domenica 7 luglio 2013

L'euroburocrate blocca Atene per le albicocche

Ventiquattr’ore prima che la troika decida sulla tranche di aiuti finanziari alla Grecia (ballano 8,1 miliardi di euro per la rata di agosto) un episodio, più da bulli che da prestigiosi manager finanziari, la dice lunga su ciò che effettivamente il triumvirato Bce, Fmi e Ue ha rappresentato in Grecia in questo triennio di eurocrisi. Mentre nelle stanze ateniesi di due ministeri “bollenti” come quello delle Finanze e del Lavoro, sta andando in scena una trattativa serrata sui nuovi mini contratti di lavoro da 350 euro e su come ravvivare privatizzazioni che procedono drammaticamente a rilento (avviate solo tre in un anno), per le strade del centro due giorni fa i cittadini greci sono stati assaliti da una tragica certezza: che troika non solo ha colonizzato il Paese per via di funzionari europei ormai in pianta stabile nella res publica ellenica, ma che di fatto la considera niente altro che un suo pied a terre. Con modi e atteggiamenti non certo edificanti. 

Il capo dei negoziatori, il danese Paul Thomsen, passato agli onori della cronaca per via della sua abitudine di sedere “all’americana” con le gambe sulla scrivania in noce del ministro dell’Economia, al termine di una riunione è stato colto da una improvvisa voglia di albicocche. La conseguenza? Centro di Atene bloccato per venti minuti, cordone di 300 metri con i gorilla a protezione della sua passeggiata verso un negozio di alimentari. E traffico in tilt per consentire a lui e ai suoi uomini di fare l'acquisto in questione. Ma se da un lato i turisti incuriositi non hanno poi fatto caso al (presunto)n vip di turno, i cittadini greci invece, stremati dai continui tagli e dall’incubo di nuove misure contro un debito monstre da 330 miliardi di euro (identico dato dell’inizio della crisi), si sono indignati. E per un attimo hanno abbandonato quel senso di frustrazione e rassegnazione che li ha colti ormai da un anno, protestando con veemenza. Forse ricordandosi di essere gli eredi di un certo Leonida che, armato di soli 300 spartiati, frenò alle Termopili l’avanzata di Serse e del suo esercito di cinquanta volte più numeroso.

Indignazione che ha provocato anche un’aspra polemica contro il governo Samaras, per via delle parole pronunciate in una trasmissione televisiva da un deputato dell’opposizione del Syriza, Vassilis Kiriakakis. Secondo cui la piazza del Cairo, in questi giorni balzata all’attenzione mondiale per il colpo di stato “bianco”, possa essere emulata prestissimo da quella piazza Syntagma di Atene. Dove solo pochi mesi fa, in una notte di pioggia battente, è andata in scena la fine della sovranità nazionale ellenica: quando il parlamento ha approvato il terzo memorandum della troika, ma senza che i deputati avessero letto per intere le trecento pagine che lo componevano. 

Fonte: Il Giornale del 7/7/13
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