Dal “Corriere del Mezzogiorno” del 30/09/2008
Il dibattito sollevato in questi giorni sul possibile election day
La nostra democrazia vive già da qualche anno un dimezzamento evidente a causa della mancata osservanza del diritto di partecipazione dei cittadini come ha stabilito l’art. 3 della Costituzione: “E’compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Ciò lo si deve ad una legge elettorale che è stata definita dal suo stesso progenitore “porcellum”, progenitore che, è utile rammentare, nella vita effettua chirurgie maxillofacciali, e che, ci auguriamo non per questo, si occupa istituzionalmente di revisioni costituzionali. L’attuale legge ha stabilito il principio di assoluta mancanza di libertà per l’elettore che non può più scegliere il proprio candidato al Parlamento, dal momento che il perverso meccanismo dei listini bloccati “regala” la stessa elezione a soggetti designati dalle segreterie romane. Pare che anche in vista delle prossime elezioni europee si abbia la sciagurata intenzione di applicare questa metodologia antidemocratica, con la conseguenza di allontanare ulteriormente i cittadini della res publica, riponendoli ai margini della stessa e interpellandoli solo in occasione delle elezioni amministrative (ma ancora per quanto?).
La battaglia per la reintroduzione delle preferenze non è né ideologica né di partito, è semplicemente la spinta di alcune coscienze ad evitare che
Venendo ai sindaci ed agli amministratori locali, è utile osservare che ad oggi sono i personaggi più esposti, ovvero con maggiori responsabilità e con i più netti tagli allo stipendio. Ma come, direbbe qualcuno, lavorano di più, con più rischi e sono i primi a vedersi la busta paga decurtata? E i consiglieri regionali? E i parlamentari? (romani ed europei).
Il fatto che ai piani alti dell’amministrazione nazionale si siano accorti dell’esigenza, morale ed economica, di ridurre le remunerazioni dei politici, è già un fatto enormemente positivo, ma a patto che lo si faccia tenendo conto di attività, esigenze e responsabilità, non cassando come in questo caso un consigliere comunale che, magari più di un eurodeputato, ha bisogno di essere sostenuto nel “lavorare” per la propria città.
Francesco De Palo
Nessun commento:
Posta un commento