Da Il legno Storto del 15/11/08
Bari si risveglia incredula dopo un caldo weekend, (si spera l’ultimo) conscia che ormai è diventata un territorio dove si muore molto più facilmente di quanto si creda. La vicenda della prostituta che ha perso la vita poche sere fa sulla tangenziale sud va al di là di semplici gesti di solidarietà e di mazzi di fiori. Non è sufficiente provvedere ai funerali (così come la giunta comunale di centrosinistra intende fare) quando esiste un disagio grave e pesante che le istituzioni hanno il dovere di analizzare e di alleviare. Il problema non è soltanto stazionario, ovvero relativo ai gruppetti di prostitute che da anni fanno tappa fissa sulla statale 16 o sulla statale 100 o sulla 98, esso è solo la punta di un iceberg che si chiama sfruttamento ed emarginazione. Si dovrebbe iniziare a ragionare non sul fenomeno “sesso per strada” in sé, ma soprattutto sul complesso sistema di potere e malavita che c’è dietro e combatterlo intensamente.
Il riferimento è ad azioni mirate che affianchino le classiche retate notturne contro queste indifese (perché tali sono in quanto costrette con la forza a prostituirsi). Il recente disegno di legge messo a punto dal Governo vuole colpire il fenomeno, con pene che vanno dall’arresto (da
La misura opportunamente adottata dall’esecutivo, al fine di risultare efficace e risolutiva, dovrebbe essere altresì integrata con veri e propri interventi nei confronti di chi gestisce il sesso a pagamento, con formule di prevenzione e, perché no, con veri e propri programmi di protezione ad appannaggio di chi intende collaborare e cambiare vita così come insegnava don Oreste Benzi.
Non è sufficiente multare la disgraziata di turno se poi sulle coste italiane ne sbarcano altre cento costrette a diventare “parte” del sistema.
Certo, un primo passo incoraggiante è stato fatto, ovvero quello di far sentire la presenza dello Stato per le strade, ma è imprescindibile colpire chi le sfrutta, e soprattutto evitare che esse vengano reintrodotte nel circuito dello sfruttamento. Si tratta di un’azione che per risultare concreta ed utile dovrebbe essere concertata a più livelli e ragionata a più cervelli, coinvolgendo il mondo dell’associazionismo e del volontariato, che molto ha offerto e offre alla causa in termini di impegno e dedizione. E ciò risulterebbe ancora più efficace se fatto su tavoli locali, ovvero raccordando i singoli attori su base regionale, così da ottenere una mappa aggiornata.
Coniugare forza (retate) e ragione (prevenzione) rappresenta la chiave di volta per venire a capo di una problematica che, non solo a Bari, ma qui in maniera più pressante, è sentita e vissuta. E’ sufficiente farsi una passeggiata, anche diurna, sul lungomare che da Punta Perotti va verso S. Giorgio, o sulla statale verso Capurso e Triggiano, o ancora all’altezza di Bitonto e Ruvo, non solo per assistere al suddetto fenomeno, ma anche per scorgere le ombre di chi “organizza” turni di guardia e protegge questo triste commercio.
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