giovedì 27 agosto 2015

Grecia, varato il governo tecnico: primo premier donna, un 87enne agli Esteri


Giurerà questa sera il primo premier donna della storia democratica greca, il presidente della Corte suprema Vassilikì Thanos, chiamata dal capo dello Stato Procopios Pavlopoulos a risolvere l’impasse politica nel Paese. Troppo complessa la matassa degli incarichi ai tre capi dell’opposizione (così come prevede la Costituzione ellenica) dopo le dimissioni di Alexis Tsipras. Nessuno è riuscito a formare un governo con le attuali forze in aula e così il mandato verrà consegnato nelle mani dell’esperto giudice. Il nuovo esecutivo durerà in carica un mese, al solo fine di condurre la Grecia alle urne il prossimo settembre (il 20 o il 27).

Secondo le prime indiscrezioni, i ministri tecnici sarebbero l’80% dei nuovi, come banchieri, tecnocrati e magistrati. Agli Esteri dovrebbe andare l’87enne Petros Molyviatis, uno stretto collaboratore di Kostantino Karamanlis, già ministro degli esteri nel 2012 sotto il governo tecnico Pikrammenos e anche dal 2004 al 2006. Tecnocrate di lungo corso, è diplomatico di carriera, e ha servito nella delegazione permanente della Grecia presso l’Onu a New York, e la Nato a Bruxelles. Ha anche lavorato nelle ambasciate greche di Mosca, Pretoria e Ankara.

Agli Interni il costituzionalista Antonis Manitakis e alle Riforme il professore Antonis Makridimitris. In forte dubbio la permanenza di Euclid Tsakalotos alle finanze, dal momento che si fa strada l’ipotesi che venga sostituito da George Chouliarakis, uno dei principali negoziatori del governo greco nelle consultazioni con i creditori in questa prima metà del 2015: sarebbe il terzo cambio alle finanze in soli otto mesi che certamente non offre sollievo al versante economico, gravato oggi dalla notizia delle mancate entrate fiscali nei primi sei mesi del 2015 per 6 miliardi di euro. Segno che il meccanismo della riscossione delle tasse ancora non funziona a dovere nel Paese.

Intanto l’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis dice apertamente che sta riflettendo sulla possibilità di dare vita ad un movimento paneuropeo di respiro internazionale, che non si presenterà alle prossime elezioni. L’idea è di assembleare un pensatoio come le fondazioni Usa in attesa di capire i tempi politici ellenici. Lo scopo è dare fiato ad una rete europea anti memorandum e anti austerità contando su sponde economiche e sociali. Non ne farà parte l’ex sodale Tsipras che, di contro, esclude di essere premier in un futuro governo di coalizione, se le elezioni dovessero consegnare un quadro di ingovernabilità, così come è probabilissimo. Infatti anche il secondo sondaggio, diffuso in questi giorni dopo quello della Bild, evidenzia una differenza minima tra Syriza e Nea Dimokratia. Secondo le proiezioni di Greek Reporter al momento c’è un testa a testa fra i due partiti, con la sinistra di Tsipras che perde voti a causa della scissione.

“Non esiteremo a tornare alla moneta nazionale spingendo per il Grexit” replica proprio il leader di Unità Popolare, Panagiotis Lafazanis, dalla frequenze della tv americana Cnbs. L’ex ministro fuoriuscito da Syriza non perde occasione per accusare Tsipras: “Ha rinunciato a tutti gli impegni programmatici essenziali e fondamentali di Syriza – attacca – Ha accettato un finanziamento che prevede politiche distruttive, incluse le riduzioni degli stipendi e delle pensioni. È il colpo finale per l’economia greca”. La campagna elettorale è appena all’inizio.

sabato 22 agosto 2015

Grecia, sull’isola di Agathonisi numero di migranti supera quello degli abitanti. Ma mancano acqua e medici


Mentre sulla dorsale balcanica si assiste a continui scontri tra migranti e forze dell’ordine, è nell’Egeo che si concentrano la maggior parte degli arrivi di profughi dalla Siria. Soprattutto in quelle isole più prossime alla Turchia da dove, complici frontiere permeabili e scarsi controlli da parte delle autorità di Ankara, migliaia di disperati si imbarcano alla volta della Grecia.

Agathonisi è un atollo abitato da 150 persone nell’Egeo orientale, vicino a Samos: oggi i migranti superano il doppio degli abitanti ed è emergenza totale. Sull’isola non ci sono medici, né acqua, né infrastrutture capaci di fare accoglienza. Non ci sono centri di smistamento né campi per profughi. Addirittura le forze di polizia sono composte da un solo ufficiale che deve tentare di registrare i trecento arrivi. E la comunità locale sta cercando di affrontare il fenomeno con un drammatico appello dal sindaco dell’isola a istituzioni e Ong.

Il tutto mentre ad Atene, dopo i 2.400 arrivi di migranti che cercano fortuna nel centro della capitale, ecco altri 2.172 scaricati al Pireo dal traghetto “Elefterios Venizelos“, noleggiato dal governo ellenico per sopperire alla vera e propria invasione nell’isola di Kos, dove gli arrivi hanno superato le ottomila unità. Nel porto ateniese per scongiurare episodi simili a quelli accaduti a Kos e Lesbos (con tafferugli tra immigrati di diverse religioni e lancio di pietre e bombe carta) le forza dell’ordine hanno creato un cordone di sicurezza assieme alla Guardia Costiera al fine di garantire in modo sicuro lo sbarco dei profughi. Sono anche stati allestiti dei bus per trasportarli sino alle stazioni ferroviarie in periferia. La maggior parte dei rifugiati sono attesi nella Statmòs Larission per salire sul treno diretto a Salonicco. E poi da lì sino a varcare il confine settentrionale. Secondo fonti di sicurezza elleniche la stessa nave tornerà nell’Egeo orientale per prelevare altri profughi siriani dalle isole di Kos, Kalymnos, Leros e Samos.

“Ho una bomba tra le mani e lo stoppino è verso la fine”, ha detto il sindaco di Lesbo Spyros Galeno per attirare l’attenzione su quanto sta accadendo sull’isola. “Oggi siamo arrivati alla grande follia“, con riferimento al numero di migranti che tra arrivi e ripartenze non scende mai al di sotto dei mille, senza contare chi tenta la fuga a nuoto o si nasconde sull’isola stessa. Ieri mattina è annegato un 17enne a bordo di una vecchia barca, che si è rovesciata sugli scogli vicino la spiaggia di Thermi, mentre la Guardia Costiera ha salvato altri due dispersi che rischiavano di annegare. “Molti di questi siriani – aggiunge il sindaco – non hanno mai visto il mare nella loro vita, per non parlare di saper nuotare. Tuttavia i trafficanti delle coste turche promettono una traversata in tutta sicurezza. Ma purtroppo non è così”. E a Lesbo al momento, nonostante la spola del traghetto Venizelos, se ne contano ancora 8500.

Twitter: @FDepalo