domenica 17 aprile 2011

Peter Gomez: «Quale Predellino? Berlusconi non è più in grado di muovere nemmeno il suo popolo»


Dal Futurista del 16/04/11

Ormai il premier è “minoranza nel paese”, potrà avere i responsabili, i voti in Aula, ma fuori da lì no. Lo dice Peter Gomez, giornalista e scrittore, attualmente direttore del Fatto Quotidiano on line, e lo sostiene sulla base di ciò che accade nelle piazze e nelle strade. Con il sit in davanti al tribunale di Milano, annunciato come composto da un migliaio di persone e poi scoperto di soli duecento individui, con i pullman semivuoti.

Asor Rosa invoca uno stato di emergenza dall’alto, con l’intervento di Polizia e Carabinieri: una resa all’anomalia berlusconiana?

È una gran stupidata. Io continuo a pensare che Berlusconi abbia una maggioranza parlamentare che si regge su un fatto preciso ed anche un po’triste: come tutti sanno da questa legislatura i parlamentari non hanno più diritto al vitalizio ed alla pensione da metà legislatura, ma sostanzialmente alla fine. Questo è il motivo principale per cui Berlusconi riesce a trovare ancora persone che lo sostengono in Parlamento. Assieme ad un altro motivo: i nostri parlamentari sono tutti nominati, quindi la sua capacità contrattuale, a voler prescindere da eventuali reati che sono stati più volte ipotizzati, è di questo tipo. Detto questo il premier è nettamente minoranza nel Paese. Qualsiasi sondaggio, anche i suoi, dice che perderebbe contro chiunque in caso di elezioni, motivo per cui non intende andarci. Polizia e Carabinieri devono solamente continuare a fare quello che già fanno assieme alla magistratura: indagare per proteggere noi cittadini. Poi, considerato che le cose stanno in questi termini, ed intorno a lui c’è un elevato tasso di persone che hanno la tendenza al crimine, può accadere che qualcuno di loro debba difendersi da accuse giudiziarie. Evocare qualcosa che assomigli al colpo di Stato vuol dire anche insultare gli italiani. La nostra resta una democrazia, nonostante tutto.

Dopo il processo breve, la prescrizione breve e il ddl di Scilipoti per depotenziare le intercettazioni: il silenzio della Lega, con la Padania che ignora i fatti, cosa indica?
Che il Carroccio attende il risultato delle amministrative. Ha inoltre enormi problemi con la sua base, e con tutti i suoi funzionari. Si è reso conto che Berlusconi, politicamente parlando, è un cadavere e non importa se rimanga o meno al governo. La percezione che si ha di lui nel Paese non è più di quella dell’uomo con il tocco magico. Anzi, è l’uomo che distrugge tutto ciò che tocca. La Lega sa che appoggiarsi ad un cadavere è un grosso rischio, perché può essere trascinata a fondo con esso. La Padania non ha scritto ciò che è successo perché i padani, chiamiamoli così con i loro molti limiti, in fondo si vergognano di ciò che hanno fatto.

Ha definito Silvio Berlusconi un “Al Capone che si rivolge alla piazza”. Ma il predellino in fondo che cos’è, una personale e finale tribunetta da dove sulla via del tramonto legittimarsi, da soli, per vie diverse da quelle elettorali?
La scena che abbiamo visto fuori dal palazzo di giustizia milanese è emblematica: tutto lo stato maggiore del Pdl si è messo in moto per portare militanti in piazza. Il coordinatore lombardo Mantovani ha dichiarato che sarebbero stati un migliaio, invece sono arrivati in duecento e i pullman erano semivuoti. Il presidente del consiglio non muove più nessuno: è vero, lui è un uomo di carisma, può andare a Lampedusa (dove un premier non va mai) e raccontare agli isolani per impressionarli che costruirà il casinò, abbasserà le tasse e pianterà gli alberi. E raccogliendo di fronte a quella platea qualche applauso. Però se tra sei mesi non lo farà, lì non potrà più tornarci. È ridotto a scegliere questo tipo di piazze, perché non è più in grado di muovere il suo popolo, quello zoccolo duro di gente che legittimamente lo ha sostenuto. Ma tra gli elettori del centrodestra, vi sono persone moderate che restano colpite da chi ogni giorno fa tutto tranne che il moderato.

Altro segnale inquietante e poco chiaro, il consigliere gambizzato per strada a Roma: che spia è?
Sul Giornale ho letto uno strano pezzo di Granzotto in cui annuncia il ritorno agli anni di piombo. Non so cosa ci sia dietro, quello che a me pare di cogliere in questo paese è che il rischio di tornare a quegli anni proprio non esiste. Nel senso che grazie al cielo non ci sono nemmeno più i movimenti ideologici diffusi che possono portare a qualcosa del genere. Non capisco perché qualcuno dica “attenzione, si può tornare agli anni di piombo”. E addirittura in quell’articolo si citava la riunione del Palasharp: non comprendo a quale gioco si voglia giocare. Poi, magari, domani si stabilirà che il consigliere è stato gambizzato da Tizio piuttosto che da Caio. Però ricordo che quando il povero Biagi o il povero D’Antona vennero assassinati dalle Br, abbiamo scoperto che quel nucleo di brigatisti era composto da 30-35 unità. Che si muovevano, probabilmente convinti di un’ideologia, sostanzialmente come dei serial killer con quasi nessun tipo di consenso sociale. Invece chi ha vissuto gli anni di piombo sa perfettamente che Autonomia Operaia riusciva a portare in piazza cinquantamila persone che facevano il segno della P38. Vi era una parte delle masse che ci credeva alla rivoluzione. Ma oggi venirci a raccontare che da qualche parte c’è qualcuno che seriamente pensa di ricorrere alla violenza come arma politica e con qualche seguito numerico, questo è falso. Anzi, un quadro surreale.

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