mercoledì 1 agosto 2012

Il “negoziatore” alla prova Finlandia. Ma dalla Bundesbank il nein alla Bce


Le premesse (il patto di ferro con Hollande) lasciano ben sperare. Perché se già si dovesse raggiungere una comunione di intenti sulla volontà (ferrea ma anche ragionevole) di come salvare l’eurozona e se fosse davvero avallata da tutti, significherebbe disporre di un altro strumento, questa volta politico, contro lo spread e i mercati. In questa direzione va letto il tour continentale che il premier Monti sta effettuando in lungo e in largo. Dopo il bilaterale dell’Eliseo con un Hollande tenue ma deciso (tutto il contrario di Sarkozy) è la volta della Finlandia, per convincere gli integralisti di numeri e griglie che la situazione attuale dell’Ue fa rima con emergenza e a nulla potranno valere schemi buoni, forse, in “tempi di pace”. Ma sarà imprescindibile partire sì dal rigore dei conti e dai cosiddetti “compiti a casa” (che l’Italia ha ben svolto), e per affrontare l’ultimo tratto del tunnel nella consapevolezza che serve anche elasticità.

 In verità un primo incoraggiante punto è stato segnato dalla storica apertura della Germania, che ha dato il placet alla Bce nell’acquisto dei titoli italiani, anche se agli scettici teutonici che già ipotizzavano un buonismo dato dal vertice della banca centrale targato Draghi, andrebbe risposto che di regalo non si tratta. E dal momento che tra spending review e tranquillizzazione dei mercati in vista dei 218 miliardi di titoli da piazzare entro l’autunno, l’Italia sta ben figurando.  

Certo, c’è da registrare l’altolà della Bundesbank, secondo cui la Bce non dovrebbe “oltrepassare il proprio mandato”  (come ha detto a Bloomberg, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann). Aggiungendo che i governi sovrastimano le possibilità dell'Eurotower. Ma ai “nein” tedeschi l’Europa è ormai abituata. Sta al “negoziatore” Monti il compito di ammorbidire posizioni e tentare di convergere ricchi e poveri.

Fonte: il futurista del 1/8/12
Twitter@FDepalo

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