati un paio di considerazioni vanno fatte
sulle elezioni regionali, tanto nazionali quanto nella mia Puglia. Il vero
vaffa day è stato ieri, con metà degli elettori che non ha votato. In Puglia
non vince tanto il Pd, che comunque è al 19%, ma l'onda Emiliano. E'lo spot da
sindaco di Puglia, mescolato alla bassa affluenza e al suicidio del
centrodestra, che consegna la vittoria al magistrato. E'noto che non ci sia poi
tanto feeling tra Emiliano e il premier Renzi, il che avvalora la tesi della
vittoria in solitario dell'ex sindaco di Bari. Una mossa ad effetto è
l'assessorato all'ambiente proposto ai 5 stelle, ma per ora rifiutato.
Sul versante centrodestra, Fitto non ha messo nell'ombra
Forza Italia: hanno perso entrambi. Si sapeva e si immaginava, ma ci sono dei
distinguo. I voti di Schittulli e Poli Bortone, assieme e senza divisioni,
avrebbero garantito almeno una maggiore rappresentanza in consiglio regionale.
Ovvero il centrodestra unito sarebbe arrivato dignitosamente secondo. Mentre
invece i voti dei Cinque Stelle da soli valgono quelli delle tre liste a
sostegno di Schittulli: Oltre con Fitto, Fratelli d’Italia e Movimento Schittulli.
Il macro dato è che il centrodestra, dalla scomparsa di
Pinuccio Tatarella in poi, non è stato capace n'è di progettazione nè di
selezione della classe dirigente, perso tra beghe familiari e liti frutto,
forse, di una pochezza politica e contenutistica oggettiva. Senza dimenticare
che un leader vero proprio non s’è visto. Spicca invece, al di là delle
diatribe partitiche, il leaderismo di Emiliano che con i pregi e i difetti che
l’uomo ha, è riuscito a mettere assieme un filotto non da poco: con due mandati
da sindaco e questo sulla poltrona che (per due volte) fu di Nichi Vendola.
Dappertutto crescono i 5 stelle, anche in Puglia rispetto
alle bassissime percentuali delle comunali 2014: il 18,2% della candidata Laricchia
segna una svolta. Dopo i numeri nazionali, ecco che anche nei territori i
cittadini scelgono l'antipolitica di Grillo che paradossalmente proprio da Grillo
si sta smarcando. Perché, al di là dei difetti e degli svarioni, è oggi una
delle due alternative a Renzi. Il premier non veleggia più in solitario e il 40,8%
conseguito alle europee del maggio 2014 è solo un ricordo. Ieri ha perso in 7
regioni circa 2.000.000 di voti rispetto a dodici mesi fa.
A questo punto quindi in Puglia chi rischia di meno è
proprio Emiliano, al cui orizzonte non c'è solo un quinquennio in sella al
tacco d'Italia, ma il trampolino verso un futuro sempre più romano. Già non
poche erano state le voci che lo volevano prima in corsa per un
sottosegretariato, poi addirittura al posto del dimissionario Maurizio Lupi alle
Infrastrutture. Ma il tutto non ebbe un seguito per le note divergenze con Renzi:
i due non si sono mai presi, perché entrambi galli in un solo pollaio, perché
affetti da decisionismo puro.
E a Roma chi rischia di meno è paradossalmente
Salvini, che ha lanciato un'opa sul centrodestra senza neuroni (ha doppiato
Forza Italia e lancia il populismo come programma di governo) e un M5S che fa
avanzare gli alfieri Di Maio e Fico: non più a sola protezione dei “due re”, ma
all’attacco.
twitter@FDepalo
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