giovedì 23 febbraio 2012

Accordo con "naufragio" per la Grecia: default scongiurato ma il futuro è buio

Manolis ha cinquantadue anni, gestisce un bad and breakfast a Creta e un negozio di cornici. Le tasse della crisi lo hanno portato a chiudere il negozio e tenere il B&B, ma licenziando due dipendenti e richiamando suo figlio dall’università nella costosa Atene. Storie elleniche che fanno non da contorno ma da piatto principale alla cronaca. A pochi metri dal default sono stati sbloccati i 130 miliardi di aiuti per la Grecia commissariata dalla troika. Che ha anche provveduto a creare un conto corrente bloccato dove i greci verseranno gli interessi sul loro debito. “Tutti in piazza” titola il quotidiano di sinistra Rizospastisi, mentre Eleftherotypia punta su “Naufragio per le pensioni”, ipotecando realmente il futuro per i lavoratori. “Accordo chiuso, per il prestito e anche per…l’acconciatura” titola ironicamente il quotidiano Lamiakos Typos. Nei fatti non è ancora nulla sicuro, ammette al futurista Christos Alexandris, caporedattore della testata: «Al momento c’è solo un’assicurazione formale e una speranza per i cittadini, ma stiamo vivendo uno dei periodi più difficili della nostra storia». La decisione dell’eurogruppo auspichiamo sia «un punto di partenza per cambiare realmente le cose, vorremmo solo vedere dinanzi a noi giorni migliori».

Ma i numeri incombono sul futuro, perché non ci sono solo quelli ufficiali relativi ai centocinquantamila dipendenti pubblici da licenziare o al taglio di tredicesime, quattordicesime e indennità di servizio. Bensì vi è un’altra cifra di cui nessuno parla: la disoccupazione, giunta al 20% con il record europeo. «Difficile combatterla con tagli e tasse - aggiunge il giornalista - le aziende qui chiudono una dopo l’altra mica siamo ai tempi delle Olimpiadi, e lo stato licenzierà ancora. Tutto ciò contribuisce a comporre un quadro molto critico. Fino a questo momento non vediamo la luce in fondo al tunnel. E non ci sono investimenti».
Ma la protesta ellenica corre soprattutto in rete, dove lo slogan è “Barba, capelli e…tagli”, a cui la leader comunista Aleka Papariga aggiunge che in questo modo si sta guidando il popolo verso un sistema di debiti senza controllo.

Ma i partiti fino a ieri dov’erano? Un sondaggio diffuso oggi dal canale televisivo Mega certifica il crollo dei partiti ufficialmente di governo come i conservatori di Nea Democratia al 19%, e i socialisti del Pasok al 13%. Si tratta degli agglomerati politici che hanno governato nel bene ma soprattutto nel male il paese dal ’77 a oggi, e sempre in mano a due famiglie: i Papandreou e i Karamanlis. Che oggi i cittadini vedono come i principali responsabili di balzelli non riscossi e tangenti applicate (la Grecia figura tra i primi tre paesi europei per grado di corruzione). A salire, invece, le ali estreme: i comunisti del Kke e del Syriza rispettivamente con il 9,5% e con l’8,5; oltre al partito di estrema destra Laos che raccoglierebbe il 5,1%. Ma parallelamente alla flessione politica si ingrossa la schiera di cittadini nauseati dal sistema, con il 16% che si dice certamente convinto di astenersi alle prossime elezioni e il 10% che è ancora indeciso se votare o meno.
Significa che al netto di prestiti-ponte e spread, c’è un paese reale che deve fare i conti con la quotidianità e dovrà necessariamente cambiare abitudini e costumi.

Intanto quelle alimentari sono già state modificate, come riferito dalla Camera di Commercio ateniese. Uno studio rivela che per nove greci su dieci il piano alimentare settimanale è stato influenzato dalla crisi e un terzo degli intervistati ha ammesso di consumare carne solo una volta alla settimana, contro le 4/5 di due anni fa. Quando, della crisi, ne erano consapevoli solo i ministri dell’economia e i premier che si sono succeduti. Gli stessi che fino a questo momento non sono stati neanche interrogati dalla troika.

Fonte: Futurista quotidiano del 22/02/12

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