mercoledì 15 maggio 2013

Grecia, la crisi migliora secondo Fitch ma crescono dubbi e “macerie” sociali


E’ come la tela di Penelope, tessuta di giorno e disfatta di notte. Mentre da un lato sulla crisi greca si registrano due tiepide aperture, Fitch rivede al rialzo il rating di Atene portandolo da ‘CCC’ (ad alto rischio) a ‘B-’ (altamente speculativo) e il Paese vede ribassato il tasso di interesse che deve pagare per ottenere dagli investitori i soldi necessari, dall’altro sul campo restano solo “macerie”: sociali e finanziarie. Come la disoccupazione giovanile che sfiora il 60%, le tasse non pagate e gli episodi, sempre in aumento, di cittadini che non pagano la spesa. Con il rischio “carcere” in agguato.

In dettaglio, l’agenzia di rating, nel giorno dell’Eurogruppo ha riscontrato “chiari progressi nell’eliminare il doppio deficit, fiscale e corrente”, mentre “la svalutazione interna ha iniziato a prendere piede”. Evita però di certificare che, fisiologicamente, la prima conseguenza è una mannaia che si abbatte sul ceto medio e medio-basso, con una sforbiciata di un quarto a pensioni, stipendi, indennità. Come dire che sono stati i cittadini a pagare per il risultato del 2013, quando da gennaio a marzo c’è stato un primo avanzo primario, la ricapitalizzazione delle banche è stata conclusa, due privatizzazioni come Opap e aeroporto di Atene sono andate in porto (tra dubbi di presunti favori e oligarghi onnipresenti) e da Bruxelles è arrivato il nulla osta alle due tranche di prestiti da 7,5 miliardi complessivi che saranno versati entro giugno. Inoltre il Paese vede ribassato il tasso di interesse che deve pagare per ottenere dagli investitori i soldi necessari. Secondo l’agenzia di gestione del debito 1,7 miliardi dollari sono i crediti ceduti a un tasso di interesse del 4,02 per cento: si tratta del tasso più basso dal mese di aprile 2011 e il secondo più basso in 28 aste equivalenti dall’inizio dell’anno.

Ma al di là di cifre, indicatori e gradimenti da parte dei creditori internazionali, il vero terreno di scontro è lì, dove il default sociale c’è già. Numerosissimi sono i cittadini ellenici che non hanno pagato la famigerata tassa sulla casa, i karadtzi. Per cui lo Stato ha pensato bene di inserirla nella bolletta elettrica, così che ai morosi è stata tagliata perfino la luce nel proprio appartamento. Ma non è tutto, perché un disegno di legge al vaglio del Parlamento prevede di punire con il carcere i cittadini che hanno maturato debiti con l’erario. E non ad esempio i grandi evasori della Lista Lagarde, su cui ancora troppe nubi si addensano, con uno dei presenti in quell’elenco, Stavros Papastavrou, che affianca ancora il premier Samaras (in partenza per Cina e Azerbaijan in cerca di investitori) come principale consulente economico. Ma i cittadini normali che, per un debito quantificato tra i mille e i cinquemila euro, rischiano il carcere. E per debiti superiori a 200mila euro il carcere da misura temporanea si potrebbe tramutare in provvedimento definitivo, che nemmeno la restituzione del non pagato potrebbe azzerare.

Inoltre oggi ad Atene e nelle maggiori città sedi universitarie (Salonicco, Patrasso, Iraklion, Ioannina) sarà una giornata di mobilitazione e scioperi da parte degli insegnanti, preoccupati per tagli agli stipendi, a cui però il governo, vista la concomitanza con gli esami di Stato nel Paese, ha risposto con la precettazione. Insomma, chi sciopererà ugualmente rischierà il carcere. E con il caso di un’aula dei professori dell’isola di Chios, dove alcuni agenti di polizia hanno fatto irruzione ieri proprio perché quei docenti si preparavano alla manifestazione di oggi, per cui ad Atene è prevista una forte mobilitazione da parte delle forze dell’ordine. Indignati i sindacati, secondo cui “questa negazione di diritti consente al governo di procedere alla pura repressione contro la nostra categoria”, recita una nota. E per le strade della capitale torna la rabbia della gente come nei giorni della visita del Cancelliere Angela Merkel.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 15/5/13
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