domenica 6 settembre 2015

Grecia, la beffa dei prestiti-truffa BNA. Tra i beneficiari ci sono i maggiori partiti


Si arricchisce l’inchiesta portata avanti dall’ex ministro anticorruzione Panagiotis Nikouloudis, il Cantone greco, che poco prima delle sue dimissioni ha scoperto una truffa ai danni della Banca Nazionale dell’Agricoltura, la ATE. In dodici anni ha elargito tremila prestiti (mai restituiti e senza valide motivazioni) per cinque miliardi di euro, così come riportato dal fattoquotidiano.it pochi giorni fa. Oggi a quello scandalo si aggiunge anche la lista dei beneficiari, pubblicata da Kostas Vaxevanis, il giornalista greco che nel 2012 per aver pubblicato la Lista Lagarde degli illustri evasori ellenici venne arrestato e processato per direttissima.

In quell’elenco figurano anche i due maggiori partiti politici greci, i socialisti del Pasok e i conservatori di Nea Dimokratia, esposti per ben 200 milioni mai restituiti. La banca, secondo la ricostruzione del ministro, è stata utilizzata come un “bancomat” permanente da tutti i governi greci dal 2000 al 2012, anno della crisi, per soddisfare una serie di bisogni, elettorali e di opportunità. Secondo Nikoloudis quei 5 miliardi hanno rappresentato il più grande scandalo pubblico dopo la nascita della democrazia moderna in Grecia. Prestiti con garanzie poggiate sulle spalle di amministrazioni locali e ministeri, mutuatari fittizi, che hanno contribuito al buco dell’istituto finanziario. Al momento emerge che non vi sarebbe alcun segreto bancario in merito, in quanto si tratta di denaro pubblico e di materia di interesse pubblico, per cui secondo fonti giudiziarie il prossimo passo dovrebbe essere quello dello screening bancario sui nomi coinvolti.

Tra i beneficiari dei prestiti anche undici grosse aziende che in Grecia hanno un peso specifico significativo, tanto politico quando comunicativo, per una cifra complessiva di un miliardo di euro. Come dire che un quinto dei prestiti hanno preso la via di note imprese presumibilmente legate, a doppia mandata e in maniera bipartisan, alla politica. Il tutto mentre il capitano della Nazionale di calcio, l’ex milanista Sokratis Papastatopoulos, sul proprio profilo facebook pubblica un endorsement per il leader dei conservatori Meimarakis.

Un panorama sconfortante a cui si aggiungono i dati relativi all’evasione fiscale, che in Grecia ha raggiunto la folle cifra di 37 miliardi nell’ultimo quinquennio. Secondo i dati forniti dalla Commissione Europea e pubblicati in Grecia da sparuti mezzi di informazione, negli ultimi cinque anni di applicazione del memorandum nulla è stato fatto per limitare le perdite per l’Erario ellenico. Il buco del gettito Iva si calcola in oltre il 30%, mentre la media degli altri paesi dell’Unione europea è di poco superiore al 15%. Nel 2009 la perdita di entrate potenziali erano al 34%, mentre nel 2010 il “buco” è stato limitato al 30%.

Tuttavia, nel 2011 ha raggiunto il livello di 38%. E mentre nel 2012 la perdita è stata ridotta a 33%, nel 2013 è aumentata al 34%. Nel 2009 le mancate entrate fiscali sono state di 7,5 miliardi di euro, nel 2010 6,9 miliardi di euro, nel 2011 9,1, nel 2012 altri sei e altrettanti nel 2013. Più di trenta miliardi, senza contare i dati del 2014 e del 2015. Relativamente allo scorso anno, dal consuntivo dello Stato emerge che le mancate entrate sono state di un miliardo di euro al mese, mentre nei primi sei mesi del 2015 il buco ha già raggiunto i sei miliardi di euro.

twitter@FDepalo

giovedì 3 settembre 2015

Grecia, nei sondaggi è testa a testa Syriza-conservatori. Alba dorata terzo partito


È testa a testa nei sondaggi tra Alexis Tsipras e i conservatori di Nea Dimokratia quando mancano 17 giorni alle urne anticipate in Grecia, le seconde in appena otto mesi e con i mercati ancora in fibrillazione: spread a 119 punti e avvio in rialzo per le borse europee nonostante i riverberi della crisi cinese. Non solo il premier uscente deve fare i conti con i 25 deputati che hanno formato un nuovo partito, Unità Popolare, ma anche la sua performance come capo del governo sta subendo dei contraccolpi significativi nell’immaginario collettivo ellenico, a vantaggio del segretario dei Neidemokrates.

Dalla sede di Koummoundourou, a seguito del tour di Tsipras a Creta, trapelano i primi timori reali, dopo che fino ad un mese fa il partito veleggiava al 36%. E questa sera in occasione del comizio di Tsipras ad Egaleo dovrebbe essere lanciato il nuovo slogan: “Vinciamo domani”, mentre domenica prossima nel tradizionale appuntamento della Fiera di Salonicco il leader in persona dovrebbe approfondire anche il lato economico davanti ad una platea di industriali.

Secondo la rilevazione “Gpo” Syriza è al 25,3% e ND al 25%, divisi da pochissimo. Sorpresa al terzo posto, staccatissimo: Alba dorata al 5,5%. Mentre gli scissionisti di Lafazanis, Laikì Enothita, sono solo al 4% ovvero a un soffio dal minimo. Tra i leader più graditi spicca però il nuovo segretario di Nea Dimokratia, Vaghelis Meimarakis (al 44,3% di gradimento) che supera Tsipras (fermo al 41,9%). Per il 58% degli intervistati ci sarà un governo di larghe intese, visto che nessuno dei partiti avrà la maggioranza assoluta. Nonostante ciò il 68% degli interpellati considera negativo l’accordo concluso dal governo uscente con i creditori internazionali, ovvero il nuovo memorandum da 86 miliardi. Altri due sondaggi (Alco e Pulse) confermano, anche se con numeri diversi di poco, il trend del primo: testa a testa tra Syriza e Nd, con Alba al terzo posto.

Come dire che nel giro di 30 giorni anche fra gli alti dirigenti di Syriza è maturata la consapevolezza che più di qualcosa è cambiato. Intanto mancano almeno 8 punti degli scissionisti, di cui forse 4 andranno certamente al nuovo partito di Lafazanis e altrettanti nel non voto. In più l’elettorato moderato e incerto, che lo scorso gennaio si era tuffato con convinzione nell’avventura di Syriza, è tentato dall’europeismo dei conservatori con qualche punta di dissenso che dovrebbe dirigersi verso Alba dorata, i cui vertici, scarcerati tre mesi fa per decorrenza dei termini, sono ancora in attesa di conoscere se saranno o meno rinviati a giudizio.

Fuori dai radar i socialisti, frammentati ormai in tre contenitori che rischiano di non portare in Aula nemmeno un deputato: il Pasok dato al 3%, il Kinima dell’ex premier Papandreou (ha annunciato che non si ricandiderà) e il Dimar. Chi annusa che le elezioni non si vinceranno con false promesse è il capo dei centristi di Potami, l’ex giornalista Stavros Theodorakis che attacca il memorandum (“non è sufficiente per portare la Grecia fuori del percorso disastroso. Dobbiamo rispettare l’accordo ma procedere a importanti riforme”) e invoca già da ora un governissimo con tutti dentro, “un esecutivo di unità nazionale per risolvere il dramma del popolo greco”.

Twitter @FDepalo