mercoledì 22 ottobre 2014

Quella strana morte del numero uno di Total manager antisanzioni

Un fermo no alle sanzioni occidentali contro Putin, una visione che lo avrebbe portato ad aumentare la presenza di Total (il quarto soggetto energetico privato del mondo dopo Exxon, Royal Dutch Shell Plc e Chevron) nel settore energetico russo, la concorrenza con Gazprom e soprattutto una spiccata capacità di tessere reti e rapporti personali ad altissimi livelli.
Ci sono tutti gli ingredienti per un giallo di qualità nella morte del Ceo di Total, Christophe de Margerie, avvenuta sulla pista dell'aeroporto moscovita di Vnukovo per «negligenza criminale» dell'autista (ubriaco) di un mezzo spazzaneve che ha investito il Falcon su cui il manager stava decollando.
Amico della Russia, de Margerie ha curato la più grande espansione delle riserve di petrolio del colosso energetico francese per tre lustri. E ha giocato un ruolo significativo nelle crescenti tensioni tra Mosca e l'Europa e nell'incremento di quel sentimento anti-russo alla base delle sanzioni. È stato uno dei pochi a puntare il dito contro gli errori europei nella crisi con Kiev, così come pochi giorni fa aveva ripetuto al quotidiano francese Le Monde rientrando da una visita alla dacia del primo ministro Dimitri Medveedev, sottolineando che «in Russia, Total è una società russa, quando sei in Russia, uno è russo. Dobbiamo rispettare le leggi del paese in cui ci troviamo».
Ma De Margerie non era un semplice dirigente, molto lontano dal ruolo di passacarte di primi ministri o di yes-man bensì pensava in grande. Lo dimostrano le numerose mediazioni nella capitale russa con oligarchi e imprenditori proprio perché voleva aumentare la presenza di Total nel settore energetico russo, soprattutto del gas. Dall'alto di quei due baffi che gli erano valsi il soprannome di «big mustache», amava ripetere che se la Francia avesse voluto ritagliarsi una significativa presenza nel mercato energetico internazionale, la «petrolifera Total avrebbe dovuto essere forte tra le grandi petrolifere del mondo». Era consapevole che senza il gas russo il vecchio continente avrebbe registrato una sofferenza multilivello, con la Bulgaria autonoma per soli 63 giorni, l'Italia per 91 giorni e la Slovacchia (quella messa meglio) per 201.
Le autorità moscovite da ieri parlano di «negligenza criminale»: il portavoce del Comitato investigativo Vladimir Markin l'ha contestata a quei funzionari che non sono riusciti a coordinare le attività dei dipendenti dell'aeroporto in modo da garantire la sicurezza del jet privato. E annuncia che saranno sospesi alcuni alti funzionari all'aeroporto. Il presidente Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze, apprezzandone le qualità imprenditoriali e il suo contributo allo sviluppo delle relazioni tra Francia e Russia.
Proprio circa le relazioni fra i due Paesi, dal 1999 Total produce nel giacimento russo di Kharyaga con riserve di 97 milioni di tonnellate. Nel settembre 2005, assieme ad altre compagnie petrolifere ha partecipato alla gara per la gestione congiunta del sito di Shtokman nel Mare di Barents. Ma risale al marzo 2011 lo «scacco matto» di Total grazie all'alleanza strategica con la russa Novatek, di cui i francesi hanno acquisito il 12% del capitale, con la possibilità di aumentare la quota sino al 19%. Insieme a Novatek e alla cinese CNPC Total è coinvolta anche nello sviluppo del sito Tambeyskoye: un investimento da 27 miliardi dollari. Dopo le sanzioni contro la Russia, imposte dai paesi occidentali nella primavera di quest'anno, il suo rapporto con Mosca non mutò di una virgola. In quei giorni osservò che Total opera in Russia da 20 anni, e «non intende interrompere l'attività». Particolarmente vicino gli era il Vice Direttore Generale della National Energy Institute, Alexander Frolov. Nervose le borse, con Total che a Parigi perde il 2,2% in attesa del successore. Due i candidati: Philippe Boisseau, numero uno della divisione nuove energie e Patrick Pouyanne responsabile della raffinazione.

Nessun commento: