lunedì 25 novembre 2013

Si dice Grecia, si legge tagli

Come ovviare a un miliardo e mezzo di mancate entrate senza le quali la Grecia non otterrà l’ulteriore tranche di aiuti finanziari dalla troika?Quando mancano poche ore all’ultimo report dell’anno redatto dai creditori internazionali sullo stato di salute del “malato d’Europa”, dal caponegoziatore, Poul Thomsen, ecco la proposta del “metodo Ika”, dal nome del servizio sanitario nazionale ellenico: ovvero un’altra sforbiciata a pensioni e indennità di servizio, utile per fare un po’ di cassa (come anticipato da queste colonne) ma non certo per risolvere a monte la voragine finanziaria del Paese.

PENSIONI GIU’
Per pensioni superiori a 1000 euro ecco che si fa largo un taglio dell’8% dei contributi: lo Stato otterrà cento milioni di euro, una goccia nel mare del debito ellenico, ma toglierà ancora diritti pregressi conquistati con il versamento contributivo effettuato dai lavoratori nel corso degli anni. E dopo che gli stessi hanno già hanno subito una serie di tagli a pensioni, indennità e servizi nell’ultimo triennio. Un esempio: un lavoratore con 35 anni di contributi che avrebbe preso una pensione di 1.750 € in caso di applicazione del modello” IKA ne prenderà 1.475.

MEMORANDUM INFINITO
Che il memorandum imposto dalla troika alle disastrate finanze greche fosse “infinito” e non risolutivo del buco strutturale, era cosa nota già da tempo. Ma a raddoppiare inquietudini e interrogativi ci ha pensato lo stesso Thomsen che, in una lunga intervista al quotidiano Kathimerinì, prima elogia il governo ellenico che sta facendo di tutto (sulla pelle di cittadini e imprese) per riequilibrare i conti e poi fa un annuncio che ha dell’incredibile, dal momento che tutti (cancelliera Merkel in testa) lo avevano escluso: “La Grecia dovrà adottare nuove misure nel periodo 2014 – 2016”.

COMPITI A CASA
Il capo progetto del Fondo monetario internazionale per la Grecia insiste sui licenziamenti nel settore pubblico, forte del fatto che nel passato decennio il numero delle assunzioni è stato spropositato rispetto alle reali esigenze, senza contare il numero elevatissimo di municipalizzate, società dello stato, enti e uffici vari dislocati sui territori. E affonda il colpo sui grandi proprietari
che fino ad oggi rappresentano una buona parte di quel “bottino” di tasse non pagate. Per questo chiede al governo guidato dal conservatore Antonis Samaras e dal socialista Evangelos Venizelos di adottare misure per stimolarli a pagare. Anche se di fatto fino ad oggi si continua a pretendere altri sacrifici da dipendenti pubblici e privati, da pmi, da commercianti e imprenditori senza toccare chi nel corso degli anni ha contribuito non poco a provocare il quasi default, con finanziamenti europei elargiti a pioggia e senza i necessari controlli, con espropri milionari effettuati dallo Stato per costruire le autostrade, con sprechi diversificati: che oggi gravano sulle spalle dei soliti noti.

NUOVE TASSE
Annuncia che la strategia per il quadriennio 2014-2017 prevede la nuova tassa di proprietà su immobili, terreni e fabbricati, con un assurdo balzello (già in vigore da quest’anno) applicato sulle auto a metano. E certifica che sarà necessario ancora del tempo per risolvere i nodi strutturali, sia a livello tecnico che in termini di policy making. “Non posso prevedere esattamente quanto tempo ci vorrà per completare la valutazione, ma siamo determinati a lavorare urgentemente con il governo per finire il più presto possibile”.

BILANCIO
Fino ad oggi osserva che i risultati sul caso greco sono stati contrastanti: da un lato i progressi nei settori chiave quali le riforme del mercato del lavoro, ma persistono altre aree in cui i progressi sono insufficienti, come ad esempio gli sforzi per liberalizzare le professioni chiuse, che ridurranno i costi e i prezzi, solo annunciate nell’ultimo biennio. Molte professioni non sono state praticamente toccate, anzi, le note dolenti sono proprio nel settore giustizia (con l’aumento esponenziale delle tasse per sostenere una causa civile e penale), in quello della sicurezza (con stipendi bassissimi tra le forze dell’ordine mentre ad esempio i militari godono ancora di molti privilegi), degli appalti (fino al 2010 non esisteva un registro dei fornitori pubblici dello Stato e si procedeva per assegnazione diretta).

OCSE
L’OCSE ha individuato i vincoli in quattro settori chiave (tasse, turismo, prodotti alimentari, materiali da costruzione) e identificato più di 300 restrizioni che fino ad oggi hanno avuto l’effetto di mantenere i prezzi di molti prodotti più alti rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Colpa di una politica di importazione alle stelle, che nessun governo (né socialista né conservatore) ha inteso smorzare per prevedere invece una politica industriale votata alla produzione interna, dal momento che nel Paese si è arrivati all’assurdo di importare anche olio (dalla Spagna) e cotone (dalla Turchia): due prodotti presenti in Grecia sin dall’antichità.

HAIRCUT DEL DEBITO
Nelle scorse settimane era stato il Fondo Monetario Internazionale a caldeggiare per la Grecia un haircut del debito, consapevole (sin dal dicembre scorso) che i numeri proposti dal memorandum della troika non coincidevano con gli obiettivi di bilancio e che la Grecia non sarebbe riuscita a raggiungere le percentuali di abbattimento del debito così come immaginato dai tecnici di Bruxelles. A tal proposito Thomsen osserva diplomaticamente che “esiste un progetto convenuto l’anno scorso dall’Eurogruppo per ridurre il debito della Grecia, con la prima rata a metà del 2014, ma a condizione che la Grecia rimanga nella giusta direzione con il suo programma economico, ci aspettiamo che sia l’Eurogruppo a riaffermare questo contesto”.

NEL PAESE
Nel frattempo il Paese arranca: il ceto medio sta scivolando verso sacche di indigenza come dimostrano migliaia di condomini che rinunciano all’approvigionamento del combustibile per il riscaldamento, l’aumento esponenziale dei caminetti nuovamente accesi in città e villaggi (con l’aumento dell’inquinamento), la ridotta circolazione automobilistica per via della benzina verde a due euro, l’allarme sanitario con cittadini che rinunciano alle visite specialistiche evitando di fare prevenzione, i casi segnalati dalle organizzazioni mediche di bambini che vanno a scuola denutriti. Mentre le privatizzazioni hanno sempre più il sapore di svendite di Stato (o regali agli amici, come osserva più di un commentatore): basti pensare al miliardario Melissanidis, fresco proprietario del Totocalcio ellenico (l’Opap) come unico partecipante all’asta, che qualche giorno dopo l’acquisizione ha ospitato sul suo jet privato il Presidente del Taiped, l’Ente Nazionale per le Privatizzazioni creato per volontà della troika. E che, immortalato dalla hostess di bordo in uno scatto poi finito su facebook, si è dovuto dimettere. Ma senza invalidare quella dismissione.

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venerdì 8 novembre 2013

Grecia, la polizia sgombera la tv pubblica occupata: scontri e lacrimogeni

Altro colpo inferto alla democrazia greca: alle 5 di questa mattina i nuclei antisommossa Mat hanno fatto irruzione nella sede della storica televisione greca Ert, dove dallo scorso giugno erano asserragliati gli ultimi giornalisti che si opponevano alla chiusura della tv pubblica imposta da governo e troika: unico caso europeo di “silenzio” radiotelevisivo dell’organo di informazione dello Stato. Ufficialmente per consentire alla nuova rete Nerit di iniziare a trasmettere, ma di fatto per silenziare l’unico megafono che ha continuano a dare conto di memorandum inefficaci e insipienza del governo delle larghe intese.

Oltre 10 camion di poliziotti in tenuta antisommossa hanno circondato all’alba l’esterno dell’edificio di Agia Paraskevi. Dalle frequenze di Radiomegaro, il giornalista in onda in quel momento ha continuano a trasmettere la consueta striscia di informazione in streaming, ma è stato interrotto dagli agenti che gli hanno intimato di chiudere e di uscire dallo studio. Attimi di tensione che hanno fatto tornare alla mente i giorni della rivolta del Politecnico contro i Colonnelli, con la scure della dittatura sugli organi di informazione. Secondo le prime ricostruzioni il procuratore ha concluso il suo intervento di sequestro e sgombero poco dopo le 8,30. Subito dal sito dell’emittente è stato diffuso un messaggio al popolo greco, invitandolo a recarsi al più presto alla sede di Ert “per difendere la voce della Repubblica”. 

Ci sono stati anche degli scontri tra forze dell’ordine e oppositori, con il lancio di lacrimogeni da parte dei Mat, il nucleo di militari antisommossa utilizzato solitamente per azioni di antiterrorismo o a protezione dei Capi di Stato in visita in Grecia. Quattro persone sono state fermate e poi rilasciate. Scioccante la dichiarazione del ministro dell’informazione Pantelis Kapsis, che ai microfoni di Skai.gr rivendica una non conoscenza dell’intervento armato della polizia e che per questo non commenta i fatti. Immediatamente al di fuori della sede di Ert si sono riuniti alcuni parlamentari dell’opposizione del Syriza (Dimitris Papadimoulis, Nadia Valavanis, Nikos Voutsis e Dimitris Stratoulis) denunciando come il procuratore intervenuto si sia rifiutato di informarli su cosa stesse accedendo all’interno della struttura.

Nel pomeriggio il Workers Resistance Meeting ha organizzato un raduno di massa previsto ad Agia Paraskevi per protestare contro l’invasione della polizia all’interno di una radio pubblica. In un comunicato l’organizzazione osserva sdegnata che “il tema è già entrato nelle agende delle organizzazioni sindacali e decisioni forti sono attese nelle prossime ore”. Addirittura il presidente del sindacato Poesy George Savvides denuncia che questo increscioso episodio avviene a dieci giorni dalla commemorazione del 17 novembre, data della rivolta studentesca del 1973 contro il regime dei colonnelli: “Un intervento antidemocratico”. E aggiunge: “Il governo ha deciso di fare una simile invasione nel tempio della democrazia e dei media. Tali intrusioni della polizia nelle aree di libero giornalismo, si verificano solo in periodi di distrazione o di grandi cambiamenti. Questo è il caso per tutti i greci”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 7/11/13
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martedì 5 novembre 2013

Grecia, attentato contro Alba dorata: sospetti su servizi deviati e anarchici

“Non vogliamo nessun politico” ai funerali dei due ragazzi uccisi. Così Lambros, il padre di Iorgos Fountulis, chiede il silenzio della politica in occasione dell’ultimo saluto al giovane freddato venerdì sera dinanzi alla sede ateniese di Alba dorata assieme a un suo compagno da una semiautomatica Zastava (e non da una mitraglietta Skorpion, come si pensava in un primo momento). Non intende la famiglia recitare la parte di chi attende giustizia, perché sa già che non ci sarà. La nuova strategia della tensione che in Grecia ha avuto inizio con l’omicidio del 34enne rapper Pavlos Fyssas quaranta giorni fa potrebbe non essere casuale. Dai primi rilievi degli inquirenti è emerso subito che a sparare sono stati due professionisti, freddi e determinati a portare a termine il lavoro. Sembrerebbero quindi esclusi dai sospetti anarchici “killer improvvisati”.

Non sono poche le penne che in questi giorni hanno fatto trapelare la possibilità che una delle piste sia anche quella dei servizi deviati o di una strategia della tensione per accendere ulteriormente gli animi in un contesto già sufficientemente terremotato dalla crisi, con la troika attesa nuovamente oggi ad Atene che chiede 2 miliardi di nuove tasse oltre ad altri cinquemila licenziamenti nel pubblico impiego entro Natale: pena la non concessione della nuova maxi rata di prestiti. Insomma, un film già visto, a cadenza trimestrale, dal 2010 a oggi ma con la novità rappresentata proprio dalla destabilizzazione degli estremi a pungolare la politica.

Alcuni investigatori sono propensi a ritenere che l’agguato mortale di venerdì scorso sia da ricondurre alla Setta rivoluzionaria, una compagine anarchica che era stata indicata come responsabile dell’omicidio dell’inchiestista Sokratis Giolias, freddato dinanzi alla porta di casa nel dicembre del 2010 ufficialmente per i suoi post sul fenomeno anarchico nel Paese. Erano i giorni in cui si ricordava il secondo anniversario dell’omicidio del 15enne Alexis Grigoropoulos , morto durante un inseguimento con la polizia il 6 dicembre del 2008: in quei giorni la prima ondata di protesta si era diffusa per le strade di tutte le città del Paese, con una vera e propria guerriglia urbana ad Atene nell’ormai famosa piazza Syntagma, dove qualche anno dopo sarebbero stati i pensionati e i semplici cittadini, vessati dalla crisi, a protestare con il lancio di yogurt contro la sede della Camera dei deputati. Come dire che non ci voleva poi molto ad infiammare ulteriormente un tessuto sociale già provato da un triennio di memorandum, con la povertà galoppante che rosicchia percentuali ogni sei mesi alla classe media, con l’emergenza sanitaria rappresentata dal pesante passivo del Servizio Sanitario Nazionale, con i medici della mutua “costretti” a visitare anche duecento pazienti al giorno per via dei tagli che sono stati fatti dal governo praticamente in ogni settore, anche in quelli nevralgici come la sanità o il welfare.

Intanto da fonti giudiziarie si apprende che ben tre sono le telecamere che hanno ripreso integralmente l’agguato, sotto gli occhi di sette testimoni oculari che sono in queste ore sotto interrogatorio. La moto utilizzata per il blitz, ritrovata poche ore dopo nella zona dell’aeroporto ateniese a Markopoulos, presenta tracce di dna che la scientifica sta analizzando. Mentre le indagini proseguono, il signor Lambros affida a facebook il proprio sdegno e dice di non volere che l’asfalto della città sia innaffiato con il sangue. Per questo la famiglia del giovane ucciso non vuole la presenza di alcun politico, non vuole corone né fiori. Se qualcuno intende compiere un gesto, osserva, “all’ingresso della chiesa c’è una scatola dove chi vuole può fare un’offerta” per una fondazione di beneficenza. In precedenza, intervistato dall’emittente Ant1, il padre del giovane si era chiesto: “Cosa hanno risolto? Hanno sconfitto il fascismo? Hanno sconfitto Alba dorata? No, hanno solo ucciso il nostro bambino”.


Fonte: Il Fatto Quotidiano del 4/11/13
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