martedì 15 aprile 2014

Johnson, il Renzi britannico che vuole rottamare Cameron

Chi è il Renzi del Regno Unito che fa le scarpe al premier inglese? L’eclettico sindaco di Londra, Boris Johnson, scalda i motori in vista delle elezioni del 2015 quando vorrà sostituire alla testa del partito e soprattutto al numero 10 di Downing Street, un sempre più incerto David Cameron, oggi sorpassato nei sondaggi anche dagli euroscettici dell’Ukip.

ROTTAMAZIONE BRITISH
In comune con Matteo Renzi (che due settimane fa li ha incontrati entrambi) ha la bicicletta, l’esperienza da primo cittadino, il fatto di non essere deputato e una voglia di bruciare le tappe in un mondo un po’ troppo conservatore. Il sindaco Johnson non è solo noto per uno stile tutto suo (che in un’era socio geologica di immagine ha il suo appeal), per il chiodo fisso della green economy (ha promesso di trasformare il centro di Londra in un’immensa pista ciclabile), quanto per l’intenzione di dare una sterzata, politica e personale, ad una nave che sta imbarcando acqua da più fronti. Suo padre Stanley ha dichiarato al Telegraph che Boris “dovrebbe diventare presto leader del partito conservatore, anche se non è stato eletto deputato”. Le attuali regole in vigore nel partito, però, non glielo consentirebbero, un po’come è accaduto nel Pd quando si voleva distinguere la figura del segretario da quella di candidato premier. Ma il signor Stanley ha raddoppiato la dose, aggiungendo che quelle regole sarebbero da cambiare, anche in ragione di un precedente del 1963, quello riguardante Alex Douglas.

PARABOLA
Ma da dove nasce il disagio di Cameron? Il trend iniziale non aveva indotto segnali di preoccupazione. Quando Cameron aveva scalato rapidamente posizioni nel suo partito fino a giungere all’ambita poltrona di primo ministro, in pochi avrebbero scommesso che avrebbe pagato fio in modo così evidente, non solo per la crisi economica in sé (che, per dirne una, ha azzoppato definitivamente in Francia il socialista François Hollande) quanto per la gestione del rapporto con l’Europa e con le macro questioni geopolitiche che riguardano l’isola più famosa del vecchio continente. Certo, il suo governo ha riportato la crescita britannica su valori migliori rispetto al 2012, sfilandosi dall’unione bancaria, anche se il Pil è rimasto almeno 3 punti sotto quello del 2008. La spending review ha prodotto un deficit calato a 96 miliardi nei prossimi tre anni da 156. Ma forse tutto ciò non sarà sufficiente.

SONDAGGI
L’ultimo in ordine di tempo rivela che gli “anti euro” sono in testa in Gran Bretagna dove l’Ukip di Nigel Farage è nelle intenzioni il primo partito con il 30% dei consensi, seguito dai Laburisti al 28%, mentre crolla Cameron al 21%. Il primo ministro paga lo scotto di una politica non all’altezza, ma il suo vantaggio cinque mesi fa era ancora significativo, piazzandosi davanti a Ed Miliband (Labour) e Nick Clegg (Lib dem), anche se il suo trend di gradimento ha iniziato un calo costante sin dall’inizio del 2013. Due gli elementi maggiormente significativi: in primis tutti i leader dei partiti maggiori per la prima volta risultano in affanno. La causa è da riscontrare in un tessuto sociale sempre meno schierato ideologicamente e più sensibile alle ricette che nel merito gli interlocutori propongono loro. A ciò si aggiunge che il competitor di Cameron, Ed Miliband, non è sufficientemente carismatico.

TAGLI E RIGORE
Primo capo di accusa nei confronti di Cameron è la politica lacrime e sangue adottata dal suo cancelliere dello Scacchiere George Osborne. Non solo misure di emergenza per affrontare la congiuntura difficile, ma addirittura l’anticamera di una lunga scia di tagli che durerà ben sette anni, così come lo stesso Primo ministro ricordò ai sudditi di Sua Maestà lo scorso ottobre a Manchester in occasione del congresso conservatore. Certamente non va dimenticato che il deficit inglese al momento è uno dei più alti del mondo, ma la sua minaccia/analisi (“se volete sapere quello che accade se non affrontate la crisi del debito chiedetelo ai greci”) non sembra aver riscosso particolare entusiasmo tra i cittadini vessati da nuovi balzelli. Così Johnson è pronto a passare all’incasso.

Fonte: Formiche del 15/4/14
twitter@FDepalo

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