domenica 22 giugno 2008

IL TESORO DI CIPRO, LE ICONE TORMENTATE


Da www.mondogreco.net


LEFKOSIA- Il Museo Bizantino Makarios III di Lefkosia contiene circa duecentocinquanta icone datate tra l‘800 e il 1700, preziose non “soltanto dal punto di vista artistico ma anche morale ed affettivo“, come mi rivela il giovane Direttore Ioannis Eliades. La sua abitazione si trova nella parte occupata della capitale. Rivederla è sempre una ferita aperta.

Facciamo ingresso nel museo, ospitato all’interno dell’Arcivescovado, a pochi metri da quelle stesse stanze che qualche mese fa l’Arcivescovo di Cipro, Sua Beatitudine Chrisostomos II, mi ha aperto per un gioviale colloquio: molte icone sono danneggiate, altre sono scampate al vortice del mercato nero grazie all’intervento tempestivo delle autorità cipriote, su tutte l’Arcivescovado.

Mozzafiato lo sguardo di un Cristo del 1190 proveniente dalla Chiesa della Vergine di Arakos, a Lagoudhera.

Ben sei le icone di San Nicola presenti, dal tredicesimo sino al diciassettesimo secolo, una delle quali protagonista in Italia nel 2006 di una mostra itinerante interamente dedicata alle raffigurazioni del Santo di Myra e protettore di Bari.

Ci spostiamo nella seconda sala. Affissa al muro vi è la prima pagina del quotidiano “Filelefteros” del 15 settembre 1979. Riguarda il caso del commercio illegale di icone perpetrato dal principe Alfred Zur Lippe, Alto Commissario Onu per i rifugiati a Cipro. Il diplomatico austriaco riuscì a portare fuori dai confini dell’isola una considerevole quantita’ di icone prima che fosse scoperto lo scandalo. Ben ventotto icone sono state faticosamente ritrovate presso di lui,recuperate e custodite all’interno dell’Arcivescovado.

Altre sono state recentemente recuperate dagli Stati Uniti e sono esposte presso il Muso di Arte e Folklore di Lefkosia.

Il Direttore del museo Bizantino, che oltre a parlare un perfetto italiano grazie ad una laurea presso l’Università di Firenze mostra anche una pacatezza quasi surreale ma piacevole, mi conduce per le sale espositive orgoglioso del risultato acquisito in questi anni. E’grazie a giovani forze come questa che si può offrire un valido contributo alla risoluzione dell’atavico problema cipriota. E’grazie all’entusiasmo ed alla capacità di non perdersi d’animo che pareti che sembravano insormontabili stanno pian piano per essere scalate. Con umiltà e determinazione, ma anche con orgoglio e decisione.

La meraviglia e l’eccitazione per alcune strabilianti icone della Vergine lasciano il posto ad una profonda tristezza che mi avvinghia nella terza sala: su una parete fanno capolino le icone danneggiate dalla barbarie inaudita di uomini senza scrupoli e senza rispetto per un qualcosa, l’arte, che travalica posizioni politiche e concezioni religiose. Icone decapitate, sfregiate, sbeffeggiate in nome di non si capisce quale odio, quale dispregio. E poi per ottenere cosa? Odio semina odio.

L’arte è sacra in quanto tale, perché espressione di un qualcosa, un’idea, un’emozione, una devozione. Non tutti però, negli anni, l’hanno pensata in questi termini. Non tutti i popoli che nei secoli sono transitati da Cipro hanno ossequiato forme di arte come queste inimitabili e bellissime icone.

Ma lo sguardo della Vergine Odegitria, di un dolce imbarazzante, sembra quasi volerli perdonare.

Pardon, non quasi, ma a patto che questa isoletta meta tra gli altri anche di San Paolo ritorni ad essere un luogo di pace e soprattutto di giustizia, quella stessa giustizia che i ciprioti inseguono dal 1974.

Francesco De Palo

mercoledì 11 giugno 2008

QUEL MASOCHISMO TURISTICO

Dal "Corriere del Mezzogiorno" dell11/06/08

Arrivano i crocieristi al porto di Bari e i negozi in città chiudono: dove sta l’errore? L’atavica mancanza di programmazione e di una seria volontà di analizzare tematiche per prevederne conseguenze e possibili guadagni, sta ormai attanagliando la città su tutti i fronti, ma questa che definirei un’assurda forma di “masochismo turistico”, rischia di diventare la più grande gaffe della storia cittadina.
Da qualche anno il capoluogo pugliese ha avuto la fortuna di essere prescelto da grandi compagnie come scalo per le crociere nel Mediterraneo. Qualsiasi altra città del mondo, e sottolineo del mondo, oltre a bearsi del fatto in sè, si sarebbe attrezzata per tempo, ad esempio con protocolli d’intesa con le varie federazioni di commercianti, o a piani di intervento di concerto con le Aziende di promozione turistica.
A Bari invece calma piatta: l’inconcepibile miopia della classe dirigente ha provocato un dato incontrovertibile, ovvero l’inutilità dell’approdo di tali navi per il circuito economico cittadino. Nessuno che abbia pensato ad altre visite guidate che non siano la Valle d’Itria o le Grotte di Castellana, nessuno che abbia speso una parola per i commercianti baresi che, oltre a dover fare i conti con la concorrenza della grande distribuzione, si trovano costretti a non poter sfruttare questa grossa occasione.
Di chi sono le responsabilità? Perché i suddetti commercianti non vengono messi nelle condizioni di offrire la propria merce ai croceristi? Le APT che ruolo svolgono? Sono previsti tavoli di concertazione con il Comune? Non è concepibile in un Paese europeo assistere immobili a tanto spreco di risorse. Ed in questo occorre un senso di responsabilità da parte della classe dirigente, che dovrebbe imparare a voler bene alla città anche prendendo decisioni forti, forse scomode, ma frutto di una programmazione valida e condivisa.
Un esempio che dovremmo analizzare è rappresentato dall’affascinante quanto caotica Atene che si e` rifatta il look in tutti i sensi: merito dell’efficientissimo aeroporto intercontinentale ‘Elefterios Venizelou’, costruito da una società tedesca che lo avrà in gestione per dieci anni, identica modalità per la nuovissima metropolitana, merito della concezione industriale del turismo, merito di molte donne al potere e dei favolosi impianti per le Olimpiadi del 2004. Il segreto ellenico nasce dallo sport e da una nuova classe dirigente. Atene ha messo sapientemente mano alle sue strutture, restaurandole, rendendole adatte ai tempi ed ottenendone intelligentemente un profitto. Certo, permangono mali comuni, come la disoccupazione e l’inflazione, ma la strada intrapresa è incoraggiante.
Cosa significano questi dati? Che, sfruttando le potenzialità di un territorio, è possibile identificare quella formula vincente che crea occupazione, introiti e pubblicità. Bari ha tutto per piacere: spiagge, cibo, calore (non solo climatico). Un trittico perfetto per far girare meglio gli ingranaggi del turismo, ma ahimè, non è sufficiente che diecimila tedeschi sbarchino sul lungomare per “far” girare l’economia cittadina.
E’necessario che gli amministratori ci dicano come e se intendono sfruttare le potenzialità di Bari, perchè questa città vuol erigersi a punto di riferimento costante dell’intera area Mediterranea, aspettando il Corridoio 8 e la Banca Euromediterranea, ma sperando che non sia troppo tardi.