giovedì 13 febbraio 2014

Quando Atene comprava carri armati inutili con le tangenti tedesche

Da un lato Berlino impone alla Grecia memorandum lacrime e sangue e tagli praticamente a tutti i settori, dall'altro «caldeggia» l'acquisto miliardario di tank e sommergibili. È quanto emerge dalle ricostruzioni che l'ex direttore della Difesa ellenica, Antonis Kantas, sta fornendo ai magistrati che indagano su un vorticoso giro di tangenti sull'asse Berlino-Atene, che gli avrebbero fruttato svariate mazzette per l'acquisto di carri armati tedeschi nel 2001.
Nel «Pentagono ellenico» un funzionario come Kantas avrebbe accumulato circa 19 milioni di dollari in un lustro, secondo quanto riportato dal New York Times. Ecco che dopo lo scandalo Siemens, un altro fronte tangentizio si apre in Grecia con sullo sfondo anche 170 carri armati Leopard, per i quali Kantas avrebbe ricevuto un totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco ma di cui poi il Paese non avrebbe neanche acquistato i proiettili, in un trionfo di corruzione improduttiva di proporzioni macroscopiche. Il tutto emerge nelle stesse ore in cui i dati dell'Ue si soffermano sui 60 miliardi della corruzione italiana senza che quei numeri siano però confermati dalla Corte dei Conti e non menzionando incredibilmente il sistema ellenico che Kantas sta svelando agli inquirenti.

Il funzionario dovrà rispondere di riciclaggio di denaro, condotta fraudolenta ai danni dello stato greco, corruzione e falso ideologico. È la prima volta che, dall'interno del sistema, un ingranaggio decide di collaborare, a quasi due anni dall'arresto di Akis Tzogatzopulos, ex ministro della Difesa e braccio destro di Andreas Papandreou, padre padrone socialista della Grecia per vent'anni. Dal maggio 2012 è agli arresti accusato di tangenti per la fornitura di armi, che avrebbe riversato in società off-shore per almeno 100 milioni di euro. E contribuendo ad allargare a macchia d'olio il buco strutturale nelle finanze elleniche che ha causato l'intervento della troika.
Ma è il racconto di quelle tangenti a colpire per esosità di risorse e facilità con cui i funzionari greci dicevano sì ai commercianti tedeschi. Come quando Kantas ha ammesso dinanzi ai magistrati di aver incassato talmente tante tangenti da non ricordarne più dettagli e importi precisi. O come quando, in occasione di quei tank, di fronte alle iniziali perplessità di Kantas, il suo interlocutore gli avrebbe lasciato sul divano dello studio una borsa con 600mila euro in contanti, su un acquisto complessivo di 2,3 miliardi.

Dalle deposizioni emerge, oltre al reato in sé, l'oltraggio con cui i corruttori esercitavano pressioni per corrompere il funzionario di un Paese che acquistava armi contraendo prestiti che in seguito, così come si è visto, non sarebbe stato in grado di onorare. Svariati erano gli emissari che bussavano alla sua porta: tedeschi, francesi, svedesi, olandesi che negli ultimi dieci anni hanno venduto alla Grecia armi per la folle cifra di 68 miliardi dollari. Vi sarebbero anche caccia bombardieri senza sistema di guida elettronico e pagati più di 4 miliardi di euro, oltre a sottomarini rumorosi che non sono ancora ultimati e riposano nei cantieri Skaramangas fuori dal Pireo, il porto ateniese. Senza dimenticare un altro sommergibile con un gravissimo difetto al timone (pendeva a destra) che il governo ordinò da Berlino. Inoltre al culmine della crisi, quando non era chiaro se la Grecia sarebbe uscita dall'eurozona, il Parlamento approvò irresponsabilmente il pagamento di 407 milioni di dollari per i sommergibili tedeschi.

Ma come si è giunti a Kantas? Punto di partenza è la Lista Lagarde, l'elenco di illustri evasori ellenici da cui venne fuori che due impiegati di una grande banca tedesca e altrettanti di una francese avevano il compito di «ricevere» fondi neri dalla Grecia, che giungevano in loco in enormi valige zeppe di denaro contante. Da quella lista, dove ci sono svariati ministri, politici, imprenditori e giornalisti, vanno depennati quattro nomi: l'ex ministro Leonidas Tzanis, trovato nella sua casa di Volos impiccato nell'ottobre del 2012; l'ex ministro della Difesa Tzogatzopulos, arrestato e sotto processo; il mercante d'armi e suo sodale, Vlassis Karambouloglu, trovato morto a Jakarta in una stanza d'albergo lo scorso anno; e l'ex numero uno della polizia tributaria, Yannis Sbokos, coinvolto proprio nel processo a Tzogatzopulos. Due in manette e due passati a miglior vita. Almeno per ora.

twitter@FDepalo

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