mercoledì 18 marzo 2009

MEDICI E SICUREZZA: ASCOLTIAMONE LE RAGIONI

Da Ffwebmagazine dell'11/03/09

Si dicono pronti a ricorrere alla Corte di giustizia europea, nella consapevolezza che il ddl in questione è contrario alle più elementari forme di diritto e tradisce il giuramento di Ippocrate. Loro sono alcune delle sigle sindacali dei medici italiani (Anaoo Assomed, Cimo Asmd, Aaroi, Fp Cgil medici, Fvm, Federazione Cisl medici, Fassid, Fesmed e Federazione medici Uil Fpl) e il vulnus riguarda la norma che prevede la possibilità per un medico di denunciare un malato immigrato clandestino. Possiamo permetterci il lusso di non ascoltare queste argomentazioni? Può il Parlamento procedere su una materia specifica tralasciando le istanze di coloro che con quel tema si confrontano quotidianamente?

Il ddl sulla sicurezza, e per la precisione un emendamento avanzato dalla Lega Nord, cassa l’art. 5 del decreto 25 luglio 1998 secondo cui «l'accesso alle strutture sanitarie da parte di uno straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità», introducendo la possibilità di denuncia alle autorità di pubblica sicurezza. È utile ricordare che il suddetto decreto, nella versione antecedente alla proposta di riforma, aveva consentito a molti immigrati affetti da varie patologie di potersi avvicinare con fiducia ai medici, ottenendo cure e benefici secondo i principi contenuti nel codice deontologico. Senza contare le reali azioni di controllo sul territorio di numerose patologie infettive, attraverso un’azione di prevenzione.

Tutto questo potrebbe essere messo in forse da una norma che avrebbe, come conseguenza immediata, il blocco psicologico dei pazienti immigrati, che per timore di essere denunciati non si rivolgerebbero più alle strutture sanitarie, con grande danno alla propria salute e anche a quella della comunità, con un alto rischio di contagio. Inoltre, i singoli medici non sarebbero più solo incaricati a fare diagnosi, ma si trasformerebbero in vere e proprie spie al servizio delle autorità di pubblica sicurezza perché interpreti di un’attività non prevista né dal contratto di lavoro con il Ssn, né da norme contenute nel codice deontologico.

Il decreto, approvato dal Senato, è ora in attesa di essere vagliato dalla Camera dove i medici contano di far sentire le proprie ragioni. Ascoltare le posizioni specifiche e in seguito concertare una soluzione, potrebbe essere una forma di intelligente convivenza tra istanze concrete e pericolosi scenari che potrebbero aprirsi (anzi, che si sono già semi aperti) se il ddl vedesse la luce anche a Montecitorio.

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