sabato 7 febbraio 2009

GRECIA, TUTTE LE SFIDE DEL GOVERNO




da "Fare Futuro web magazine" del 06/02/09

Da patria della filosofia a potenziale laboratorio economico e culturale, passando per alleanze strategiche e nuovi slanci strutturali: la Grecia si specchia con i venti di crisi ad un mese dagli scontri anarchici di Atene e nel pieno delle proteste degli agricoltori, a seguito dei quali tenta di ripartire con un nuovo esecutivo, nella consapevolezza che non è sufficiente un batter di ciglia per rimediare a strumentalizzazioni pretestuose e a problemi reali, ma potendo contare su una nuova fase progettuale.
Il premier di centrodestra Kostas Karamanlis, esponente di punta del partito Nea Demokratia, ha rivoluzionato la sua squadra, confermando tre ministri, tra i quali spicca la tenace Dora Bakoyannis agli Esteri e sostituendone otto, tra cui quello economico, fuori Alogoskoufis per Papathanassiou.
La crisi economica ha colpito l’Ellade in maniera diretta e profonda e le ripercussioni appaiono oggi ancor più insormontabili anche a causa di un tenore di vita che i Greci hanno negli anni conquistato e che oggi difficilmente riescono a modificare. Ma in fondo al tunnel si intravede più di un barlume di luce, dal momento che una serie di fattori potrebbero essere determinanti in positivo.
In primis il gasdotto Edison Italia-Grecia, per il quale la Commissione Europea ha stanziato cento milioni di euro, per consentire al gas turcmeno di giungere nel nostro Paese, anche attraverso una sinergia logistica proprio tra la Grecia e la Turchia. Numerosi sono stati negli ultimi anni i passi in avanti compiuti dai due Paesi che, a seguito di controversie storiche, tentano di riavviare il dialogo attraverso iniziative e progetti. Uno di essi porterà alla costruzione di un’autostrada che collegherà Salonicco a Istanbul.
Dal primo gennaio di quest’anno, inoltre, la Grecia è presidente di turno dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) per la quale ha già avanzato due interessanti proposte: la prima rivolta ad una strategia ad hoc per la regione del Caucaso all’indomani della crisi del gas in Georgia, dove costruire un nuovo sistema di sicurezza geopolitica anche in funzione europea, l’altra giuridica intendendo regolare proprio il quadro legale dell’Osce, nato nel 1994 ma ad oggi ancora privo di personalità giuridica, ovvero dotandolo di un bilancio maggiormente consistente per conferirgli tutti gli strumenti (logistici ed economici) necessari per operare con efficienza nelle aree più a rischio.
Infine la volontà di ripercorrere i passi dell’antica agorà, dove il ragionamento ed il confronto erano punti cardine di una società culturalmente avanzatissima, grazie allo sforzo della fondazione “Istituto di democrazia K. Karamanlis” che, nell’undicesimo anniversario della sua nascita (era il gennaio 1998), intende dare un segnale preciso alla società internazionale, ritenendo che l’appartenenza alla comune famiglia europea non debba tradursi esclusivamente in un semplicistico rispetto di paradigmi e indici di comportamento, ma debba necessariamente connotarsi come una visione elastica e risolutiva verso le problematiche attuali, avendo come bussola il bipolarismo e la strutturazione di uno Stato liberale.
Ma al fine di comprendere analiticamente il quadro dello stato greco è utile fare un passo indietro e ripercorrere i fatti di quaranta giorni fa. Gli indicatori economici concordano nel sostenere che la Grecia oggi sia vicina al collasso, e gli episodi di terrore conseguenti alla morte del giovanissimo studente Alexis Grigoropoulos e al ferimento di un agente di polizia pochi giorni dopo (il 21enne Diamantis Mantzounis), sono solo la punta, sbagliata e cruenta, di un iceberg sul quale è urgente confrontarsi e capire. Senza contare lo stato di agitazione di questi giorni degli agricoltori, in modo particolare di quelli cretesi, i quali giudicano non adeguato il pacchetto di aiuti da 500 milioni di euro approntato dal ministero dell’Agricoltura, e che sono addirittura giunti ad uno scontro fisico con le forze dell’ordine nel porto di Pireo.

I sentori di crisi in Grecia non risalgono solo agli ultimi anni, perché sarebbe il caso, (e qui bisognerebbe chiamare in causa economisti e dirigenti) di fare un salto a ritroso di dieci anni, quando tutto ebbe inizio con un vero e proprio fulmine a ciel sereno: il crollo della Borsa. E’a quel meccanismo illusorio e non protetto adeguatamente che bisogna far risalire l’inizio della fine, è da quegli errori che bisogna ripartire.
Il popolo ha sì diritto a manifestare il proprio disappunto verso decisioni che investono la collettività, ma non ha diritto di generare tale vandalismo come è accaduto in occasione delle distruzioni perpetrate dai gruppi di anarchici, che sono ammontate a duecento milioni di dollari di danni. Si dice che nelle università ateniesi per la modica cifra di tre euro era in vendita una pietra appuntita, utile allo scontro con le forze dell’ordine. Semplicemente assurdo.
Le conseguenze sono ancor più gravi e i dati dell’Associazione degli albergatori dell’Attica parlano di un drastico calo di presenze turistiche nel periodo natalizio, meno 26%, con forti timori per le prenotazioni pasquali e primaverili.
Ma il Governo Karamanlis ha dimostrato di tenere, investendo ancor di più in alleanze internazionali (è di queste ore l’annuncio dell’apertura di un ufficio per gli affari economico/commerciali in Iraq), impegnandosi a far fronte alla crisi con politiche mirate nei confronti delle fasce sociali maggiormente deboli e con riforme strutturali, risultando più forte di pretestuose strumentalizzazioni e prese di posizione indifendibili.

Nessun commento: