sabato 31 agosto 2013

Grecia, la crisi arriva nei supermercati: cibo a metà prezzo ma già scaduto

Cibo a metà prezzo, ma già scaduto, dal primo settembre sarà presente sui banconi dei supermarket greci. Nella settimana in cui si ritorna a parlare di un nuovo intervento miliardario per salvare il Paese, ecco una notizia che racconta la quotidianità di famiglie in difficoltà e disoccupati che non hanno di che sostenersi. La vendita dei prodotti low cost ma che hanno già superato la data di scadenza avrà luogo a determinate condizioni: in presenza di un documento informativo dell’Associazione professionale di Atene, il cibo scaduto dovrà essere situato in uno scaffale separato con un cartello in evidenza. E sarà in vigore il divieto di consumo in luoghi di ristorazione.

Come riportato da un documento ufficiale della Camera di commercio di Atene questi nuovi prodotti “da crisi” avranno impressa una scritta in stampatello, una sorta di marchio di riconoscimento con la parola “Cibo di passata conservazione”. La data del singolo prodotto non potrà superare una settimana in caso di prodotti con una durata minima indicata in giorno e mese; un mese in caso di prodotti con una durata minima indicata in mese e anno; tre mesi nel caso di prodotti con una durata minima indicata solo con l’anno. La responsabilità di tutti gli alimenti e delle modalità di vendita, ricadrà interamente sul ​titolare di ogni singolo supermercato che aderirà all’iniziativa, per cui sono previste ammende da mille a cinquemila euro.

Una situazione che, nonostante gli annunci di nuovi interventi da parte dell’establishment europeo, non mostra miglioramenti, con altri balzelli per i cittadini che si profilano all’orizzonte, segno che i conti non tornano neanche quest’anno. Infatti secondo l’ultimo rapporto diffuso dal Fondo monetario internazionale nel 2014 ci sarà un aumento delle imposte dirette del 12,4% grazie al nuovo programma fiscale di medio termine, a cui hanno lavorato il ministro dell’Economia Yannis Stournaras con gli esperti della Troika. Secondo il Fondo le entrate da imposte dirette nel 2014 saranno di 19,1 miliardi di euro, di cui 17 miliardi già raccolti entro il prossimo dicembre. E mentre i cittadini si chiedono quando arriverà la fine di questo tunnel che il premier Antonis Samaras dice da tempo di vedere, il colpo di grazia per il Paese è dato anche dal rialzo delle imposte indirette, che il Fondo calcola di 23,7 miliardi euro (ora ammontano a 23,3). Da dove attingerà lo Stato questi denari? In primis dall’aumento delle tasse a liberi professionisti e dall’aumento di quelle per gli affitti.

Intanto il ministro per la Riforma amministrativa, Kiriakos Mitsotakis, ha presentato in Consiglio dei ministri il piano di tagli al pubblico impiego: scatta il conto alla rovescia che vedrà entro il 30 settembre licenziati o diversamente impiegati 12.500 dipendenti pubblici. La prima tranche da 1.800 impiegati è stata già completata, altri 4.599 dipendenti pubblici saranno sospesi entro il 16 settembre di cui 3.200 agenti della polizia municipale. Ma dai sindacati ecco l’annuncio delle barricate già in occasione del tradizionale appuntamento della Fiera internazionale di Salonicco prevista per metà settembre, con una mobilitazione di massa.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 28/8/13
twitter@FDepalo

Germania, l’asse Berlino-Atene delle tangenti: due inchieste per corruzione

Si rafforza l’asse Berlino-Atene, ma questa volta i prestiti della troika non c’entrano affatto. C’è una sottile linea rossa finanziaria che unisce le due sponde (così lontane) dell’Europa ed è quella rappresentata dai fondi neri e dalla corruzione, almeno stando alle indagini dei magistrati teutonici che indagano su presunte tangenti nel settore sottomarino. Due procure infatti hanno aperto un’inchiesta su due aziende di armamenti a Brema e Wedel (vicino ad Amburgo). Secondo quanto riportato dalla “Süddeutsche Zeitung” si tratta delle società Rheinmetall Elettronica per la Difesa e Atlas Elektronik. Stando ai sospetti della procura di Brema le aziende avrebbero corrotto funzionari greci per la fornitura di attrezzature per sottomarini, oltre che evadere il fisco. Sulla base dei primi riscontri, sarebbero state versate a politici ellenici tangenti per circa nove milioni di euro.

Gli inquirenti hanno attenzionato la EADS e la ThyssenKrupp, che aveva acquistato l’azienda elettronica da Brema, ottenendo riscontri dopo che una filiale comune delle due società era stata perquisita nei giorni scorsi. Già nel 2010 l’inchiesta era stata avviata per verificare flussi di denaro sospetti, ma inizialmente gli investigatori non avevano trovato nulla di rilevante. Lo scorso anno invece, a seguito di una verifica fiscale, la Rheinmetall Defence aveva fornito ulteriori elementi che sono stati ritenuti compromettenti dai magistrati; anche se al contempo la stessa azienda ufficialmente respinge in toto le accuse: non avrebbero “alcun fondamento”, ha detto un portavoce alla stampa tedesca.

Nel 2005 la Thyssen aveva “forgiato” un’alleanza per l’acquisizione di Atlas Elektronik, perno strategico dell’industria militare tedesca nella costruzione di sottomarini. In quell’occasione era nato un consorzio con la società aerospaziale EADS, con i concorrenti sbaragliati in un colpo solo, ovvero i francesi di Thales, i tedeschi di OHB (Brema), i finlandesi di Kongsberg, gli americani di L3 e gli svedesi di Saab. Oggi altre accuse di corruzione, che fanno il paio con quelle del colosso Siemens. Un legame, quello di fondi neri e tangenti, che ha già legato in passato Germania e Grecia. In occasione delle Olimpiadi elleniche del 2004, costate il triplo del previsto, lo scandalo Siemens era deflagrato in tutta la sua gravità: si verificò un anomalo e ingente flusso di denaro per assicurarsi commesse e appalti. Con la stessa azienda tedesca che ammise (solo in seguito) pagamenti in nero per circa 1,3 miliardi di euro con la conseguente rivoluzione all’interno del proprio management: furono costretti alle dimissioni il presidente Heinrich von Pierer e l’amministratore delegato Klaus Kleinfeld. E ancora, si pensi allo scandalo di due sottomarini venduti da un’azienda tedesca al ministero della Difesa greco: ma con il piccolo inconveniente che pendevano a destra.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 25/8/13
twitter@FDepalo

Atene, candidato sindaco di Alba dorata alle comunali: “Consensi al 20 per cento”

Alba dorata dal 7% al 20%: esattamente un anno fa la Grecia post doppia elezione faceva i conti con i numeri del successo di Chrisì Avghì, il partito neonazista che dopo 40 anni entrava per la prima volta in Parlamento con il 7%. Un voto che in seguito è stato appurato non solo figlio di un gruppetto di facinorosi, ma di un variegato consenso popolare basato sulla protesta contro il sistema. Oggi dopo una serie di gravi episodi a sfondo razzista, come le ronde contro gli immigrati, le raccolte di alimenti per soli greci e il porto d’armi in Parlamento, ecco il passo successivo: con le elezioni amministrative per il comune di Atene del prossimo maggio che vedranno in pista come candidato il portavoce di Alba Dorata, Ilias Kassiriadis, che secondo alcuni sondaggi sarebbe al 20% dei consensi.

E i giornali ellenici già si mobilitano. Le elezioni comunali sono per la prima volta una fonte di paura per il regime, si legge sul portale di Alba dorata, perché “insieme alla poltrona di sindaco avremo i documenti che dimostrano l’affarismo e l’illegalità nel governo locale”. Una paura che secondo il partito di Nikolaos Mikalioliakos è alimentata artificialmente dalla stampa embedded. Secondo il quotidiano Parapolitika Kasidiaris non sarà in grado di competere con il candidato conservatore, né con quello socialista. Panico nella politica invece è il titolo usato da un altro analista politico, Nikos Evanghelatos, secondo cui il Paese sta per essere terremotato, dal momento che proprio quella media di un anno fa del 7% era stata già superata in vari altri collegi: Lacconia (10,87%), Corintias (9,9%), la regione ateniese dell’Attica (9,96%), Acrolide (9,44%), oltre ai due bacini ateniesi del Pireo (8,23 e 9,28%), dunque direttamente collegati al voto amministrativo nella capitale. Dagli altri partiti per il momento nulla di ufficiale trapela, sono in molti a preferire il silenzio per “ignorare” un fenomeno così violento e non regalargli ulteriore visibilità, fanno sapere alcuni deputati dell’opposizione. Ma nel prossimo fine settimana si riunirà la Direzione nazionale del Syriza e quella sarà l’occasione, anche ufficiosa, per definire strategie.

Dopo che la notizia era circolata già da alcune settimane nelle redazioni giornalistiche, la conferma ufficiale della candidatura al municipio più importante del Paese potrebbe però sconvolgere l’intero sistema: secondo alcuni sondaggi Alba Dorata godrebbe del 20% dei favori degli elettori, ma si tratta di numeri che sarebbero stati celati al grande pubblico per timore di un vero e proprio terremoto sociale. Anche perché sono in molti a far ventilare l’ipotesi che le elezioni amministrative del 18 maggio 2014 siano fatte coincidere con quelle politiche, se le cose per il governo delle larghe intese con la troika dovessero precipitare. E per non far mancare proprio nulla a questa vigilia elettorale in Germania, dominata dalla crisi greca, ecco che la Bild oggi pubblica un paper secondo cui ai conti ellenici servirebbero altri 77 miliardi di euro. 

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 29/8/13
twitter@FDepalo

sabato 24 agosto 2013

I 5 stelle greci incontrano i no euro tedeschi. ‘Un network tra Lisbona e Atene’

Rovesciamento del memorandum, ritorno alla dracma, sviluppo autonomo attraverso la razionalizzazione dello Stato, dignità nazionale, giustizia sociale. Sono i punti programmatici (cinque come le stelle del simbolo) che il movimento ellenico Dracmh, le Cinque stelle di Grecia, ha ideato nell’annus horribilis delle misure infinite di austerity imposte ad Atene. E che condivideranno con i parigrado tedeschi del partito Adf, Alternativa per la Germania, in un meeting sulla crisi all’Università di Stoccarda. I pentestellati dell’Acropoli, rappresentati dall’ideatore del movimento ellenico nato nel maggio 2013, il professor Theodoros Katsanevas, riuniti attorno allo stesso tavolo con i “parigrado” tedeschi del partito creato da Bernd Lucke, ex leader della Confindustria tedesca che ha avviato ormai da un semestre una battaglia politica contro la moneta unica e contro “la dittatura bancaria continentale“. L’occasione di Stoccarda, stessa sede dove 48 ore prima ha parlato di eurocrisi e di Grecia il ministro delle Finanze tedesco Schauble, come palcoscenico europeo per il battesimo dei “grillini” di Grecia. Entrambi i movimenti, per quanto diversi per curriculum degli interpreti, concordano sulla solidarietà tedesco-greca verso l’unione del debito e contro il salvataggio dell’euro. Sostengono che quest’ultimo, unito al salvataggio della Grecia da parte della Germania porti alla rovina. “Dobbiamo tornare a una Europa dei popoli, delle finanze pubbliche e, soprattutto, una politica che non mette la finanza nel cuore dell’azione” dicono presentando il simposio ellenico – teutonico.

Il movimento dei greco stellati punta alla promozione dell’alleanza dei paesi dell’Europa meridionale, con l’obiettivo dell’uscita dalla moneta unica per Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Cipro; della creazione di una zona di libero scambio nel sud, stabilendo politiche comuni nelle pratiche economiche, finanziarie, di sviluppo, commerciali, bancarie e monetarie. La meta è il rafforzamento del potere geopolitico, la rinegoziazione del debito, il recupero di risorse energetiche e di ricchezza relativa alla Zee del Sud Europa sotto diritto internazionale. E ancora, un supporto deciso alla produzione greca grazie all’imprenditorialità interna diretta al consumo interno, al rilancio dell’occupazione, del welfare, dei redditi bassi e medi, al fine di riguadagnare competitività dell’economia; ma anche una più equa distribuzione del reddito nazionale e una politica vera di protezione ambientale. Direttrici che per certi versi presentano notevoli affinità, in politica europea come in quella interna, con gli esponenti del M5s di casa nostra.

Ma forte attenzione è dedicata anche al controllo del sistema bancario, ai flussi di capitali e delle transazioni finanziarie speculative, alla separazione tra banche commerciali e di investimento, alla creazione di banche di investimento per i greci della diaspora conservando la Banca nazionale sotto il controllo del governo centrale. I membri del Movimento, si legge nell’atto costitutivo del partito, possono essere cittadini che sposano questi principi ma che non siano stati condannati per un reato, devono essere irreprensibili e di inequivocabile morale personale oltre che essere proposti da altri due membri.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 22/8/13
twitter@FDepalo

Paradosso Merkel: carisma zero, ma trionfo sicuro

Non twitta, non ama pizzi, alterna promesse da ulteriore grande coalizione (mentre i grandi partiti la escludono), evita accuratamente di parlare della scivolosa eurocrisi nei comizi interni, ma tutto sommato i tedeschi la confermeranno. La Cancelliera Angela Merkel, quando il countdown elettorale segna meno 30 giorni, è sempre più un ircocervo politico, anche se d'autore. La donna ai vertici del continente e del palcoscenico politico mondiale si presenta come una sorta di modello indefinito, alternando fasti come i dati alfanumerici sul pil, a scivolate come i vecchi video di affinità al regime comunista. E nel mezzo le punture di spillo della grande stampa europea, gli sfottò dei tanti San Tommaso che, prima di credere sic et simpliciter alle promesse di Angela e della troika, vorrebbero toccare con mano i benefici di tante lacrime e sangue. «Come ha fatto questo leader, che disdegna sfarzo e glamour, al punto che quando indossa un vestito nuovo in pubblico attira un commento, a scalare le vette della politica internazionale?». Se lo è chiesto nei giorni scorsi su Telegraph Daniel Johnson. Mentre ficcante è stato l'editoriale di qualche settimana fa di Christoph Schwennicke, che dalle colonne dello Spiegel certificò: Angela Merkel detiene attualmente il titolo di più odiata d'Europa.

Ma se odio non fa rima con deficit allora il caso è pressoché risolto. I numeri ancora una volta vengono in soccorso per chiarire il mistero di un leader che, in fondo, trasmette noiosa sicurezza all'elettore medio teutonico, preoccupato di quante Golf si venderanno entro la fine dell'anno più che delle gaffes merkeliane. 

Ad oggi la Cdu-Csu si attesta nei sondaggi al 41-42% e la Fdp (alleata nell'esecutivo in scadenza) sul 5%, contro il 25% della Spd che non sembra realmente in gara. Gli stessi socialdemocratici non hanno manifestato interesse alla grande ammucchiata, convinti che sarebbero puniti alle successive urne, con lo sfidante alla cancelleria Peer Steinbrück certissimo: «Mai più numero due sotto la Merkel». Ma la leader in cerca della riconferma, che ama il calcio e le vacanze a Capri, tra un imprevisto e l'altro (comizi cancellati a Ingolstadt, dove c'è stata una presa di ostaggi nel locale municipio, e a Ratisbona, in Baviera) si concede qualche uscita «di immagine» con la visita all'ex lager di Dachau seguita da conferenza stampa e brindisi con pinta di birra in mano. E allora l'unica reale novità di queste noiose elezioni teutoniche potrebbe essere il partito Alternativa per la Germania accreditato dal 2% al 6% che in cima al suo programma ha l'uscita dall'euro. Guidato non da un grillino in salsa bavarese, ma dall'ex numero 1 di Confindustria tedesca Bernd Lucke oltre che da un board di economisti di tutto rispetto e che hanno dato appuntamento alla grande stampa lunedì prossimo a Berlino per spiegare analiticamente come sia stato folle l'intero piano di salvataggio della Grecia e dell'euro.

Ma la cancelliera non pare curarsene mentre prosegue il tour elettorale nel suo Paese, nonostante non pochi siano i rilievi contro le sue politiche. Come quelli mossi da René Pfister, del settimanale Der Spiegel. Dai microfoni di Euronews ha recentemente osservato che il problema più grande di queste elezioni è che sono state fatte promesse che non possono essere mantenute. «È nell'interesse della Cdu che le persone rimangano al centro, ciò significa che Angela Merkel come cancelliere è il centro di queste elezioni e che non lo sono alcuni contenuti o alcuni punti del programma. Ecco perché il programma è stato realizzato in modo tale che la Spd non possa attaccarlo». Il riferimento è ai grandi temi socialisti, come il salario minimo o le quote per le donne che vengono in qualche modo citati. Così si potrà asserire che la Spd nulla avrà di che dolersi perché in qualche modo anche la Cdu si batte per questi argomenti. Certo, se poi si vanno a spulciare nel merito le grandi riforme della Merkel, si scopre che i recenti risultati in Germania sono basati su riforme realizzate dal precedente governo di Gerhard Schröder. Al pari dell'età pensionabile portata a 67 anni, un provvedimento portato avanti dal vicecancelliere della Spd Franz Müntefering e non dalla Cdu. Ma questa è un'altra storia.

Fonte: Il Giornale del 23/8/13
twitter@FDepalo

giovedì 22 agosto 2013

Elezioni Germania, il peso della crisi greca sulla campagna della Merkel

Anche se non la cita espressamente, la Grecia è uno degli snodi più complicati della campagna elettorale che la cancelliera uscente Angela Merkel sta affrontando in questi giorni. Perché è un banco di prova altamente scivoloso, perché da almeno sei mesi analisti e tecnici convergono sul fatto che ad Atene i conti non tornano e il Paese non sarà in grado di restituire il fiume di denaro che gli è stato prestato a tassi di interesse altissimi, perché la Grecia altro non è che una possibile anticamera per altri palcoscenici in preallarme. E frau Angela cosa fa? Dice e non dice, tenta di rassicurare i suoi elettori teutonici. E, così facendo, relegando il dossier ellenico a contorno in comizi e meeting. Ma la realtà è diversa, in quanto dal destino di Atene non dipende solo Berlino, considerati gli interessi milionari che ballano per i circa 250 miliardi di euro fin qui prestati in gran parte dalla Bundesbank, ma anche Roma e, perché no, Lisbona e Madrid: accomunate dal fil rouge di ricette che potrebbero solo aver ritardato il crack.

Accanto ai proclami orgogliosi per aver vinto la personale scommessa sulla crisi greca, come due giorni fa ha fatto dalle colonne della Frankfurter Allgemeigne Zeitung, la Merkel cova anche qualche timore: su di lei si stagliano, come ombre minacciose, i rilievi del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Per intenderci, il vero deus ex machina di ogni euro che dalla Germania si sposta verso Atene. In occasione di un comizio ad Amburgo il ministro ha riaperto la finestra per un nuovo programma ellenico. Come dire che i tre memorandum applicati fino ad oggi, (con tre tagli a stipendi, indennità e pensioni, maxi licenziamenti nel pubblico impiego e nuovi contratti per il privato da 350 euro al mese), l’ultimo dei quali votato dal Parlamento ellenico lo scorso novembre senza che alcun deputato avesse avuto il tempo materiale per leggere le 300 pagine del procedimento, non saranno sufficienti a chiudere la falla di Atene. A cinque settimane dalle urne a cui tutte le cancellerie si preparano con attenzione, Schaeuble ammette apertamente che qualcosa non è andato per il verso giusto nella crisi greca, e quindi in quella europea, sconfessando di fatto i teoremi fin qui sostenuti da frau Angela. Incassando il no francese con le barricate da Parigi, dove il ministro delle Finanze Pierre Moscovici in un’intervista radiofonica ha sottolineato di non vedere “alcuna urgente necessità di nuovi progetti di aiuti per la Grecia”. Un taglio del debito greco per tutti gli esperti è considerato inevitabile tuonano invece gli economisti del partito Alternativa per la Germania che, al di là della condivisibilità del programma elettorale fondato sull’uscita dall’euro, mostrano quantomeno di saper fare i conti. E accusano Schaeuble, quindi la cancelliera Merkel, di aver sistematicamente mentito dopo l’introduzione dell’euro, ignorando tutte le voci di allarme ed emarginandole.

Solo lo scorso 12 Agosto Schaeuble aveva sottolineato che non ci sarebbe stata nessun’altra occasione di riflessione su altre agevolazioni finanziarie per la Grecia; come dire che il caso era chiuso con l’accordo del novembre scorso. Ma la Merkel ha da sempre escluso non solo un nuovo taglio del debito, ma anche un qualsiasi altro tipo di intervento. Anzi, ha indicato Atene e il suo governo di larghe intese conservatori-socialisti come modello ideale per uscire dalla crisi. Due giorni fa Merkel ha anche detto che “bisogna dare tempo alla Grecia perché le cose possano svilupparsi” e che alle porte non vedeva “un taglio del debito per la Grecia”. Anzi si meravigliava di quanto se ne parlasse “in modo irresponsabile, una simile decisione potrebbe causare insicurezze in altri parti dell’Europa”. Aggiungendo di aver “convenuto di riesaminare la situazione greca a fine 2014 o inizio 2015”, quando invece il pit stop per Atene era stato fissato da tempo al 2016. Evidentemente non parla la stessa lingua del suo ministro delle Finanze o, forse pesano di più le vicine urne. Semplicemente sulla crisi greca e dell’euro la cancelliera ha scelto di non dire: si esprime poco nei comizi o lo fa senza entrare nel merito analitico di prestiti e trend. Lasciando senza fiato un continente intero.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 21/8/13
twitter@FDepalo

martedì 20 agosto 2013

NY, per la corsa al dopo Bloomberg spunta il greco Catsimatides

“Sono un miliardario comune. Ho smesso di studiare ingegneria elettronica presso l’Università di New York, come Bill Gates ha lasciato Harvard“. Non ci sono davvero parole per descrivere la personalità, la carriera, la storia personale e tutti gli elementi che compongono la vita di John Catsimatides. La stampa greca in questi giorni celebra uno dei candidati alla successione di Michael Bloomberg alla guida di New York.

Chi è Catsimatides
Figlio di un guardiano del faro, nato a Nisyros, nel 1948, John Catsimatides all’età di sei mesi segue i suoi genitori dal Dodecaneso a Harlem. Nel 1969 apre il primo negozio di alimentari e, particolare di cui va molto fiero, senza indebitamento bancario. E battezza il suo negozio “Red Mela” all’angolo tra 87th Avenue e Broadway Street a Manhattan. All’età di 24 anni può vantare già dieci negozi posseduti, oltre a un fatturato di 25 milioni di dollari raggiunti in un solo anno di attività. Nel 1986 acquisisce una catena di supermercati newyorkesi, i Gristedes, e un anno dopo l’azienda petrolifera Refining Company, che attualmente dispone di una vasta rete di servizio con il nome di Kwik-Compilare, “coprendo” la parte nord-occidentale dello Stato di New York e della Pennsylvania occidentale. Dispone inoltre di più di 300 proprietà a New York e Philadelphia, aerei privati, una società di leasing e il quotidiano della diaspora ellenica «Il tempo degli ellenici».

Business e PR
Ad oggi, il valore totale del suo gruppo si avvicina ai quattro miliardi di dollari, rendendo così Catsimatides il 132esimo uomo più ricco negli Stati Uniti secondo le stime di Forbes. Ma come si è sviluppato nel tempo questo successo? In occasione delle ultime elezioni americane Catsimatides ha sostenuto finanziariamente Mitt Romney per la corsa alla Casa Bianca. Ma al contempo può vantare una personale amicizia con Bill Clinton e Barack Obama, mentre la figlia Andrea è sposata con Richard Cox, nipote dell’ex presidente Richard Nixon.

Proclami elettorali
Ha recentemente dichiarato la sua intenzione di correre alle prossime elezioni comunali della città di New York, al servizio della quale, dice, è pronto a mettere il proprio senso degli affari, ma anche l’amore senza compromessi verso una città che l’ha accolto, in cui è cresciuto e dove ha prosperato. Annunciando la sua candidatura ha detto: «Al 1949 i miei genitori emigrarono in cerca di una vita migliore e, come molti immigrati arrivati a New York, con pochi soldi in tasca e conoscendo solo poche parole in inglese. Sono arrivati, però, con molta speranza e voglia di lavorare sodo per fornirmi delle opportunità”. E ancora: “Si stabilirono ad Harlem dove mio padre ha ottenuto un lavoro come assistente cameriere mentre mia madre si occupava di me. Eravamo poveri ed i tempi erano duri. Oggi, 64 anni dopo, formalmente annuncio la mia candidatura a sindaco di New York. E mi inserisco nella competizione elettorale come un nativo newyorkese”.

Il suo motto
Ufficializzando la sua discesa in campo ha anche parlato delle sue preferenze politiche. E, incalzato dalle domande dei cronisti, ha fatto chiarezza con uno slogan tanto semplice quanto efficace: “Sono un repubblicano? Già. Sono conservatore? Già. Sono progressista? Sì e sono situato proprio nel mezzo. Che cosa sono io? A favore del popolo, ma anche degli imprenditori”. Mostrando uno spiccato equilibrismo bizantinesco, certamente prezioso “retaggio” delle sue origini mediterranee. Vorrebbe far rivivere la Fiera Mondiale, che lui adorava come un ragazzino e mantenere la sicurezza pubblica. “Non daremo le strane nuovamente in mano ai criminali”, ha dichiarato, notando poi che i suoi gemelli erano un dono di Raymond W. Kelly, il commissario di polizia.

Fonte: Formiche del 17/8/13
twitter@FDepalo

venerdì 16 agosto 2013

Atene, proteste contro lo sgombero della tv di stato. Su Ert il governo rischia

Seicento persone, riunite fuori dalla storica sede ateniese di Agia Paraskevi per dire no allo sgombero di Ert. La radiotelevisione di stato ellenica, dopo la decisione del governo di chiuderla per dare spazio alla nuova Nerit, in due mesi è passata dalla disperazione per l’unicum europeo (nessuna tv di stato dei paesi membri prima d’ora era stata mai chiusa) alla tenacia di giornalisti e operatori asserragliati nella sede, intenti a trasmettere in streaming. E ieri fino a notte fonda, mentre montava il timore per un “golpe di ferragosto” per sgombrare la sede di Ert, una folla si è ancora una volta radunata in occasione del concerto dal vivo che ogni sera chiude le trasmissioni per dare sostegno agli ultimi “irriducibili” e per contestare il governo nel giorno della grande festa dell’Assunzione, che in tutto il Paese è molto sentita.

“Nelle scorse ore – racconta Dimitri Delionaes, da trent’anni corrispondente in Italia di Ert – si era diffusa una voce, proveniente dalla Corte Suprema ateniese, della volontà di mettere in atto un blitz delle forze dell’ordine per sgomberare la sede di Ert proprio nel giorno di ferragosto. La notizia ha messo in moto la mobilitazione del sindacato Prospert e la solidarietà dei pochi cittadini che in un’Atene semideserta hanno aderito al sit-in notturno, circa 6-700 persone. Ma del blitz nessuna traccia”. Piuttosto i giornalisti rimasti in sede si interrogano sui 577 assunti dal Commissario Straordinario della Ert, Gikas Manali, che presteranno il proprio lavoro per tre mesi e per un compenso non precisato in una società appositamente creata e al fine di non godere del tfr. E senza alcuna certezza di essere riassunti dalla nuova tv Nerit. Sono stati pubblicati infatti i nomi di coloro che hanno accumulato più punti, e mentre l’accordo fra i due partiti di governo, Pasok e Nea Dimokratia, prevedeva duemila riassunti dall’Ert nel nuovo ente, la percentuale è di circa la metà. E quei giornalisti che non provengono dalla vecchia Ert sono mera espressione dei due partiti al governo. Come dire che la nuova forza lavoro della tv di stato altro non sarà che espressione del governo delle larghe intese con la troika, altro che informazione libera e indipendente, scrivono oggi alcuni blogger ellenici. “Stiamo andando incontro ad una televisione di partito”, certifica Deliolanes.

I candidati avranno pochi giorni per confermare dati e documenti richiesti. Come ha confermato il Ministro per la Tv Pubblica, Pantelis Kapsis, il processo di costruzione del comitato è già iniziato e proseguirà con il monitoraggio per ultimare le assunzioni. Kapsis non esclude la possibilità che ci siano stati errori nelle procedure e per questo intende pubblicare in rete tutte le domande, promettendo l’assunzione di altri 1.400 dipendenti. Ma la realtà parla invece di un rischio crisi per la fragile maggioranza di governo, che si basa su soli tre seggi in più rispetto alle opposizioni. Secondo Deliolanes l’accordo di governo Samaras-Venizelos (premier conservatore e vicepremier socialista) era fondato proprio sul dossier Ert, con i duemila lavoratori uscenti da riassumere in toto. Il premier invece come suo solito ha deciso di procedere unilateralmente, lasciando i socialisti fuori dai giochi. “Secondo me è lì il punto debole della coalizione di governo – conclude Deliolanes – se il Pasok ha ancora un pizzico di dignità è probabile che assisteremo ad un forte scontro su questo. Contrariamente, in breve tempo si avrà il dissolvimento completo dei socialisti”. E, a quel punto, anche del governo: elezioni tedesche permettendo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 15/8/13
Twitter@FDepalo

Grecia, dopo tre memorandum lacrime e sangue la casta si “salva” la pensione

Mentre la Grecia intera è vessata da tre tagli consecutivi a stipendi e indennità imposti dalla Troika, la casta ellenica decide ancora una volta di salvare se stessa: la Camera ha emesso una circolare la settimana scorsa, che ha votato nella notte, per il riconoscimento di “servizi accreditati per i parlamentari in pensione, presidenti di regioni, sindaci e prefetti”. Il tutto per non tagliare le loro pensioni, anzi, affinché potranno ancora essere aumentate con i relativi scatti. Nella seduta notturna il Parlamento di Atene decide per un mini decreto infilato tra i provvedimenti amministrativi-finanziari a carattere di urgenza, per preservare le pensioni della casta e dopo che già lo scorso novembre, in occasione del terzo memorandum sulla riforma del lavoro, il tetto al cumulo di pensioni per i politici, era stato attivato per gli amministratori eletti dopo il 2013, salvando di fatto l’intera classe politica attuale.

Nello specifico il decreto dà il diritto al servizio di riconoscimento solo a coloro che vogliono andare in pensione (TFR), mentre per coloro che già ricevono una pensione la circolare dà il diritto di riconoscere anni in più e quindi aumentare la loro pensione complessiva. Il provvedimento è firmato dalla direzione nazionale della mutua greca (l’IKA) altro ente con una voragine finanziaria incredibile dovuta a anni di malagestione e su cui lo scorso luglio si è aperto il primo processo per truffa contro due manager accusati di aver frodato l’ente per 11 milioni di euro. La maggior parte della stampa greca si mostra indignata per quest’azione, dal momento che dalle prime indiscrezioni sul decreto, non vi sarebbe alcun limite di tempo sulla potenziale acquisizione di altri anni fittizi corrispondenti al mandato parlamentare.

Come dire che la casta potrebbe tranquillamente incrementare gli anni di servizio, in quanto eletti, e farsi riconoscere dalla mutua una pensione sempre più alta. Mentre tutti i pensionati del Paese (al pari dei dipendenti pubblici e dei nuovi dipendenti anche del comparto privato) hanno subito fino ad oggi un taglio netto del 25%, con la mannaia della nuova legislazione sul lavoro che prevede contratti da 350 euro al mese per le nuove imprese che assumono. Il quotidiano Eleftherotypia pubblica la circolare IKA incriminata, mentre il vertice dell’ente, Robertos Spyropoulos, dice che si tratta di aumenti irrisori, anche se tuttavia non ha negato che alcuni beneficiari saranno in grado in questo modo di garantire più diritti alla propria pensione.

Il tutto mentre la privatizzazione dell’Opap (scommesse elleniche) va in porto all’unico consorzio che si è presentato al tavolo del Taiped, l’ente preposto alle dismisi soni di stato: si tratta di Emma-Delta, che si aggiudica il 33% per 652 milioni, di cui 622 in contanti e 30 in dieci rate annuali. Con a capo il ceco Jiri Smejc e il magnate greco George Melissanidis (fondatore e proprietario di Aegean Marine Petroleum). Il primo è stato membro del gruppo PPF, fondato nel 1991 dal suo sodale Petr Kellner, membro del cda di Generali (fino a pochi mesi fa) e uomo più ricco della Repubblica Ceca con un patrimonio stimato da Forbes di 7 miliardi raggiunti a soli 47 anni. Smejc è anche socio della Bank of Piraeus, di cui nel 2011 ha acquisito il 5,7% pagando 1,10 euro ad azione. Ma il giorno successivo il titolo crollò a 0,165 euro ad azione, con il conseguente smottamento finanziario degli istituti bancari ellenici. Melissanidis, armatore tra i più ricchi, è nella lista dei Lloyds di Londra tra i cento spedizionieri più influenti del pianeta e dispone di 64 petroliere, oltre ad essere tra i fornitori ufficiali degli Stati Uniti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 13/8/13
twitter@FDepalo

Bilanci gonfiati a Lisbona come ad Atene, ma in Portogallo arrivano le dimissioni

Dopo la Grecia anche il Portogallo scoperchia le pentole dei conti gonfiati. Ma fa più sul serio. E’ durato solo pochi giorni il neo ministro delle Finanze portoghese che mercoledì ha presentato le sue dimissioni, sotto il peso di un coinvolgimento in un caso che coinvolge i cosiddetti contratti swap, siglati per aiutare il Paese a ridurre il livello apparente del debito pubblico. Una mossa comune a più Paesi, risalente a diversi anni prima di essere costretti a ricorrere a prestiti internazionali. Un po’ come accaduto in Grecia, ma con la differenza che ad Atene chi ne ha parlato, il giornalista Spiros Karazaferris, venne arrestato lo scorso ottobre ad Atene in modo spettacolare, con un accerchiamento da parte delle teste di cuoio Mat e degli swap che sarebbero stati avallati dagli ex premier socialisti, più nulla si è saputo.

Invece a Lisbona hanno fatto sul serio e Joaquim Pais Georges, che era stato nominato poche settimane prima, ha lasciato il suo incarico. Tra il 1990 e il 2009 era stato un alto dirigente della filiale portoghese della banca statunitense Citibank e in tale veste, secondo rivelazioni del settimanale Visão, Pais Georges aveva autorizzato nel 2005 l’allora governo socialista che proponeva contratti swap: secondo le intenzioni le operazioni avrebbero consentito allo Stato di mostrare nei bilanci un disavanzo ridotto di 370 milioni nel 2005 e di 450 milioni nel 2006. Pais Georges aveva inizialmente rifiutato qualsiasi partecipazione a queste discussioni e aveva dichiarato che non aveva alcuna responsabilità nella redazione di tali contratti e che, al contrario, si era reso protagonista di un rifiuto di tale mossa. Tuttavia, la rete televisiva privata Sic Noticias ha recentemente rivelato l’esistenza di un report di Citibank sul debito portoghese in base al quale Pais Georges appariva come capo negoziatore dell’intera operazione.

Quest’ultimo ha poi scelto di lasciare il proprio incarico al fine di porre fine alle rivelazioni, sottolineando al tempo stesso che il documento presentato dalla rete televisiva è un falso. Si tratta di una “strumentalizzazione politica inaccettabile”, ha sostenuto. Ma le rivelazioni sono arrivate in un momento in cui il Portogallo, dal maggio 2011 interessato dal memorandum della Troika al pari di Atene, è investito da una grave crisi politica che ha scosso la credibilità del Paese agli occhi degli investitori stranieri, ma che ha anche profondamente diviso l’opinione pubblica. L’opposizione di sinistra ha colto l’opportunità del nuovo scandalo per chiedere che alle dimissioni del ministro facciano seguito quelle dell’intera coalizione governativa.

Ma non è tutto, perché da Lisbona si segnala l’attuazione di tagli sul modello greco, con il piano per una riduzione delle pensioni dei dipendenti pubblici, al fine di ridurre la spesa pubblica di 4,7 miliardi di euro. In dettaglio il governo portoghese sta considerando di ridurre del 10%l’importo delle pensioni dei dipendenti pubblici superiori ai 600 euro a partire dal 2014, aumentando a 66 anni l’età pensionabile per tutti. Inoltre Lisbona ha intenzione di attuare nel mese di settembre un programma attraverso il quale sarà ridotto di circa 30.000 il numero dei dipendenti pubblici, attualmente vicini a quota 700.000 unità. Si tratta di un pacchetto di misure attualmente in discussione con i sindacati e che rientrano in quella grande riforma dello Stato che il Portogallo si è impegnato ad attuare per soddisfare i suoi finanziatori insieme alla riduzione della propria spesa pubblica di 4,7 miliardi di euro. E così le parti sociali sono sul piede di guerra con il sindacato Fesap che attacca il governo: “Non è possibile cambiare le regole dopo la somministrazione della pensione”, ha annunciato il portavoce della federazione.

Invece secondo Helder Rosalyn, ministro della Pubblica amministrazione, questa misura mira a garantire il futuro delle pensioni e di un “principio di equivalenza” tra dipendenti pubblici e dipendenti del settore privato. Intanto il Paese è sta vivendo il terzo anno di recessione consecutiva e il governo prevede una leggera ripresa solo nel 2014.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 13/8/13
twitter@FDepalo

lunedì 12 agosto 2013

“Alla Grecia servono nuovi aiuti”. Per Atene nuova bocciatura dalla Bundesbank

La Bundesbank “boccia” la troika e certifica che Atene avrà bisogno di altri prestiti per sopravvivere, sconfessando di fatto tre memorandum e l’ottimismo di Angela Merkel sulla risoluzione del buco ellenico. La diagnosi è della Banca centrale tedesca e la notizia è stata diffusa dal settimanale Spiegel, con la conseguenza di accendere non solo il dibattito sulla crisi greca in cui le ricette della troika non sembrano funzionare, ma anche il dibattito interno a Berlino in vista delle elezioni di settembre. Con alcuni commentatori che già sollevano dubbi sul fatto che la cancelliera Angela Merkel abbia deliberatamente sorvolato sulla reale entità della voragine finanziaria ellenica per non “scontare” il caso greco alle urne.

Di “altro fuoco” parla invece la stampa greca oggi commentando l’inchiesta dello Spiegel: all’indomani del rientro in patria del premier Antonis Samaras dopo l’incontro alla Casa Bianca con Barack Obama, ecco che il settimanale tedesco spegne gli entusiasmi del governo di Atene. Nonostante le parole positive giunte da Washington sulle reali chanches della Grecia di uscire dal buco nero della crisi, lo Spiegel, citando un rapporto della Banca centrale tedesca, scrive che nel 2014 la Grecia avrà bisogno di ulteriore assistenza finanziaria. Nel paper in questione, redatto per conto del Ministero delle Finanze e del FMI, la Bundesbank prevede che i governi europei sarebbero “certamente d’accordo su un nuovo programma di aiuti per la Grecia” entro il prossimo gennaio. Riprendendo di fatto i timori e le indiscrezioni che nell’ultimo eurogruppo di febbraio erano trapelate, ma che in primis Berlino aveva declassato a semplici mormorii della stampa.

La notizia non è stata ancora commentata dalla Bundesbank, né dal ministero delle Finanze tedesco. Ma pare che la Banca centrale della Germania indichi nel dossier una serie di variabili analitiche sul trend negativo di Atene, come i rischi – definiti estremamente alti – associati con il pacchetto di aiuti, oltre a bocciare senza appello l’approvazione da parte della troika dell’ultima dose di 5,8 miliardi di euro di prestito alla Grecia. Con la motivazione che il governo Samaras non avrebbe compiuto i progressi programmati dal memorandum. Un fulmine che si abbatte sulle dichiarazioni improntate all’ottimismo che i leader europei, tra cui la cancelliera Merkel, fanno sulla Grecia praticamente ogni settimana, additandola come esempio di cura riuscita. Ma le riforme, che rappresentano la conditio sine qua non di Atene per ottenere ancora denari non sono state completate, al pari delle privatizzazioni (realizzate solo tre). Allora significa che o il governo sta prendendo tempo in attesa delle nuove misure annunciate dallo Spiegel o che qualche leader europeo sbaglia nell’essere così ottimista su un caso ormai che ha del paradossale, se si tiene conto che il debito pubblico ellenico di oggi (330 miliardi di euro) è lo stesso di inizio crisi. Mentre maturano ogni mese interessi milionari.

E il quotidiano britannico Observer, sottolineando che l’austerità e l’euro stanno uccidendo il paese, rileva che l’unica soluzione per salvare la Grecia è quella di abbandonare la moneta unica.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 12/8/13
twitter@FDepalo

giovedì 8 agosto 2013

Al governo di Atene il Fondo chiede anche di abolire la tredicesima

Il Fondo Monetario Internazionale vuole diminuire gli stipendi in Spagna e Grecia. È questa la nuova direttrice dell'istituto di Washington, consapevole ormai che i memorandum imposti alle economie in crisi dei Paesi Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) non stanno sortendo gli effetti auspicati. Per cui, al di là del merito economico del provvedimento chiesto a Madrid e Atene, stupisce la volontà del fondo guidato da Christine Lagarde di mettere bocca sui contratti di lavoro nazionali, non solo nel pubblico impiego ma anche nel settore privato, bypassando di fatto sovranità nazionale e parti sociali. E senza fare mea culpa su una cura, quella della troika, che semplicemente non sta funzionando.
I sindacati spagnoli hanno respinto con fermezza la proposta della Commissione europea e del Fmi di abbassare i salari nel Paese, in quanto sostengono che la decisione aggraverebbe il trend economico, favorendo un progressivo e ulteriore impoverimento dei cittadini. Solo 24 ore prima il commissario europeo Olli Rehn aveva difeso i tagli salariali fino al 10% come un'ulteriore chance offerta alla Spagna da parte del Fondo. E aveva invitato le sigle sindacali, oltre che i datori di lavoro, a cogliere questa opportunità «come un modo per combattere la disoccupazione». 
Ma da Madrid si alza un vero e proprio muro con il portavoce del sindacato Ccoo, Fernando Lezcano, che esprime «rifiuto assoluto» per una proposta che va nella direzione della «svalutazione interna del potere di acquisto». Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario del sindacato Ugt, Toni Ferrer, che definisce «pazza» la misura chiesta dal Fondo che segue le politiche assurde imposte alla Spagna e che hanno prodotto più di 600.000 disoccupati rispetto a un anno fa. 

Ma se Madrid piange Atene ormai non ha più una lacrima da versare, perché non sono state quelle del mese scorso le ultime misure imposte dalla troika. C'è un emendamento nascosto nel provvedimento anti crisi che prevede un'altra sforbiciata ai salari pubblici e privati. Nello specifico, per i lavoratori privati il Fondo monetario internazionale chiede l'abrogazione della tredicesima, riducendo il salario minimo a 495 euro. Previsto anche il taglio del 30% a pensioni principali e supplementari, mentre il divieto di cumulare le pensioni per la casta varrà solo per gli eletti dal 2013 in poi, salvando di fatto chi ha prodotto la voragine finanziaria attuale. La risposta che si ottiene? Alla fine della fiera è sempre la stessa, con la Troika che a settembre tornerà ad Atene per chiedere altri sacrifici, con i rappresentanti dei creditori internazionali che dirigono di fatto le politiche dei Paesi membri, ma senza ottenere né riduzione dei debiti con chi presta loro denaro, né quella del debito pubblico, che in Grecia è lo stesso dell'inizio della crisi: 330 miliardi di euro. 

Ma il Fondo non molla e «raddoppia» i sacrifici per lavoratori e imprese, vessate da balzelli e assurde direttive mentre gli evasori veri sono già al sicuro. E la stampa tedesca dà conto degli scenari per un nuovo haircut sul debito greco, come ammette il numero uno dell'Istituto tedesco per la ricerca economica Marcel Fratzscher. La Cancelliera però non ne vuol sapere, almeno fino alle elezioni di settembre. E Jurgen Habermas, intervenendo ad Atene al simposio mondiale della filosofi, prescrive: solo la solidarietà salverà l'Ue. Chissà se l'eco delle sue parole giungerà nella sede del Fmi.

Fonte: Il Giornale del 8/8/13
twitter@FDepalo

Creta, catena umana “danzante” per la rinascita

Una grande catena umana danzante lungo l’autostrada che collega un estremo all’altro dell’isola di Creta. Un ballo eroico, il pentozali, le cui radici sono nella antica cultura minoica, per inviare a tutti i greci un messaggio di amore, fratellanza e dignità in questo periodo così difficile. L’iniziativa nasce in occasione dei 100 anni dell’Unità di Creta con la Grecia, ed è stato promosso dall’organizzazione no-profit culturale “Planet Crete”. Nell’edizione del 2010 era stata creata la più grande catena di danza umana nel mondo, registrata anche nel Guinness dei primati, dando luogo a eventi simili emulati a Rodi e Volos. “Quest’anno il nostro obiettivo non è quello di battere un record”, commenta uno degli organizzatori, Ioannis Kriarakis, ma vogliamo ricordare a tutti i Greci che la libertà non è un elemento aleatorio dato ma una conquista”.

La danza
Nell’isola dove fu girato il celebre film Zorba il Greco, il ballo è un’istituzione e fa riferimento a tutte le fasi dell’esistenza umana: c’è l’innamoramento, il corteggiamento, la fratellanza e l’essere ardenti patrioti della propria terra. In questo contesto, la scelta del pentozali non è stata casuale, in quanto fu la danza della “Rivoluzione di Daskalogianni,” uno dei più grandi eroi nazionali, che ha avuto luogo nel 1770. Quella rivoluzione contro gli occupanti Ottomani fu soffocata nel sangue, ma la danza restò da allora negli annali di tutto il Paese come simbolo di libertà. Narra la storia che Daskalogianni fu costretto ad arrendersi credendo nella promessa dei turchi di fermare le stragi e concedere l’amnistia. Ma alla fine venne ucciso in un modo barbaro, scorticato vivo nella piazza di Heraklion di fronte ad una folla attonita.

Scopo
L’evento si è svolto oggi lungo l’asse che collega i due lembi autostradali dell’isola. Un ulteriore elemento distintivo è che la musica è stata ascoltata attraverso le radio delle auto, trasmessa in contemporanea dalle stazioni radio di tutta l’isola in onore di 100 anni dell’Unione di Creta con la Grecia. E come monito di rinascita dopo questi anni bui.

Fonte: Formiche del 7/8/13
twitter@FDepalo

martedì 6 agosto 2013

L’Azerbaigian mette le mani sul petrolio greco nel Mediterraneo

Luce verde dall’ente greco preposto alle privatizzazioni antifallimento, il Taiped, per la cessione delle quote della controllata Desfa (gestore nazionale degli idrocarburi) alla società azera Socar. La dismissione, pari al 66%, porterà nelle casse elleniche circa 400 milioni di euro, solo una goccia nell’oceano del debito di Atene ma di contro un’occasione di crescita per gli sviluppi futuri della società azera in loco.

Via libera
Se da un lato l’operazione è stata ribattezzata con i titoli ad effetto sulla stampa greca (“nuovo respiro al programma di privatizzazione”) dall’altro qualcuno invita a riflettere sulle cifre reali dell’affare. Dopo la firma della concessione delle lotterie di stato (l’Opap), arriva la firma del contratto di cessione del 66% delle azioni del Gestore Nazionale Gas Transmission System Operator (DESFA). La Socar è l’investitore che lo scorso martedì ha presentato la nuova offerta basata su una lettera di credito che assicura la cifra di 400 milioni di euro. E ieri il consiglio del Taiped ha dato il nulla osta, aprendo di fatto le porte alla Socar nell’azienda del petrolio greco.  Subito dopo che il contratto sarà trasferito in Tribunale al fine di ottenere una licenza, ci saranno trenta giorni di dettagli tecnici anche se il dado ormai è tratto. La transazione dovrebbe essere completata il prossimo ottobre e il governo greco (attraverso Taiped) riceverà subito 188 milioni di euro. Mentre il 66% della azioni Desfa passeranno alla Socar, il 31% resterà al Taiped con il governo greco che rimarrà azionista mantenendo così la sua partecipazione di minoranza. Una volta completata questa fase preliminare il tentativo di privatizzazione supererà 1 miliardo, se si includono i proventi della vendita del 33% di Opap (712 milioni) e la concessione delle lotterie di stato (190 milioni di euro).

Cos’è la Socar?
La compagnia petrolifera di Stato della Repubblica dell’Azerbaigian è proprietaria del petrolio e del gas naturale. Gestisce due raffinerie di petrolio nel paese e la gestione degli idrocarburi, oltre a sovrintendere ai consorzi internazionali che si stanno sviluppando per gestire i nuovi progetti di petrolio e gas in Azerbaigian. Del valore complessivo di 20 miliardi, ha un marchio esteso in Georgia, Ucraina, Romania e Svizzera. La sua presenza nell’area dell’Egeo ricchissima di idrocarburi e quindi nel Mediterraneo può significare un riequilibrio delle forze in campo e delle strategie geopolitiche che ne scaturiranno. Nel gennaio 2006 l’ex capo della raffineria di petrolio di Baku e membro del parlamento azero, Rovnag Abdullayev, è stato nominato presidente della Socar. Ha sostituito Natig Aliyev, che era stato nominato dell’Azerbaigian Ministro dell’Industria e dell’Energia.

Le ombre della corruzione
Nel 2008, scrisse nel 2012 il giornalista investigativo Khadija Ismayilova, una controllata della compagnia petrolifera di Stato utilizzò per la vendita diretta una parte del petrolio nazionale, definendo struttura e attività della Socar Trading “ambigui”. Registrazioni in Svizzera, soci privati spuntati fuori dal nulla: secondo l’inchiestista azero la Socar non brillerebbe per trasparenza, sottolineando che “nessuno sa da dove vengano i capitali provenienti da investitori privati e come hanno ottenuto le quote, dal momento che non vi era alcuna offerta pubblica di acquisto.” L’agenzia di stampa indipendente Turan, indagando su Socar Trading, ha scoperto che la società avrebbe venduto petrolio a prezzi molto più bassi rispetto all’AIOC (Azerbaijan International Operating Company). Il mancato guadagno per l’Azerbaigian è evidente se si considera che la differenza sarebbe finita “nelle tasche degli operatori”.

Fonte: Formiche del 5/8/13
twitter@FDepalo

sabato 3 agosto 2013

Crisi greca, il Sudamerica chiude a nuovi prestiti e la stampa punta sul “Grexit”

Di nuovo, nella crisi greca, non c’è solo il “no” di alcuni Paesi sudamericani a prestare altro denaro ad Atene, ma l’attacco concentrico di Economist, Handelsblatt e New York Times sul Grexit come nemmeno lo scorso anno, nei momenti di maggior pericolo, avevano fatto. Se tre quotidiani internazionali contemporaneamente ragionano sul rischio di una Grecia fuori dall’eurozona, quindi in default e sulle elevate possibilità di fallimento dell’applicazione del memorandum, proprio mentre il capo negoziatore della Troika, Paul Thomsen, annuncia flebili segni di ripresa, significa che anche la grande stampa non crede più alla medicina imposta dalla Troika alla Grecia: semplicemente perché non vi sono sufficienti garanzie di restituzione del debito.

Non solo reale, ma anche alta, è secondo l’Economist l’uscita della Grecia dalla zona euro: il pericolo è causato dalla crescente disoccupazione, da tensioni sociali galoppanti e dalla forte instabilità politica, visto che si continua a parlare di elezioni anticipate ad ottobre se a settembre la cancelliera tedesca Angela Merkel non dovesse essere riconfermata. Sottolinea, inoltre, che la crescita di cui si parla in queste ore (dell’1,9%) potrà avvenire solo a conclusione del triennio 2015-2017. Il New York Times, poi, attacca a gamba tesa la Troika (è la prima volta dal 2009) e si chiede: perché nessuno dice che in Grecia il memorandum non funziona? E osserva: “Il Paese sta sprofondando nella recessione mentre ha imbracciato un grande debito insostenibile. Pochi politici sono disposti a riconoscere pubblicamente questa verità, perché se lo facessero ammetterebbero il loro fallimento e sarebbero costretti a scegliere una politica diversa da quella seguita fino ad oggi”. Con tutto ciò che comporterebbe uno scenario del genere, in primis il mancato pagamento degli interessi sui prestiti alla Bundesbank.

Secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt la previsione del Fondo Monetario Internazionale, inoltre, innesca una nuova discussione sul caso ellenico. Forse sarà necessario un altro taglio del debito e gli esperti sono d’accordo che l’azione dovrebbe essere presa al più presto. Secondo le stime dell’Fmi, infatti, la Grecia potrebbe aver bisogno di un’altra riduzione del debito: ciò ha provocato un dibattito interno tra gli economisti tedeschi. Secondo il direttore dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), Christian Dreger, Atene dovrà andare incontro ad un haircut, dal momento che le previsioni sulle aspettative per quanto riguarda lo sviluppo e la crescita dei debiti, sono state “troppo ottimistiche”. Posizione simile quella sostenuta dal capo economica dell’istituto Ifo di Monaco di Baviera, Kai Carstensen, secondo cui la Grecia non riuscirà a mantenere i propri impegni in assenza di un altro taglio.

Ma il Fondo Monetario già lo scorso gennaio aveva lasciato trapelare timori e pessimismi sulla tenuta del Paese, con un’intervista rilasciata da un suo alto funzionario in cui ammetteva non solo errori di valutazione (del calibro di 9 miliardi di euro) ma soprattutto deficienze strutturali tali da rendere impossibile l’applicazione dei tre memorandum predisposti da Bce, Ue e Fmi. La domanda, allora, che si fanno i cittadini greci è come mai, pur con tutti i dubbi sulla cura applicata, nessun membro del governo abbia proposto soluzioni diverse rispetto ai desiderata della Troika.

Ma ci sono alternative praticabili? Una forzata rinuncia al pagamento degli interessi per la proroga delle scadenze, una ristrutturazione delle condizioni capestro del debito, uno sfruttamento “interno” degli idrocarburi e delle risorse sottomarine , un piano di privatizzazione delle aziende di Stato che non si traduca in svendita. Senza dimenticare la prima via indicata ad inizio crisi dal premio Nobel per l’Economia, Christopher Pissarides: un default controllato. Consiglio che nessuno volle ascoltare.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 2/8/13
twitter@FDepalo