mercoledì 20 febbraio 2013

“Drizza le antenne” cara Italia, la Grecia non è su Marte…



Il fatto che non faccia più notizia, almeno in Italia, non significa che vada ignorato. Il primo sciopero generale dell’anno in Grecia sta passando inosservato, “coperto” da noiosi dibattiti pre elettorali e polemiche ad hoc che, come la panna, si smontano dopo qualche ora. Oggi quarantamila persone hanno sfilato per le piazze della capitale ellenica per dire che, semplicemente, non ne hanno più. Agricoltori a cui non conviene più raccogliere prodotti che non venderanno, studenti universitari costretti a interrompere il percorso di laurea per costi elevati di frequenza, dipendenti pubblici che dal primo marzo (in 25mila) saranno licenziati, pensionati che hanno subito tre tagli in due anni, giornalisti disillusi, medici, avvocati, ingegneri, insegnanti, commercianti, imprenditori: tutti con sul proprio corpo i graffi della crisi. Con qualche scontro con le forze dell’ordine sfociato in lancio di gas lacrimogeni.E a tre giorni dal nuovo viaggio della troika che sarà ad Atene per la prima tranche di denari del 2013 (2,3 miliardi di euro) da avallare previo taglio dei suddetti dipendenti pubblici. Anche il presidente francese Hollande, lasciando Atene ieri dopo un bilaterale, lo ha sottolineato: non si vive di solo rigore. 

Perché dopo il massacro dei tre memorandum, con stipendi bulgari da 500 euro e prezzi “milanesi”, in Grecia non resta un briciolo di energia produttiva per rimettere in moto un’economia morta e sepolta, per liberalizzare un mercato intrecciato alla vecchia politica delle tre dinastie che da sette lustri comandano il Paese, per internazionalizzare con ricadute reali sul territorio, per non ridurre la solidarietà ad uno sforzo solo delle ong.Ma a stridere ancora di più è il silenzio dei cugini italiani. Che non dipende solo dalla campagna elettorale, sarebbe da ingenui pensarlo. Forse la Grecia “specchio” della crisi sistemica, economica e sociale, di un continente a un passo dal default, non è un’immagine che aggrada il perbenismo di chi non si mette in discussione. Di chi non si interroga sugli errori commessi, sulle migliaia di occasioni sciupate da amministratori che non hanno liberalizzato salvaguardando rendite di posizione e una spesa pubblica che non ha eguali a nessuna latitudine, con manager regionali e presidenti di provincia che guadagnano quanto Barack Obama. 

I 40mila greci in piazza oggi, come anche i centomila che la notte del voto della Camera per le ultime misure nell’ottobre scorso hanno manifestato sotto una pioggia incessante, sono scomodi perché potrebbero rappresentare una sorta di ritorno al futuro. In quanto offrono lo start per accendere i motori di una macchina del tempo, con direzione domani. Ma che, proprio per questo e per la concomitanza di indici industriali e di vita reale che assomigliano sempre di più a quelli della Grecia pre crisi, non dovrebbero essere ignorati dall’Italia. Anzi, scrupolosamente attenzionati. E non relegati a scomoda cornice.

Fonte: Formiche del 20/2/13
Twitter@FDepalo

Nessun commento: