«L’Italia ha l’ultima occasione
per uscire da questa vera e propria guerra – confessa a Italiani Quotidiano
Giovanni Fasanella, giornalista parlamentare di Panorama e autore di
libri-inchiesta e documentari – ma serve
anche una cultura delle regole per ricostruire un paese di macerie».
Pd: saranno primarie vere?
Sembra una cosa ridicola: sono
primarie per cosa? Per il candidato premier del centrosinistra? Per il
segretario del Pd? Si tratta di elezioni che avrebbero senso solo in un
determinato contesto. Quando invece la prospettiva è del tutto incerta, le
regole sono assolutamente indefinite, non condivise o vaghe, sono destinate ad
essere ininfluenti sui futuri assetti. Può essere magari una prova di vitalità
del partito, nel tentativo di recuperare il rapporto con i propri elettori,
Verso
una legislatura costituente per la ricostruzione: priorità o male minore?
Senza dubbio una priorità. Ma non ci
rendiamo conto in che condizioni versa il paese? Sotto tutti i punti di vista
(economico, sociale, culturale, legalitario) l’Italia appare devastata, come se
fosse uscita da una vera e propria guerra. È travolta dalle macerie, da
ripensare nelle sue fondamenta. Un’operazione che andava fatta subito dopo la
fine della guerra fredda, ma ahimè i partiti non vollero ascoltare gli appelli
di Cossiga che li invitata alla grande confessione. Perché era terminata un’era
geologica, e bisognava rifondare lo stato, facendo pulizia all’interno di quei
contenitori. Invece i partiti non vollero dargli ascolto, anzi Cossiga venne
dipinto come un pazzo visionario, persino golpista. Il risultato è ciò che ancora
oggi abbiamo sotto gli occhi. Al termine della guerra fredda si reagì da una
parte con la classe dirigente di governo, chiudendosi in se stessa e
proteggendo oltremodo gli scheletri che ognuno custodiva nel proprio armadio.
La sinistra ex comunista reagì invece, sconfitta dalla storia, tentando di
prendersi una rivincita sul piano giudiziario.
E
il risultato?
Questo lungo, lunghissimo,
interminabile ventennio di posizioni feroci con il paese ridotto allo stremo.
Se si dovesse perdere anche questo treno francamente dubito che l’Italia possa
resistere, ancora e unito.
Ha postato pochi giorni fa un invito a Bersani: «Faccia una cosa di sinistra, si
schieri per Monti».
Un appello il cui senso è: caro Pd,
fai propria questa esigenza. E che lo dica apertamente al paese, che serve riformare
la Costituzione, rifondare lo Stato, ripensare le regole dell’economia. In una
parola sola: ricostruire tutto e questo non lo si può fare con Vendola e Di
Pietro, ma portando a termine il lavoro egregiamente iniziato da Monti. Su cui
certamente ci potrebbero essere mille rilievi da apportare, soprattutto per i
provvedimenti e per il linguaggio che alcuni ministri hanno scelto di
utilizzare, ma nella consapevolezza che
si tratta di un governo che ha ridato credibilità all’Italia sulla scena
internazionale, dove il nostro prestigio era ormai prossimo allo zero. E dove
sta faticosamente ricostituendo le basi per una ripresa. A chi pensa che un Monti-bis non abbia più
senso chiedo: si torna a cosa? Il centrodestra è allo sfacelo, mal governato
che ha fatto disastri; e a sinistra non sono stati in grado di erigere
un’alternativa alla crisi politica sistemica.
Tutti
chiedono discontinuità, in molti promettono di attingere alla società civile:
come rifondare realmente i partiti politici?
Non farei una distinzione così secca
tra i due. Molto spesso la politica è specchio della società civile, che in
alcuni casi è perfino migliore. Non dimentichiamo che nella società civile vi
sono anche i poteri criminali, la mafia, la camorra. Il problema piuttosto è
capire quali sono i meccanismi di selezione della futura classe dirigente, che
impediscono in Italia – unico caso nel panorama delle democrazia occidentali –
di ricambiare gli interpreti. Ecco il punto vero. Siamo preda di un sistema di
“tappi”.
Come
uscirne?
Proporrei
che, a tutti i livelli della vita pubblica, la elezione dei nuovi soggetti
politici non avvenga per cooptazione ma su basi meritocratiche.
Ddl
anticorruzione: potrebbe essere la prima pietra di un modo nuovo di intendere
politica e poteri?
Certo, ed è questo il segnale che
bisogna lanciare agli elettori senza perdere un attimo di tempo. È necessario
far sapere all’opinione pubblica che lo stato e la politica stanno reagendo in
modo adeguato all’ondata di fango che si sta abbattendo sui partiti e sulle
istituzioni. E che rischia, poi, di travolgere tutto. Credo che il problema non
si solo la corruzione dei partiti, quanto – se mi è consentito – la corruzione della
cosiddetta società civile, ovvero l’economia legale infettata dai poteri
criminali. Costruendo una cultura della legalità reintroducendo a scuole l’ora
di educazione civica: quel rispetto delle regole prezioso come l’aria.
Fonte: Italiani Quotidiano del 5/10/12
Twitter@FDepalo
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