sabato 24 agosto 2013

Paradosso Merkel: carisma zero, ma trionfo sicuro

Non twitta, non ama pizzi, alterna promesse da ulteriore grande coalizione (mentre i grandi partiti la escludono), evita accuratamente di parlare della scivolosa eurocrisi nei comizi interni, ma tutto sommato i tedeschi la confermeranno. La Cancelliera Angela Merkel, quando il countdown elettorale segna meno 30 giorni, è sempre più un ircocervo politico, anche se d'autore. La donna ai vertici del continente e del palcoscenico politico mondiale si presenta come una sorta di modello indefinito, alternando fasti come i dati alfanumerici sul pil, a scivolate come i vecchi video di affinità al regime comunista. E nel mezzo le punture di spillo della grande stampa europea, gli sfottò dei tanti San Tommaso che, prima di credere sic et simpliciter alle promesse di Angela e della troika, vorrebbero toccare con mano i benefici di tante lacrime e sangue. «Come ha fatto questo leader, che disdegna sfarzo e glamour, al punto che quando indossa un vestito nuovo in pubblico attira un commento, a scalare le vette della politica internazionale?». Se lo è chiesto nei giorni scorsi su Telegraph Daniel Johnson. Mentre ficcante è stato l'editoriale di qualche settimana fa di Christoph Schwennicke, che dalle colonne dello Spiegel certificò: Angela Merkel detiene attualmente il titolo di più odiata d'Europa.

Ma se odio non fa rima con deficit allora il caso è pressoché risolto. I numeri ancora una volta vengono in soccorso per chiarire il mistero di un leader che, in fondo, trasmette noiosa sicurezza all'elettore medio teutonico, preoccupato di quante Golf si venderanno entro la fine dell'anno più che delle gaffes merkeliane. 

Ad oggi la Cdu-Csu si attesta nei sondaggi al 41-42% e la Fdp (alleata nell'esecutivo in scadenza) sul 5%, contro il 25% della Spd che non sembra realmente in gara. Gli stessi socialdemocratici non hanno manifestato interesse alla grande ammucchiata, convinti che sarebbero puniti alle successive urne, con lo sfidante alla cancelleria Peer Steinbrück certissimo: «Mai più numero due sotto la Merkel». Ma la leader in cerca della riconferma, che ama il calcio e le vacanze a Capri, tra un imprevisto e l'altro (comizi cancellati a Ingolstadt, dove c'è stata una presa di ostaggi nel locale municipio, e a Ratisbona, in Baviera) si concede qualche uscita «di immagine» con la visita all'ex lager di Dachau seguita da conferenza stampa e brindisi con pinta di birra in mano. E allora l'unica reale novità di queste noiose elezioni teutoniche potrebbe essere il partito Alternativa per la Germania accreditato dal 2% al 6% che in cima al suo programma ha l'uscita dall'euro. Guidato non da un grillino in salsa bavarese, ma dall'ex numero 1 di Confindustria tedesca Bernd Lucke oltre che da un board di economisti di tutto rispetto e che hanno dato appuntamento alla grande stampa lunedì prossimo a Berlino per spiegare analiticamente come sia stato folle l'intero piano di salvataggio della Grecia e dell'euro.

Ma la cancelliera non pare curarsene mentre prosegue il tour elettorale nel suo Paese, nonostante non pochi siano i rilievi contro le sue politiche. Come quelli mossi da René Pfister, del settimanale Der Spiegel. Dai microfoni di Euronews ha recentemente osservato che il problema più grande di queste elezioni è che sono state fatte promesse che non possono essere mantenute. «È nell'interesse della Cdu che le persone rimangano al centro, ciò significa che Angela Merkel come cancelliere è il centro di queste elezioni e che non lo sono alcuni contenuti o alcuni punti del programma. Ecco perché il programma è stato realizzato in modo tale che la Spd non possa attaccarlo». Il riferimento è ai grandi temi socialisti, come il salario minimo o le quote per le donne che vengono in qualche modo citati. Così si potrà asserire che la Spd nulla avrà di che dolersi perché in qualche modo anche la Cdu si batte per questi argomenti. Certo, se poi si vanno a spulciare nel merito le grandi riforme della Merkel, si scopre che i recenti risultati in Germania sono basati su riforme realizzate dal precedente governo di Gerhard Schröder. Al pari dell'età pensionabile portata a 67 anni, un provvedimento portato avanti dal vicecancelliere della Spd Franz Müntefering e non dalla Cdu. Ma questa è un'altra storia.

Fonte: Il Giornale del 23/8/13
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