lunedì 1 giugno 2015

Il vero vaffa day è stato ieri: il punto sulla mia Puglia

A scrutini terminati un paio di considerazioni vanno fatte sulle elezioni regionali, tanto nazionali quanto nella mia Puglia. Il vero vaffa day è stato ieri, con metà degli elettori che non ha votato. In Puglia non vince tanto il Pd, che comunque è al 19%, ma l'onda Emiliano. E'lo spot da sindaco di Puglia, mescolato alla bassa affluenza e al suicidio del centrodestra, che consegna la vittoria al magistrato. E'noto che non ci sia poi tanto feeling tra Emiliano e il premier Renzi, il che avvalora la tesi della vittoria in solitario dell'ex sindaco di Bari. Una mossa ad effetto è l'assessorato all'ambiente proposto ai 5 stelle, ma per ora rifiutato.

Sul versante centrodestra, Fitto non ha messo nell'ombra Forza Italia: hanno perso entrambi. Si sapeva e si immaginava, ma ci sono dei distinguo. I voti di Schittulli e Poli Bortone, assieme e senza divisioni, avrebbero garantito almeno una maggiore rappresentanza in consiglio regionale. Ovvero il centrodestra unito sarebbe arrivato dignitosamente secondo. Mentre invece i voti dei Cinque Stelle da soli valgono quelli delle tre liste a sostegno di Schittulli: Oltre con Fitto, Fratelli d’Italia e Movimento Schittulli.

Il macro dato è che il centrodestra, dalla scomparsa di Pinuccio Tatarella in poi, non è stato capace n'è di progettazione nè di selezione della classe dirigente, perso tra beghe familiari e liti frutto, forse, di una pochezza politica e contenutistica oggettiva. Senza dimenticare che un leader vero proprio non s’è visto. Spicca invece, al di là delle diatribe partitiche, il leaderismo di Emiliano che con i pregi e i difetti che l’uomo ha, è riuscito a mettere assieme un filotto non da poco: con due mandati da sindaco e questo sulla poltrona che (per due volte) fu di Nichi Vendola.

Dappertutto crescono i 5 stelle, anche in Puglia rispetto alle bassissime percentuali delle comunali 2014: il 18,2% della candidata Laricchia segna una svolta. Dopo i numeri nazionali, ecco che anche nei territori i cittadini scelgono l'antipolitica di Grillo che paradossalmente proprio da Grillo si sta smarcando. Perché, al di là dei difetti e degli svarioni, è oggi una delle due alternative a Renzi. Il premier non veleggia più in solitario e il 40,8% conseguito alle europee del maggio 2014 è solo un ricordo. Ieri ha perso in 7 regioni circa 2.000.000 di voti rispetto a dodici mesi fa.

A questo punto quindi in Puglia chi rischia di meno è proprio Emiliano, al cui orizzonte non c'è solo un quinquennio in sella al tacco d'Italia, ma il trampolino verso un futuro sempre più romano. Già non poche erano state le voci che lo volevano prima in corsa per un sottosegretariato, poi addirittura al posto del dimissionario Maurizio Lupi alle Infrastrutture. Ma il tutto non ebbe un seguito per le note divergenze con Renzi: i due non si sono mai presi, perché entrambi galli in un solo pollaio, perché affetti da decisionismo puro. 
E a Roma chi rischia di meno è paradossalmente Salvini, che ha lanciato un'opa sul centrodestra senza neuroni (ha doppiato Forza Italia e lancia il populismo come programma di governo) e un M5S che fa avanzare gli alfieri Di Maio e Fico: non più a sola protezione dei “due re”, ma all’attacco.


twitter@FDepalo

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