mercoledì 19 dicembre 2012

Il dialogo euromediterraneo per nuovo ecumenismo

Nell’enciclica Ut unum sint Giovanni Paolo II scriveva che  “l’ecumenismo, il movimento a favore dell’unità dei cristiani, non è soltanto una qualche appendice, che s’aggiunge all’attività tradizionale della Chiesa. Al contrario, esso appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione e deve, di conseguenza, pervadere questo insieme ed essere come il frutto di un albero che, sano e rigoglioso, cresce fino a raggiungere il suo pieno sviluppo. Così credeva nell’unità della Chiesa Giovanni XXIII e così egli guardava all’unità di tutti i cristiani”. Un punto di partenza interessante per allargare l’ambito delle priorità che una politica comunitaria lungimirante dovrà per forza di cose attuare come nuovo proposito per il 2013, senza dedicarsi elusivamente a spread e mercati, ma tornando a pianificare una serie di interventi in diversi ambiti altrettanto rilevanti. E rafforzato dalla consapevolezza che il bacino Mediterraneo nell’ultimo scorcio dell’anno, vive nuovamente momenti di forte tensione in aree come Siria, Israele, Egitto. Criticità che andranno affrontate con strumenti più efficaci ma anche con una consapevolezza diversa: questo è il momento per investire massicciamente sul dialogo interreligioso, per isolare i frazionismi legati al fanatismo e contribuire al raggiungimento di un equilibrio.

Un’occasione per instaurare un dialogo che travalichi divisioni e diatribe del passato si ritrova nell’isola di Cipro, divisa dal 1974 quando, in risposta a un colpo di stato greco, i militari turchi la invasero e lì vi restarono occupandone abusivamente quasi la metà della superficie. E autoproclamandosi Repubblica Cipro del nord, riconosciuta solo da Ankara, ma né da Onu né dall’Ue. Dopo il tentativo vano del piano Annan nel 2004, dal nome del leader delle Nazioni Unite, le trattative per una forma morbida di riunificazione si sono arenati, complici le distruzioni perpetrare al patrimonio artistico in loco. Ma un nuovo elemento di speranza potrebbe essere rappresentato dal viaggio che Papa Benedetto XVI ha realizzato a Cipro nel giugno 2010. Quando, nonostante tra Vaticano e Chiesa Ortodossa non vi fossero particolari rapporti, il Santo Padre scelse di visitare quello che è stato definito “l’ultimo muro d’Europa”, per via del muro divisorio che solca ancora la capitale Nicosia. Tra l’altro il viaggio è stato al centro del recente volume “Un Papa a Cipro” realizzato dall’ambasciatore cipriota presso la Santa Sede George Poulides, in cui il diplomatico (che è primo Ambasciatore residente della Repubblica di Cipro presso la Santa Sede, Ambasciatore Rappresentante Permanente della Repubblica di Cipro presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite a Roma, e primo Ambasciatore della Repubblica di Cipro presso il Sovrano Militare Ordine di Malta) racconta un viaggio nella cultura e nella storia di un Paese che è stato visitato per la prima volta nella storia da un Papa, Benedetto XVI. Come sottolinea il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, nella prefazione “Benedetto XVI a Cipro ha realmente voltato pagina su un decennio, il primo del XXI secolo, segnato dalla violenza e che, sull’altare dello scontro di civiltà, ha sacrificato risorse tanto ingenti da lasciare il mondo occidentale avvitato in una crisi economica con la quale dovremo misurarci ancora per anni. Da quell’isola il Papa ha spinto tutti a guardare con speranza al decennio che si apriva”.

Un tema sul quale si è soffermato lo scorso 19 novembre a Napoli il Convegno Nazionale dei Delegati diocesani per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso su "La nuova evangelizzazione e l'ecumenismo". In occasione del quale è stato posto l’accento sul ruolo del dialogo all’interno dei movimenti “tellurici” della storia. Un passaggio che Mons. Andrej, Vescovo di Remesiana (Serbia), ha sintetizzato così: “Oggi l’ecumenismo non dovrebbe perdere quest’occasione per partecipare ai processi dei cambiamenti storici. Poco a poco sparisce la fiducia nel fatto che il continuo progresso tecnologico possa risolvere da solo, attraverso la scienza e la tecnica, tutti i problemi del mondo e creare ordine nella società. In un processo di globalizzazione sempre più veloce con tutte le sue conseguenze negative e le ripercussioni sulla cultura e moralità della società moderna, gli uomini sono sempre più bisognosi di un senso di vita universale e delle radici spirituali nella comunità in cui vivono”.

Ecco che accanto a tematiche strategiche come le politiche economiche e le direttive legate ai bilanci degli stati membri, un auspicio per il 2013 è che vi sia un raccordo anche sul dialogo interreligioso, ma non inquadrandolo all’interno di un’ottica limitata solo ai diversi credi. Bensì come strumento di convivenza pacifica tra popoli e culture.

Fonte: Agenda del 19/12/12
Twitter@FDepalo

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