sabato 22 agosto 2015

Grecia, sull’isola di Agathonisi numero di migranti supera quello degli abitanti. Ma mancano acqua e medici


Mentre sulla dorsale balcanica si assiste a continui scontri tra migranti e forze dell’ordine, è nell’Egeo che si concentrano la maggior parte degli arrivi di profughi dalla Siria. Soprattutto in quelle isole più prossime alla Turchia da dove, complici frontiere permeabili e scarsi controlli da parte delle autorità di Ankara, migliaia di disperati si imbarcano alla volta della Grecia.

Agathonisi è un atollo abitato da 150 persone nell’Egeo orientale, vicino a Samos: oggi i migranti superano il doppio degli abitanti ed è emergenza totale. Sull’isola non ci sono medici, né acqua, né infrastrutture capaci di fare accoglienza. Non ci sono centri di smistamento né campi per profughi. Addirittura le forze di polizia sono composte da un solo ufficiale che deve tentare di registrare i trecento arrivi. E la comunità locale sta cercando di affrontare il fenomeno con un drammatico appello dal sindaco dell’isola a istituzioni e Ong.

Il tutto mentre ad Atene, dopo i 2.400 arrivi di migranti che cercano fortuna nel centro della capitale, ecco altri 2.172 scaricati al Pireo dal traghetto “Elefterios Venizelos“, noleggiato dal governo ellenico per sopperire alla vera e propria invasione nell’isola di Kos, dove gli arrivi hanno superato le ottomila unità. Nel porto ateniese per scongiurare episodi simili a quelli accaduti a Kos e Lesbos (con tafferugli tra immigrati di diverse religioni e lancio di pietre e bombe carta) le forza dell’ordine hanno creato un cordone di sicurezza assieme alla Guardia Costiera al fine di garantire in modo sicuro lo sbarco dei profughi. Sono anche stati allestiti dei bus per trasportarli sino alle stazioni ferroviarie in periferia. La maggior parte dei rifugiati sono attesi nella Statmòs Larission per salire sul treno diretto a Salonicco. E poi da lì sino a varcare il confine settentrionale. Secondo fonti di sicurezza elleniche la stessa nave tornerà nell’Egeo orientale per prelevare altri profughi siriani dalle isole di Kos, Kalymnos, Leros e Samos.

“Ho una bomba tra le mani e lo stoppino è verso la fine”, ha detto il sindaco di Lesbo Spyros Galeno per attirare l’attenzione su quanto sta accadendo sull’isola. “Oggi siamo arrivati alla grande follia“, con riferimento al numero di migranti che tra arrivi e ripartenze non scende mai al di sotto dei mille, senza contare chi tenta la fuga a nuoto o si nasconde sull’isola stessa. Ieri mattina è annegato un 17enne a bordo di una vecchia barca, che si è rovesciata sugli scogli vicino la spiaggia di Thermi, mentre la Guardia Costiera ha salvato altri due dispersi che rischiavano di annegare. “Molti di questi siriani – aggiunge il sindaco – non hanno mai visto il mare nella loro vita, per non parlare di saper nuotare. Tuttavia i trafficanti delle coste turche promettono una traversata in tutta sicurezza. Ma purtroppo non è così”. E a Lesbo al momento, nonostante la spola del traghetto Venizelos, se ne contano ancora 8500.

Twitter: @FDepalo

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