martedì 31 dicembre 2013

Atene: raffica di proiettili contro l’ambasciata tedesca

Non solo la crisi infinita di un Paese già fallito e il presunto tentativo di golpe di Alba dorata: a turbare i sonni dell'antiterrorismo ellenico ecco i sessanta colpi di kalashinkov contro quello che nell'immaginario collettivo del Paese è la causa di tutti i mali. Da ieri in Grecia è di nuovo allarme rosso, con l'attentato alla residenza ateniese dell'ambasciatore tedesco Wolfgang Dolt, presa d’assalto da un commando terroristico. L'attacco, avvenuto intorno alle 3 del mattino, solo per caso non ha fatto vittime ma alcuni bossoli sono stati trovati nella camera da letto dove si trovava la figlia quindicenne del diplomatico, giunta ad Atene per trascorrere le vacanze natalizie. Secondo la testimonianza di una guardia giurata, quattro sconosciuti hanno sparato almeno venti volte contro il cancello, prima di dileguarsi. Il Servizio Antiterrorismo ha fermato sei individui. Le armi utilizzate non erano state usate in precedenza, particolare che complica le indagini. Non è la prima volta che la residenza dell'ambasciatore tedesco ad Atene diventa obiettivo sensibile di un attacco terroristico: nel maggio del 1999 era stata colpita da un razzo in occasione di un attacco rivendicato dalle brigate del “17 novembre”.

Gli investigatori sospettano il coinvolgimento del gruppo antiautoriotario capeggiato da Nikos Maziotis, che lo scorso 14 gennaio si era reso protagonista di un attacco contro la sede centrale del partito del premier Nea Dimokratia. Sui social network non mancano riferimenti al ruolo della Germania nella crisi finanziaria greca con frasi che fanno riferimento al "desiderio più intimo dell'imperialismo tedesco che si sta muovendo in un'Europa dalla dominazione tedesca". L'attacco di ieri presenta inoltre sorprendenti somiglianze con quello sferrato quindici anni fa contro la stessa sede. Anche allora era una domenica, con un esecutivo in affanno e con un poliziotto di guardia testimone della dinamica, oltre a recenti casi di insofferenza verso la Germania, con piccoli atti di protesta contro sportelli bancari o centri commerciali.

Il governo ha espresso indignazione e condanna “del vile atto terroristico” che pochi giorni prima dell'inizio della Presidenza di turno dell'Ue getta un'ombra di inquietudine su Atene, anche alla luce di un peculiare fil rouge che lega la capitale greca alla Germania. Nelle ultime ore uno scandalo per tangenti nella fornitura di carri armati Leopard e sommergibili sta terremotando Berlino, con l'ex direttore della Difesa greca, Antonis Kantà, che dinanzi ai magistrati durante un interrogatorio fiume durato quattro giorni, ha fornito cifre, dati e percorsi di milioni di euro che gli sarebbero stati versati su conti svizzeri da alcune aziende tedesche in cambio del nulla osta alla fornitura di armi. Dopo lo scandalo Siemens, ammesso dall'azienda tedesca in relazione a mazzette distribuite agli amministratori greci in cambio di appalti per le faraoniche Olimpiadi del 2004, ecco un altro fronte giudiziario inquietante e dalle conseguenze imprevedibili. Perché, è la domanda che ricorre con maggiore insistenza nel Paese, “la Germania da un lato ci chiede sacrifici indicibili e dall'altro ci vende armi a peso d'oro?”

Fonte: Il Giornale del 31/12/13
twitter@FDepalo

Nessun commento: