martedì 30 luglio 2013

Ecco come Italia e Grecia collaboreranno su austerity, gas e privatizzazioni

Il 2014 sarà l’anno dell’Italia e della Grecia. Non tanto per destini incrociati o pericoli comuni, ma perché i due Paesi si divideranno il semestre di presidenza di turno dell’Ue. È stato questo il punto di partenza dei novanta minuti di colloquio tra il premier italiano Enrico Letta e quello greco Antonis Samaras oggi ad Atene. Nel giorno in cui il Financial Times “consiglia” alla Grecia di fare come Detroit e fallire, all’ordine del giorno tra i due leader ci sono la crisi del debito che affligge l’Eurozona (in particolare i Paesi del versante meridionale), l’alto tasso di disoccupazione, il gasdotto Tap che partirà da Azerbaigian verso l’Italia passando dalla Grecia, e il 2014 europeo.

Letta vs Troika
“Non ho dubbi: sulla Grecia ci sono stati forti errori della Ue, con strumenti e tecniche sbagliate. Senza modi e tempi giusti che hanno contribuito ad un avvitamento della crisi”. Senza questi errori, ha aggiunto, “sarebbe stato diverso, avremmo evitato un disastro finanziario e perdita di lavoro”. Nel futuro dell’Ue, secondo il presidente del Consiglio, occorre quindi “una risposta più politica fatta di impegni e risultati: non solo tecnicismi e formule, perché dietro i numeri ci sono le persone e i drammi”. E ancora: ”Deve essere chiaro che i sacrifici non sono sacrifici fini a se stessi, non sono l’obiettivo, ma lo strumento per arrivare alla terra promessa“, ha sottolineato, con una menzione speciale ai sacrifici fatti dal governo greco e annunciando che la presidenza italiana della Ue del prossimo anno “lavorerà molto su questo tema”.

Meta comune
Sviluppo e immigrazione sono stati i due temi comuni sviscerati durante il vertice. Samaras ha messo l’accento sul fatto che senza sviluppo non si esce dalla crisi, passaggio che si intreccia al gasdotto Tap che di fatto rende l’Ue indipendente dai desiderata russi. Mentre un fronte aperto è quello sull’immigrazione, con la situazione greca ai limiti dell’esplosione sociale, che potrebbe avere precise ricadute sui vicini di casa italiani: per cui si profila all’orizzonte una stretta cooperazione tra Roma ed Atene per far fronte al delicato problema. Ed infine l’assist di Samaras a Letta: l’intenzione di Atene in questa fase è di recuperare quante più risorse possibili, con riferimento al valore geostrategico dei depositi presenti nel Mediterraneo, soprattutto nell’Egeo. Un invito a partecipare alle operazioni di sondaggio petrolifero e di gas a Creta e in Calcidica? La risposta si avrà il prossimo mese di giugno, quando saranno più chiare le strategie elleniche sui giacimenti presenti nel Paese, Berlino permettendo. Aggiungendo che “siamo all’inizio di una strategia che metterà in evidenza i nostri Paesi”.

I punti di contatto
In realtà le affinità tra i due primi ministri non sono poche e non si limitano solo al 2014: in primis la priorità di procedere alle privatizzazioni nei due Paesi; poi l’appartenenza ad un esecutivo di larghe intese con anche ad Atene una maggioranza composta da conservatori e progressisti, ma con premier espressione dei primi; un debito pubblico, ovviamente diverso nei due Paesi, ma sempre in crescita, con l’Italia a 2mila miliardi e la Grecia con 330 miliardi, ben trenta in più rispetto ai dati di inizio crisi; le pulsioni sociali con i primi attacchi fisici a uomini politici registrati in Grecia nel mese di luglio (aggrediti il ministro della salute Gheorghiadis e il sindaco di Atene Kaminis) figli dell’esasperazione dei cittadini.

Cena fronte Partenone
Ma prima del vertice di oggi, il premier Letta con la sua consorte è stato ospite a cena della coppia presidenziale ellenica in uno dei luoghi più suggestivi al mondo: un ristorante affacciato su una vetrata con da un lato il nuovissimo museo dell’Acropoli, e dall’altro lo spettacolo del Partenone di notte, illuminato da una luna a tre quarti. Particolare, pare, molto apprezzato dai commensali.

Fonte: Formiche del 29/7/13
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venerdì 26 luglio 2013

I greci in ginocchio si rifugiano nella favela

Una guerra nella guerra, dove la parola default, anche se non è mai pronunciata da tecnici ed euroburocrati, ormai è parte integrante della vita dei greci. Nella settimana in cui il Financial Times torna a parlare di «Grexit», ovvero dell'uscita di Atene dalla moneta unica, ecco le immagini choccanti della prime favelas sorte nel Paese, con famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà e scelgono di abbandonare condomini e residence.


Sempre di più sono i cittadini che non hanno la possibilità di pagare né l'affitto di un piccolo appartamento o il mutuo della propria abitazione, per questo hanno deciso di lasciare le loro case e ora vivono in roulotte o tende da campeggio in un'apposita area attrezzata nella regione dell'Attica. Il costo? 1600 euro annui. E passa la paura della crisi. L'idea è venuta ad un piccolo imprenditore che ha pensato di attrezzare un'area fino a prima adibita a parcheggio, per ospitare caravan e roulotte dei nuovi figli dell'eurocrisi. Tra di loro, ex imprenditori, funzionari pubblici, dipendenti privati, giovani che non trovano un posto di lavoro: tutte le fasce sociali, equamente rappresentate, in questo spaccato di default.

Ci sono Nikos e Makis, con i loro quattro figli, che alcuni anni fa hanno acceso un mutuo per la loro abitazione e, in seguito al dimezzamento dei loro salari, non riescono a far fronte alle spese mensili e per questo hanno aderito subito alla «favelas greca». Lei cassiera in un supermarket, lui operaio: oggi la priorità del loro «portafogli» è garantire il benessere alimentare dei propri figli. Identiche difficoltà per Iorgos, che è passato in sei mesi da fare il rappresentante nell'esclusivo quartiere ateniese di Kifissia alla roulotte numero 7, con nel mezzo la cassa integrazione e il divorzio da sua moglie. Se prima l'affitto del suo bilocale gli costava quattrocentocinquanta euro al mese, oggi con i centosessanta della «favelas» risparmierà non poco rispetto alle sue uscite del 2012.

Già, il 2012, un anno maledetto, l'anno del più grande calo del reddito subito da lavoratori dipendenti e pensionati, sceso a 65 miliardi con una media di 13mila euro a testa, contro i 18mila del 2011. I tagli salariali imposti dai tre memorandum della troika hanno portato 361.042 contribuenti a dichiarare redditi tra 5.000 e 6.000 euro. Mentre il reddito da 4.000 a 5.000 euro ha riguardato ben 307.896 contribuenti. Ma dove sono finiti i denari degli europrestiti che la troika ha promesso ad Atene? Dei 250 miliardi fino ad oggi arrivati in soccorso della Grecia, di ufficiale c'è il dato della prima tranche erogata nel 2011, quando dei 130 miliardi giunti nel Paese il 40% andò ad istituzioni finanziarie straniere, il 18% alla Banca centrale europea, il 23% alle banche del Paese e solo il 19% alle reali esigenze della pubblica amministrazione. Numeri da cui non è difficile trarre le dovute conclusioni.

Ma non è tutto, perché sul calendario greco, (ma a questo punto anche europeo), c'è un mese intero segnato in rosso: è il prossimo settembre, quando si svolgeranno le elezioni in Germania e sempre di più sono i commentatori che sostengono come, in caso di una sconfitta della cancelliera Angela Merkel, molte sarebbero le misure da ridiscutere nel'Egeo, memorandum in testa. Per questo le due opposizioni al governo Samaras delle «larghe intese con la troika», la sinistra del Syriza e la destra dei Greci Indipendenti, hanno iniziato a parlarsi: con all'orizzonte venti di collaborazione.
E domani 24 ore di sciopero generale nel comparto sanità, con interessati ospedali pubblici, centri sanitari, servizi di ambulanza e strutture di assistenza: protestano contro la mobilità annunciata di duemila cinquecento lavoratori nel settore, con il rischio chiusura per quattro nosocomi solo nella capitale e lo smantellamento del servizio sanitario nazionale.

Fonte: Il Giornale del 23/7/13
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giovedì 18 luglio 2013

Egitto, la “sorpresa” cristiana nel nuovo governo

C’è una sorpresa nel nuovo esecutivo in Egitto: tra i 33 ministri del governo post Morsi figura anche la cristiana Maha Zeneddin che guiderà il dicastero della Sanità. Uno dei tre volti femminili che caratterizzeranno il nuovo esecutivo tecnico e di tendenza liberale del dopo-golpe, guidato dal premier ad interim Hazem el-Beblawi.

La squadra del premier
Vicepremier sarà il generale Abdelfatah al-Sisi, ovvero lo stesso ministro della Difesa che ha gestito da capo delle Forze armate la destituzione del presidente Mohammed Morsi: guiderà proprio il delicato settore della Difesa. Alle Finanze Ahmad Galal economista per molti anni alla banca mondiale; agli Esteri l’ex ambasciatore egiziano a Washington Nabil Fahmy; agli Interni resta Mohamed Ibrahim, già nominato da Morsi; confermato anche Osama Saleh, agli Investimenti; resta al Turismo Hisham Zaazou. Tre le donne: Doriya Sharaf el Dine all’Informazione, Laila Rashed Iskandar all’Ambiente e Maha Zeneddin alla Sanità. Oltre a tre ministri copti. Il nuovo ministro dello Sport è Taher Abuzeid, una star del calcio.

La mission del governo
Il governo dovrà rimettere in sesto un’economia minata da due anni e mezzo di turbolenze. Molti dei nuovi ministri risultano essere sostenitori di profonde riforme economiche richieste dal Fondo monetario internazionale in cambio di un prestito di salvataggio che è ancora in fase di stallo. Un “pollice verso” arriva dalla pattuglia degli investitori internazionali, che non credono a riforme che non potranno essere attuate nel breve periodo, dal momento che il panorama politico generale non facilita previsioni di sorta.

Il no dei Fratelli Musulmani
Ampiamente prevedibile il no da parte dei Fratelli Musulmani circa il riconoscimento della legittimità del nuovo governo. La loro posizione non cambia: Morsi è il legittimo capo dello Stato egiziano, in quanto eletto dal popolo con regolari elezioni. Per la terza settimana consecutiva hanno animato una veglia di protesta con migliaia di sostenitori accampati in una piazza del Cairo. Nella penisola del Sinai, al confine con Israele, militanti islamici hanno chiesto una rivolta contro quelli egiziani dopo la cacciata di Morsi. Dal 3 luglio ad oggi le vittime degli scontri sarebbero un centinaio, mentre nelle stesse ore del giuramento altri scontri hanno causato la morte di sette persone. Ancora ieri sera razzi e mitragliatrici sono stati usati contro un accampamento dell’esercito egiziano alla periferia di Rafah, una cittadina che si trova a metà strada tra Gaza e il Sinai, ferendo due soldati.

Le parole della Ashton
La responsabile della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, dice di essere pronta ad andare in Egitto “per rafforzare il nostro messaggio che ci deve essere un processo politico pienamente inclusivo di tutti i gruppi che sostengono la democrazia. Voglio sottolineare che l’Egitto ha bisogno di tornare il più rapidamente possibile” verso un governo pienamente democratico.

Il fronte turco
Tensione tra il neo governo egiziano e Ankara: il capo dello stato Abdullah Gül ha chiesto all’ambasciatore egiziano ad Ankara Abderhaman Salah El-Din il “rilascio immediato” del presidente deposto. Oltre ad una transizione “rapida” (quantificata in meno di un anno) che conduca ad una “normalizzazione politica”. ma dal Cairo scelgono di confermare quanto replicato due giorni fa, ovvero invitare la Turchia a non interferire con gli affari interni egiziani. Segno che la tensione è tutt’altro che prossima a scendere.

Fonte: Formiche del 17/7/13
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mercoledì 17 luglio 2013

La troika europea ora taglia i viveri anche ai pope greci

Come se quei duecento milioni annui fossero, da soli, in grado di rimediare a un buco strutturale decennale, di cui fino ad oggi il maggiore beneficiario si chiama Bundesbank per via di interessi milionari maturati sul prestito. Nella crisi greca - infinita -, la troika se ne inventa un'altra. Dopo la tassa sugli automobilisti che decidono di convertire le proprie auto a metano per risparmiare (ma poi trovano la sorpresa di nuovi balzelli regionali), è la volta dei preti ortodossi messi nel mirino dai creditori internazionali. I rappresentanti di Bce, Ue e Fmi decidono che si deve procedere con una vecchia proposta avanzata dal precedente governo socialista che prevedeva un taglio degli stipendi che lo Stato paga ai quasi diecimila pope. Il capo della Chiesa di Atene, il potente Arcivescovo Ieronimos, non ci sta e fa le barricate.

Già dodici mesi fa, dando una lezione di stile al governo dei banchieri targato Papadimos, Ieronimos per tutta risposta pubblicò per trasparenza il bilancio 2010 della Chiesa ortodossa, con entrate da 10 milioni di euro, 9.1 dei quali provenienti dal leasing di proprietà immobiliari. A fronte di uscite pari a 16,5 milioni di euro per chiese, monasteri e strutture religiose. Il Segretariato generale per gli Affari Religiosi sostiene che lo Stato greco corrisponde ogni anno circa 200 milioni per le mensilità dei pope, con stipendi lordi che variano da 1.092 euro, ai 2.543 euro di un arcivescovo con dieci anni di attività, mentre Ieronimos tocca i 2.978 euro al mese.

Ma la troika non ci sta e decide di procedere sic et simpliciter imponendo altri tagli ad un paese allo stremo, dove i suicidi da crisi hanno toccato quota 3500 unità (dati ufficiali del ministero delle finanze al settembre 2012), dove le mense per i poveri sono triplicate ad Atene e gestite oltre che dalla Chiesa ortodossa anche da deputati e militanti del partito di estrema destra di Alba dorata, con il record europei di bambini sottopeso nella sola Atene, con innumerevoli attività commerciali chiuse da un giorno all'altro, i cui proprietari, per il fatto di essere materialmente impossibilitati a pagare l'Imu sulla casa, vedono aprirsi i cancelli delle carceri.

Al contempo il governo delle larghe intese conservatori-socialisti, che dopo il rimpasto di poche settimane fa non è passato da un voto di fiducia in Parlamento, sembra più concentrato nel preparare la sede dell'incontro con il ministro tedesco Schaeuble (atteso domani ad Atene) che a riflettere, numeri alla mano, sui conti reali della crisi. I mancati introiti per l'erario da due miliardi euro nei primi quattro mesi del 2013 rappresentano lo specchio di uno scenario già visto dodici mesi fa, quando proprio per un buco strutturale che anziché essere ristretto aumentava a dismisura, la troika decise di procedere con il terzo memorandum in altrettanti anni per risolvere una crisi greca che non avrà fine.

Anche perché precise responsabilità stanno emergendo proprio in questi giorni sul versante dei precedenti governi targati socialisti: già detto del capo della Bce, l'italiano Draghi, che ha fatto riferimento al mancato allarme rosso quando era premier Iorgos Papandreou, una vera e propria spada di Damocle si chiama Lista Lagarde, l'elenco di illustri evasori per il quale il Parlamento ieri ha mandato a giudizio l'ex ministro socialista Iorgos Papacostantinou che, pur avendola ricevuta tramite corriere diplomatico, omise di protocollarla. Al pari del suo successore Evangelos Venizelos, attualmente vice premier e ministro degli esteri. In quella lista ci sono, secondo alcuni, i perché alle tante domande sui prestiti scaduti greci, tra acquisti faraonici di armi da Germania e Olanda, e scandalo Siemens.

Fonte: Il Giornale del 17/7/13
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lunedì 15 luglio 2013

Ferie di lusso per Papandreou a casa del superevasore greco

L'ultimo trucco della Grecia: quando già il caos era scoppiato, questi ancora truccavano. E il responsabile ora si fa le ferie a spese dell'evasore. L'ex premier socialista ellenico Giorgios Papandreou, che pochi giorni fa Mario Draghi ha velatamente accusato di mancata trasparenza sui reali conti della crisi greca, è ospite in questi giorni del Grecotel Mandola Rosa: una catena di super lusso in uno degli ultimi paradisi mediterranei (nel Peloponneso), di proprietà della famiglia Daskalantonakis, uno dei maggiori debitori nei confronti del fisco ellenico.

E che ha avviato una serie di cause amministrative contro il ministero delle finanze che gli chiede conto di tasse per miliardi non pagate. L'ex primo ministro è ospite in una suite che costa 650 euro al giorno. Al Grecotel recentemente è stata avvistata anche la Regina del Marocco che ogni anno spende due milioni di euro per 15 giorni di soggiorno. La Regina aveva al seguito 150 persone (tra servitori e accompagnatori) oltre ad assaggiatori che testavano il cibo per i suoi figli. Ma pagava di tasca propria e non era certo ospite del magnate.

Resta la questione di opportunità: l'ex primo ministro avrebbe potuto scegliere un altro posto. E declinare l'invito, non solo perché oggi i primi 4.500 dipendenti pubblici hanno avuto la lettera di licenziamento, ma soprattutto in quanto il proprietario di quella maga struttura, come di moltissime altre da cinque stelle in su, è stato accusato addirittura di non aver pagato tasse per 500 milioni. Proprio i mancati introiti per l'erario sono uno dei punti più controversi nelle trattative con la troika, con un ammanco di circa due miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali e con l'ultimo report europeo che vede Atene in testa per corruzione ed evasione fiscale.

Il magnate del turismo ellenico ha sempre negato ogni responsabilità nei confronti dell'erario. E lo ha fatto anche in occasione di un'interrogazione parlamentare presentata in Parlamento il 22 agosto dello scorso anno dal partito di opposizione del Syriza. Il giorno successivo, in una dichiarazione rilasciata dalla direzione del gruppo alberghiero, sottolineò di non avere nulla a che fare con il «presunto debito scandaloso con il governo greco». E che avrebbe presentato una denuncia contro le calunnie ricevute. Ma sta di fatto che Papandreou, anche quando era premier (fin dall'inizio della crisi greca) era solito frequentare le stanze dei lussuosi resort della famiglia Daskalantonakis a Serifos, Skiathos, e a Gouves a Creta. Tra l'altro una delle proprietarie del gruppo industriale è sposata con l'ex ministro dell'ambiente, Nick Sifounakis.

Particolare che avrebbe fatto insospettire circa la «bivalenza» del gruppo alberghiero, fino a pochi anni prima finanziatore dei conservatori quando erano al governo e dopo l'uscita di scena sospetta del premier Kostas Karamanlis (in quanto troppo vicino alla Russia di Putin) ecco la virata sui socialisti del Pasok: con un passivo significativo e con una consistente esposizione con le stesse banche che, in questi mesi, sono interessate dalla ristrutturazione post crisi. Ma con la certezza che un «vaucher di sopravvivenza» gli era conferito dall'amicizia con Papandreou, così come molti commentatori greci sostengono. A cui oggi addirittura fa riferimento il capo della Banca Centrale Europea, quando osserva che sul caso greco se errori sono stati commessi, sono dipesi anche da numeri approssimativi e da un panorama iniziale niente affatto esauriente.

Chiamando direttamente in causa l'ex premier Papandreou, padre padrone della politica ellenica degli ultimi trent'anni, prima con il capostipite Andreas poi con la sua carriera: più volte ministro e undicesimo premier nel biennio più complicato della storia recente del Paese. Quando sono giunti al pettine nodi decennali, tra operazioni sospette e swaps, conti truccati per entrare nell'euro (in quel pool che curò il passaggio dalla dracma all'euro c'era l'attuale ministro delle finanze Ioannis Stournaras), affari miliardari per forniture di armi sull'asse Berlino-Atene e gli occhi di Washington costantemente puntati nell'Egeo.

Fonte: Il Giornale del 15/7/13
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Grecia, fondi esteri comprano prestiti scaduti. Salto nel buio per i mutuatari

Che ci facevano ad Atene (nella stessa settimana) i rappresentanti di sei fondi di investimenti stranieri? Apollo Capital, Monarch Alternative Capital, Oaktree Capital Management, York Capital, Marathon Asset Management, Fairfax sono stati ricevuti dai banchieri del Paese e l’argomento con tutti è stato lo stesso: i prestiti scaduti. I telikì lisi, titolano oggi i quotidiani greci, e il perché è presto detto. Questa che è stata intrapresa da governo e banchieri è la soluzione finale al caso greco, “lo sterminio della società” scrivono autorevoli commentatori.

In soccorso alla Grecia ecco i fondi stranieri che acquistano i prestiti scaduti dalle banche. Secondo stime di mercato in questo momento un prestito su quattro è “in rosso” e presto la quota di passività che verrà servita supererà il 30%. Pochi giorni fa un grande fondo straniero ha presentato una proposta per una delle maggiori banche greche, per riacquistare una gran parte dei prestiti ipotecari al 30% del loro valore. Cioè, per ogni prestito di 100 euro ne pagano 30, conquistandosi così l’intero portafoglio prestiti. La domanda che circola con insistenza tra cittadini e analisti è: cosa succederà a coloro che vedono il loro prestito – principalmente l’abitazione in cui non vi è alcun termine per il cambio di detentore – passare a un fondo estero? Questo prestito sarà ancora gestito dalla banca interessata? E la pressione aumenterà nella misura massima?

L’ennesimo salto nel buio, con gli speculatori che gongolano. Sono solo alcuni degli interrogativi più frequenti, accanto ad altri più tecnici: tipo le analogie con il caso Argentina, o con le possibili casistiche future conseguenti a scelte fatte oggi. E se, ad esempio, tra cinque anni si presentasse un rappresentante di quei fondi e intendesse trattenere un “pezzo” del paese come risarcimento di qualche rata non pagata? Non è fantascienza immaginare scenari simili, per questo la stampa ellenica, per una volta coesa nel chiedere spiegazioni al governo, alza il livello di guardia con prime pagine dove troneggia un condor concentrato a spolpare la carcassa di una Grecia ormai prossima alla decomposizione.

Ma il trend sembra avviato, come dimostra una sorta di “protocollo di acquisizione dei prestiti” sottoposto ad altri istituti greci desiderosi di sbarazzarsi al più presto di migliaia di prestiti “rossi”: i fondi di soccorso entrerebbero in questo modo dinamicamente nel mercato greco, puntando ad acquisire soprattutto mutui. Un prestito con la cosiddetta proprietà collaterale può essere venduto a 30-40% del suo valore, mentre un altro sprovvisto di tale garanzia può essere “venduto” anche al 10%.

Nel frattempo i gestori di fondi pare abbiano puntato i prestiti che potrebbero fruttare di più, soprattutto nei settori del trasporto e del turismo. Per cui i mutuatari si chiedono come verrà gestito in futuro il proprio prestito, se verrà applicato o meno il grado di tolleranza sociale. Guardando al 2014 si prevede un problema enorme di prestiti scaduti, dal momento che si stima che ci saranno almeno 150mila pignoramenti. Il tribunale di Atene, dopo tutto, sarebbe diventato una sorta di ufficio a cielo aperto per società straniere interessate al crescente numero di mutuatari che non sono più in grado di onorare i loro prestiti scaduti. Uno scenario che ha ispirato uno dei noir del “Camilleri dell’Acropoli”, il giallista greco Petros Markaris, vincitore nel ’96 a Cannes della Palma d’oro con il compianto Theo Anghelopulos, e che ha intitolato proprio “Prestiti scaduti” (Bompiani, 2012) il suo penultimo romanzo ambientato in questa crisi infinita.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 15/7/13
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mercoledì 10 luglio 2013

Grecia, scontri all’università e sciopero generale. Troika, sì al maxiprestito

Non si placa il disagio sociale nella crisi greca. Da un lato si registra la notizia del via libera della troika alla dose di agosto del maxiprestito da 8 miliardi di euro, dall’altro la piazza torna ad infiammarsi con l’aggressione al sindaco della capitale e con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine con lancio di lacrimogeni e arresti fra gli studenti. I rappresentanti dei creditori internazionali hanno concluso questa mattina il loro report sui progressi di Atene: Fmi, Ue e Bce si dicono soddisfatti del trend avviato dal governo Samaras circa le riforme strutturali della pubblica amministrazione e del comparto occupazionale, anche se permangono dubbi circa la tenuta complessiva delle misure. L’Eurogruppo divide in due tranche gli aiuti che la Grecia si aspettava tutti insieme a luglio, e la prima tranche da 2,5 miliardi arriverà solo “in funzione delle riforme che dovranno essere messe in piedi entro il 19 luglio” ha fatto sapere il presidente Dijsselbloem.

I nodi restano i ritardi di attuazione del programma in alcuni settori come le privatizzazioni, di cui ne sono state avviate solo tre in un anno (di cui una sola, l’Opap, con cash ascrivibili al bilancio ellenico). Inoltre il via libera della troika non prevede, così come qualche ministro aveva lasciato intendere, la riduzione dell’iva che resta al 23%. Mentre aumenta dello 0,2% la tassa di proprietà sugli immobili. Buone notizie (per Berlino) sul fronte occupazionale, con il governo disposto a licenziare i 12.500 dipendenti pubblici chiesti dalla troika, per garantire il raggiungimento degli obiettivi finanziari nel 2013-2014. Ancora difficoltà per l’erario, con almeno due miliardi di tasse non riscosse, per la mutua e l’Inps che presentano una voragine finanziaria non ancora quantificata. Proprio il lavoro è un punto dolente, con lo sciopero generale andato in scena oggi nel Paese e con l’aggressione di ieri al sindaco di Atene Iorgos Kaminis. Un gruppo di dipendenti pubblici lo ha riconosciuto per le strade della capitale, al termine di un vertice proprio sul rischio licenziamenti e lo ha aggredito con calci e pugni, oltre a danneggiare la sua auto. Il sindaco è riuscito a mettersi in salvo montando su una moto di grossa cilindrata che lo ha condotto al pronto soccorso.

E non è tutto, perché oggi, proprio in occasione della mobilitazione dei lavoratori, cento studenti dell’Università di Atene hanno manifestato contro la riunione del Consiglio direttivo dell’ateneo che avrebbe dovuto decidere sui tagli al personale. La polizia anti-sommossa è intervenuta per disperderli con lancio di lacrimogeni, arrestandone trentuno. Gli uomini dei Mat sono anche entrati nel rettorato dove si sono scontrati con gli studenti. Il rettore è rimasto intrappolato all’interno della sala conferenze per qualche ora, prima che la folla andasse via. Diminuisce intanto la flotta mercantile greca: meno 3,7% nel corso degli ultimi dodici mesi. Secondo i dati presentati al Parlamento dal ministero della Marina, la potenza della flotta mercantile greca per navi da cento tonnellate di stazza lorda al marzo di quest’anno si è attestato a 1.932 unità. Con una stazza lorda complessiva di 43.932.408, mentre il corrispondente di un anno fa era di 2.006 unità. Infine l’affondo contro l’Ue da parte del leader del Syriza, Alexis Tsipras. Incontrando Henri Malosse, presidente del Comitato economico e sociale europeo, ha detto che “l’Europa è guidata su strade sdrucciolevoli, le scelte neoliberiste dei leader dell’Ue distruggono la coesione economica e sociale, le politiche restrittive sono in fase di stallo, la disoccupazione è in crescita, mentre lo stato sociale si scioglie”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano dell'8/7/13
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Grecia, i licenziamenti voluti dalla Troika

I rappresentanti dei creditori internazionali della Grecia lo avevano messo in chiaro da subito: sui licenziamenti nel pubblico impiego nessuna trattativa. E così è stato, nonostante una crisi di governo, un rimpasto e le voci sempre più insistenti che vogliono il governo guidato dal conservatore Samaras e dal socialista Venizelos a termine, con il ritorno alle urne a ottobre (dopo le elezioni in Germania). Ventiquattr’ore dopo il report positivo della Troika, che è valso alla Grecia un voucher per la dose di prestiti di agosto (anche se dilazionata e con la spada di Damocle del 19 luglio) approvata dall’Eurogruppo, ecco i primi 4.500 dipendenti pubblici che saranno licenziati entro il 31 luglio. Per otto mesi andranno in mobilità con il 75% di stipendio e poi tagliati definitivamente.

Primi tagli
Si tratta degli addetti alla sicurezza nelle scuole e dei dipendenti del Ministero della riforma amministrativa, oltre a docenti di musica e storia dell’arte. Entro la fine del mese di settembre invece verrà completato il processo di adesione al programma di mobilità per i totali 12.500 da licenziare. La ripartizione per anno – 4.000 nel 2013 e 11.000 nel 2014 – rimane costante come chiesto dalla Troika.

Nella scuola
Circa 2.000 saranno gli insegnanti che andranno in procedura di mobilità. Il Ministero dell’Istruzione ha già predisposto il piano nei dettagli e ha designato le discipline da cui saranno attinti quegli insegnanti: informatica, musica, scuola dell’arte, educazione fisica. L’accelerazione ha provocato la protesta di docenti e dirigenti che hanno redatto un memorandum inviato al Ministero della Pubblica Istruzione.

19 luglio
La data è già cerchiata in rosso, non solo dai vertici dell’Eurogruppo ma soprattuto dal premier greco, quel giorno si conosceranno le valutazioni dei creditori internazionali sui due grandi vulnus ellenici: le mancate privatizzazioni e la sostenibilità del debito. Anche se si tratta di un vero e proprio segreto di Pulcinella, dal momento che tutti gli analisti convergono sul fatto che Atene non è in grado di restituire il già avuto, quel giorno la troika deciderà sulla rateizzazione della dose di agosto. Con possibili sorprese circa i rapporti interni a Bce, Ue e Fmi. Dal momento che il Fondo Monetario Internazionale, anche se dichiara pieno appoggio, sta fremendo perché vorrebbe riuscire dal piano di salvataggio.

Draghi dixit
Ieri intanto il capo della Bce, Mario Draghi, ragionando sul caso Grecia, aveva velatamente manifestato i suoi rilievi sul fatto che i numeri iniziali non erano stati di grande aiuto nell’individuare la cura per il malato grave di Atene. E, quindi, tirando in ballo chi era al timone del Paese quando il buco esplose in tutta la sua gravità: il socialista Giorgios Papandreou. Le parole di Draghi seguono cronologicamente quelle di illustri dirigenti del Fmi che lo scorso dicembre fecero mea culpa su errori di valutazione commessi proprio dal Fondo Monetario Internazionale. Un passaggio che è facilmente comprensibile se si pensa che le misure per la Grecia sono state realizzate con tre memorandum: segno che i primi due non erano sufficienti a sanare le deficienze strutturali (su cui pende il caso della tv di stato Ert).

Due giorni di sciopero
Intanto nelle piazze di Atene e Salonicco torna alta la tensione. Scioperano per il secondo giorno consecutivo i lavoratori del pubblico servizio per protestare contro i tagli ormai decisi dal governo Samaras. Nella capitale un lungo corteo partito da piazza Karaiskakis è giunto dinanzi al Parlamento in piazza Syntagma, accompagnato da slogan come “non siamo numeri, ma uomini”, “Troika go home”, “giù le mani dall’Ellade”. Identica mobilitazione a Salonicco. I manifestanti srotolano striscioni con Angela Merkel dipinta come figlia di Adolf Hitler, con mostrine naziste e svastica in evidenza sul petto.

Fonte: Formiche del 9/7/13
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domenica 7 luglio 2013

L'euroburocrate blocca Atene per le albicocche

Ventiquattr’ore prima che la troika decida sulla tranche di aiuti finanziari alla Grecia (ballano 8,1 miliardi di euro per la rata di agosto) un episodio, più da bulli che da prestigiosi manager finanziari, la dice lunga su ciò che effettivamente il triumvirato Bce, Fmi e Ue ha rappresentato in Grecia in questo triennio di eurocrisi. Mentre nelle stanze ateniesi di due ministeri “bollenti” come quello delle Finanze e del Lavoro, sta andando in scena una trattativa serrata sui nuovi mini contratti di lavoro da 350 euro e su come ravvivare privatizzazioni che procedono drammaticamente a rilento (avviate solo tre in un anno), per le strade del centro due giorni fa i cittadini greci sono stati assaliti da una tragica certezza: che troika non solo ha colonizzato il Paese per via di funzionari europei ormai in pianta stabile nella res publica ellenica, ma che di fatto la considera niente altro che un suo pied a terre. Con modi e atteggiamenti non certo edificanti. 

Il capo dei negoziatori, il danese Paul Thomsen, passato agli onori della cronaca per via della sua abitudine di sedere “all’americana” con le gambe sulla scrivania in noce del ministro dell’Economia, al termine di una riunione è stato colto da una improvvisa voglia di albicocche. La conseguenza? Centro di Atene bloccato per venti minuti, cordone di 300 metri con i gorilla a protezione della sua passeggiata verso un negozio di alimentari. E traffico in tilt per consentire a lui e ai suoi uomini di fare l'acquisto in questione. Ma se da un lato i turisti incuriositi non hanno poi fatto caso al (presunto)n vip di turno, i cittadini greci invece, stremati dai continui tagli e dall’incubo di nuove misure contro un debito monstre da 330 miliardi di euro (identico dato dell’inizio della crisi), si sono indignati. E per un attimo hanno abbandonato quel senso di frustrazione e rassegnazione che li ha colti ormai da un anno, protestando con veemenza. Forse ricordandosi di essere gli eredi di un certo Leonida che, armato di soli 300 spartiati, frenò alle Termopili l’avanzata di Serse e del suo esercito di cinquanta volte più numeroso.

Indignazione che ha provocato anche un’aspra polemica contro il governo Samaras, per via delle parole pronunciate in una trasmissione televisiva da un deputato dell’opposizione del Syriza, Vassilis Kiriakakis. Secondo cui la piazza del Cairo, in questi giorni balzata all’attenzione mondiale per il colpo di stato “bianco”, possa essere emulata prestissimo da quella piazza Syntagma di Atene. Dove solo pochi mesi fa, in una notte di pioggia battente, è andata in scena la fine della sovranità nazionale ellenica: quando il parlamento ha approvato il terzo memorandum della troika, ma senza che i deputati avessero letto per intere le trecento pagine che lo componevano. 

Fonte: Il Giornale del 7/7/13
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Grecia, il turismo a 5 stelle rende meno amara la crisi

“Non riesco a capire come ho vissuto per 49 anni su questo pianeta senza aver mai visitato le isole greche. Yassou, Mykonos! Tornerò”. Così scriveva pochi giorni fa su twitter il famoso attore Russell Crowe, che ha trascorso un fantastico weekend di vacanza, come lui la descrive, nell’ isola greca dell’Egeo dove l’italiano Gianni Versace era di casa. Contribuendo ad attirare turisti vip in un Paese alle prese con i noti problemi economici che per fortuna non hanno intaccato il numero e la qualità dei vacanzieri.

La lunga lista
Crowe si aggiunge a una lunga lista che vede in questa estate 2013 in testa l’emiro del Qatar, che ha incrociato nel Mar Egeo Michael Douglas, Alec Baldwin e Tom Hanks (di origini elleniche). Allo stesso tempo i media internazionali dedicano ampi report sulla bellezza delle isole. C’è chi in Grecia è un ospite fisso, come Fabio Cannavaro e Luca Cordero di Montezemolo, avvistati più volte in barca nelle ioniche isole di Paxi e Cefalonia, o come il magnate russo e patron del Chelsea Roman Abramovic che a bordo del suo panfilo trascorre sempre qualche giorno nelle Sporadi (Skyathos, Scopelos e Alonissos), attratto dalle spiagge dorate di Koukounaries ma anche dal parco marino di Alonissos, dove vive una delle specie più rare di foca monaca.

Jet set
Segnalati anche Michael Douglas e Catherine Zeta Jones a Kos, in crociera nel Mar Egeo, con un lussuoso yacht per la seconda estate di fila. La coppia è stata immortalata dai paparazzi mentre camminava per le stradine dell’isola godendo dei sapori greci nella stessa taverna che avevano visitato nel 2012. E la rockstar Madonna pare diretta nell’isola di Ulisse: a Itaca è dato per certo l’arrivo a metà luglio. Anche perché sarebbe una delle nuove proprietarie di fantastiche ville che tra un anno dovrebbero sorgere nell’arcipelago jonico che il governo greco ha ceduto a imprenditori privati stranieri, e che realizzeranno faraonici resort da un milione di euro cadauno. Anche la principessa del Marocco, Lala Salma, ha visitato l’isola di Antiparos.

Il paperone russo
Ma il colpo dell’anno se l’è aggiudicato il re del potassio Dimitri Rybolyeev che, dopo aver riportato nella serie A francese la squadra di calcio del principato di Monaco, si è aggiudicato per 200 milioni di euro l’esclusiva isola che fu di Aristotele Onassis, Skorpiòs. Un vero e proprio paradiso di acque cristalline immerse nel verde, dove si immersero per un bagno ristoratore non solo le dame Jackie Kennedy e Maria Callas, ma anche politici di primo piano come Winston Churchill, “di casa” sul panfilo Cristina attraccato a Skorpiòs. Il neo proprietario è appena arrivato nella proprietà che fu del magnate Onassis a bordo del suo mega yacht.

“Altri” vip
Più lontani dal jet set e dagli scatti dei fotografi, ci sono altri illustri visitatori che della Grecia sono innamorati da molti anni. Lo scrittore Umberto Eco è segnalato nel Manni, il promontorio meridionale del Peloponneso dove storia e natura si mescolano. E soprattutto al riparo da starlette e rombi di motoscafi. Così come uno dei fratelli Minoli, Enrico, ama rifugiarsi ormai da tempo nei pressi del golfo di Volos nella sua elegante villa sul mare a Mitzella. In cui, pare, intenda trasferirsi in pianta stabile per il prossimo triennio. Magia ellenica.

Fonte: Formiche del 7/7/13
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mercoledì 3 luglio 2013

Al via la cinesizzazione della Grecia. Una piccola Dubai nascerà nell’Egeo

Isole artificiali sul modello Dubai nel golfo di Saronico, resort a cinque stelle fino a Capo Sounio, sfruttamento full del turismo in chiave mondiale e destagionalizzato, ingresso prepotente nelle privatizzazioni del Paese. La Cina ha deciso di giocare la “carta europea” e lo ha fatto nei giorni scorsi in Grecia. Dove, complice l’esigenza di monetizzare subito e il più possibile, e grazie a un memoradum che fa dell’eccezionalità delle decisioni una spinta per il governo, il premier Samaras ha messo a disposizione di Wei Tziafou, numero uno del colosso Cosco, niente meno che il porto del Pireo: uno degli scali marittimi più strategici del continente.

Oltre ai progetti per il terminal container che Cosco realizzerà (a settembre pronti 500 posti di lavoro) sono stati diffusi i riverberi turistici dell’accordo Samaras-Wei Tziafou. Che prevede piattaforme petrolifere costruite dai cinesi al Pireo, mega porto turistico a Perama, partecipazione alla privatizzazione della società dei treni greci Trainose (termine per le offerte prolungato a fine luglio per favorire si dice l’offerta cinese). “Incoraggio vivamente le imprese cinesi ad investire in Grecia”, ha detto Tziafou dopo il brindisi svolto nel prestigioso Hotel Britannia che si affaccia su Piazza Syntagma ad Atene, a due passi dal Parlamento. Sancendo, di fatto, una colonizzazione intensa e duratura da parte di Pechino.

Oltre al porto del Pireo la Cosco pare abbia messo gli occhi sul vecchio aeroporto Ellenikon nella marina di Glyfada, gradimento espresso dallo stesso vertice cinese mentre firmava il memorandum di cooperazione con il neo ministro della marina, Milziade Varvitsioti e il Taiped (la società di stato per le privatizzazioni) per sancire ufficialmente l’estensione del Molo III, nella parte occidentale del porto. Wei Tziafou, riferendosi agli scenari futuri che riguarderanno la presenza del gruppo in Grecia, ha portato come esempio le recenti costruzioni di isole artificiali a Dubai, e ha espresso fiducia nel governo greco e nelle nuove forme di imprenditorialità. Il manager nell’occasione ha anche ricevuto dal vicepremier Evangelos Venizelos la Gran Croce al merito della Repubblica ellenica e sulla situazione del Paese si è detto certo che “la prosperità tornerà presto e la Grecia sarà il primo Paese dell’eurozona a riprendersi”.

Secondo il protocollo d’intesa, Cosco a settembre avvierà i cantieri per costruire l’ala occidentale del Molo III, nello stesso sito dove edificherà i nuovi terminali petroliferi (pagati dal governo greco). Come contropartita verrà costruito un mega porto turistico a Perama. Inoltre Cosco chiede l’eliminazione del corrispettivo minimo garantito pagato per la costruzione a proprie spese del molo, ma si tratta di un passaggio che sarà limato più avanti. Secondo fonti governative nell’occasione, l’intero management del gruppo di logistica ha manifestato serio interesse per le privatizzazioni ferroviarie greche, con il pacchetto della statale Trainose che potrebbe passare in mani cinesi. A supporto di questa tesi emerge che la società Taiped era obbligata a presentare l’intero piano dei potenziali acquirenti entro lo scorso 28 febbraio, ma ha ottenuto una proroga (la Troika non si è opposta, anzi) sino alla fine di luglio. Si dice proprio per tentare di convincere i cinesi della bontà dell’operazione, da accompagnare con altri interventi di natura turistica e imprenditoriale.

Intanto il ministero delle finanze e le forze dell’ordine hanno diffuso per la prima volta dall’inizio della crisi greca, l’esatto numero dei suicidi da crisi: si tratta di dati ufficiali della polizia, del ministro delle finanze, citando un report documento dell’Autorità nazionale di statistica trasmesso ieri al Parlamento. All’agosto del 2012 i suicidi da crisi nel Paese (inizio nel 2009) sono stati 3124. In dettaglio, nel 2009 sono stati 391, 377 suicidi nel 2010 e nel 2011 477. I dati sono stati trasmessi alla Camera con una lettera del ministro delle finanze Ioannis Stournaras.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 2/7/13
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lunedì 1 luglio 2013

Atene, nuova ondata di licenziamenti pubblici, mentre spuntano altri evasori

Grecia senza pace, stretta da un lato dalla morsa degli evasori con un’altra lista che scotta (dopo quella Lagarde) in arrivo da Bruxelles e dall’altro dall’annuncio di settemila licenziamenti da parte ministro per la Riforma pubblica, Kyriakos Mitsotakis. Per quanto riguarda la nuova schedatura dei “fuggitivi”, il ministro delle Finanze Yannis Stournaras ha presentato una richiesta ufficiale per l’invio di informazioni riguardanti individui e aziende che hanno i conti in Lussemburgo, con depositi stimati fra i 600 e gli 800 milioni. Le procedure hanno avuto inizio lo scorso 4 giugno, quando il primo ministro del Lussemburgo, Jean Claude Juncker, è stato in visita ufficiale in Grecia.

In quell’occasione il ministero ha inviato la richiesta per la lista tramite valigia diplomatica, oltre a una lettera personale che lo stesso Stournaras ha consegnato nelle mani del ministro delle Finanze del Lussemburgo Luc Frinten durante l’Eurogruppo del 17 giugno scorso. Secondo fonti diplomatiche elleniche la cosiddetta “lista Juncker” sarà inviata in Grecia ai primi di settembre e la valutazione dei dati verrà avviata immediatamente. Inoltre lo stesso Stournaras ha chiesto qualche giorno fa, attraverso i canali diplomatici formali, tutti i dati disponibili sui depositi dei contribuenti greci, persone fisiche e giuridiche, in Lussemburgo. In questo modo l’erario greco oltre ai 2.063 nomi elencati nella lista Lagarde, le cui indagini sono state ritardate per la mancata archiviazione ufficiale da parte dei due ex ministri delle Finanze Papacostantinou e Venizelos, potrà mettere le mani su altri illustri evasori.

Intanto però la notizia che preoccupa il Paese arriva dal neo ministro della Funzione pubblica Mitzotakis, che annuncia: “Ci saranno licenziamenti nel settore pubblico”. Facendo il paio con le richieste ufficiali avanzate dalla Troika come conditio sine qua non per ottenere la nuova tranche di aiuti prevista nel mese di agosto. La maggior parte dei tagli riguarderà dai 4000 ai 7000 dipendenti. Il primo gruppo da 1500 sarà nel settore giustizia, con l’haircut plan pronto a settembre, ed è frutto di quella legislatura di emergenza presente nel memorandum e avallata dal nuovo ministro della Giustizia, Christos Athanasiou. Mentre il titolare del dicastero della Salute, Adonis Gheordiadis, conferma ufficialmente la volontà di chiudere gli ospedali del Paese, così come anticipato da queste colonne nei giorni scorsi.

Ma non è tutto, perché nonostante le rassicurazioni del ministro del lavoro Iannis Vroutsis, la Troika sarebbe sempre più intenzionata a trovare le coperture che mancano ai numeri greci in un ritocco alla normativa sul lavoro, abbassando il salario minimo nel Paese a 350 euro. In sostanza si vorrebbe introdurre una nuova tipologia contrattuale definita “mini posti di lavoro”, dove la retribuzione massima sarà di 350 euro. Ufficialmente l’obiettivo dei creditori internazionali è quello di adottare un modello di lavoro flessibile, a bassa retribuzione, senza alcun ritorno fiscale. E vi sarebbero anche forti pressioni per adottare il provvedimento “in blocco”, ovvero dare diritto al datore di lavoro di rifiutarsi dil fornire servizi per conto di lavoratori che in precedenza erano in sciopero.

E nel Paese torna a farsi sentire lo scontro sociale, con 14 arresti, sabato a Patrasso, di attivisti anarchici che volevano fare ingresso in un hotel cittadino dove si teneva una manifestazione dei neonazisti di Alba dorata. Mentre il partito delle sinistre radicali del Syriza (che i sondaggi danno in testa assieme a Nea Dimokratia) attacca duramente il premier Samaras: “Mano nella mano con il signor Venizelos, sono adesso accomunati dal marcio del potere che li unisce. I loro giorni sono contati”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 30/6/13
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