mercoledì 18 marzo 2009

QUEL CIMITERO PUO’AIUTARE L’INTEGRAZIONE

Da FFwebmagazine del 16/o3/09



Un cimitero islamico in territorio italiano, edificato da un sindaco di An, per dare un segno preciso alla comunità (locale e nazionale): piccoli grandi interventi che hanno l’effetto di allietare rapporti e interscambi, semplicemente favorendo la vita comune, in tutti i sensi.
In provincia di Bari, a Gioia del Colle, il sindaco di An Piero Longo ha da pochi mesi fatto realizzare un cimitero islamico, rispettando i dettami della religione musulmana, con la proiezione della testa del defunto verso sud-est, guardando idealmente verso la Mecca. Un gesto di distensione, che si somma a due altri provvedimenti del Comune: la creazione di uno sportello informativo destinato all’alfabetizzazione e al rinforzo scolastico per immigrati e l’istituzione di una mensa scolastica che tenga conto dei differenti credi religiosi.
“Quando l’imam Jakil mi invitò alla cerimonia di inizio del Ramadan- racconta il sindaco Piero Longo- gli proposi subito di riservare un’area del cimitero cristiano cittadino ad ospitare questa iniziativa, dal momento che integrarsi è più facile di quanto si possa immaginare. In quell’occasione si è attivata un’intensa fase progettuale con la collaborazione dell’assessorato regionale al Mediterraneo, con visite guidate alla moschea ed al cimitero da parte di scolaresche provenienti anche da altre regioni d’Italia”.
Basta poco per strappare un sorriso e un “grazie di cuore” ad una comunità che già da venti anni dispone qui di una moschea, è sufficiente un’azione ragionata e spontanea per dimostrare all’imam di Gioia del Colle, Sacini Abdel Jakil, che la volontà di armonizzare esigenze e attitudini rappresenta la reale intenzione di porre le basi affinché diverse anime trovino un punto di incontro.
“Dal momento che li accogliamo da vivi, non vedo perché non dovremmo farlo una volta passati a miglior vita- scandisce don Nicola Bux, teologo, liturgista e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede- si tratta di un’occasione, per chi se ne fa promotore, di pensare ad un multiculturalismo che finalmente non sia fine a se stesso, ma figlio di una logica di tolleranza e di rispetto. Se oltre al cimitero per i musulmani iniziassimo anche a prevedere per loro alcune abitazioni, faremmo un altro grande passo in avanti”.
Dare la possibilità ad altri credi religiosi di poter seppellire i defunti secondo i propri canoni è quindi un atto di rispetto verso il prossimo e di intelligenza verso un dato oggettivo: in Italia il numero dei musulmani è in costante crescita, quindi parallelamente sono in aumento anche le rispettive esigenze specifiche. E a nulla serve trincerarsi dietro presunte valutazioni ideologiche strumentali, che non servono ad altro se non ad alimentare polemiche sterili e inutili dietrologie.
“Credo rappresenti una vera innovazione- aggiunge l’eurodeputato pugliese Salvatore Tatarella- perché risolve il problema reale di una comunità, e a farlo è proprio il Comune che deve amministrare per l’intera popolazione”.
La vita in condivisione e le differenti percezioni possono paradossalmente diventare un veicolo di comunione, al pari della cultura, altra occasione per apprendere tradizioni lontane nel tempo, ma nelle quali ritrovare gesti ed origini familiari.
Si pensi al Festival del cous cous di San Vito Lo Capo (Trapani), o a quello interetnico musicale Soul Makossa di Bari, a base di suoni africani (rumba congolese, ziglibiti ivoriano, bikoutsi camerunese, canti betè e canti pigmei), passando per il Festival interculturale di Legnago (Vr) e per quello di musica etnica di Monte Porzio Catone.
Nella Puglia terra di frontiera, in quel molo naturale messo lì nel Mediterraneo, la parola integrazione è parte della storia. Greci, romani, saraceni, svevi, aragonesi, turchi sono transitati da queste coste e su queste terre, lasciando pezzi di culture, integrate fra loro per arrivare ai giorni nostri. Come la tour Eiffel nel 1889 divenne il simbolo del positivismo e del progresso di un Paese, così questo cimitero vuole essere l’inizio di una nuova frontiera nei rapporti con i flussi migratori.
Una goccia in un mare nel quale la navigazione in comune è possibile.

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