lunedì 25 febbraio 2013

Rischio Grecia per l’Italia? L’esperienza di Atene


Esiste un rischio Grecia per l’Italia con la piena ingovernabilità post elettorale che porti a nuove elezioni? L’unica legge elettorale peggiore del Porcellum italico, infatti, è proprio quella in vigore in Grecia che ha prodotto quattro tornate elettorali con altrettanti governi instabili in soli otto anni, ultimo quello nato già zoppo nel maggio scorso a causa di un sistema farraginoso che sacrifica la governabilità. In quanto si attribuisce il premio di maggioranza al primo partito e non alla coalizione vincente, per cui sono stati varati esecutivi fragili che non hanno portato a termine né il programma di governo né le riforme di cui oggi l’Europa chiede conto.

La legge elettorale greca infatti prevede una sorta di proporzionale “rinforzato”. In tutto ci sono cinquantasei circoscrizioni elettorali dipendenti dal numero delle prefetture. E quella più popolosa, nella capitale, dispone di più circoscrizioni. Ognuna delle circoscrizioni elettorali elegge un numero di deputati proporzionato al numero dei residenti. Ma mentre 288 dei 300 seggi sono dati dal voto nelle circoscrizioni, (con la possibilità per gli elettori di esprimere una o più preferenze per i singoli candidati), i restanti dodici seggi vengono assegnati con una lista nazionale. 
All’interno della quale i seggi sono assegnati in proporzione ai voti di ciascun partito e con una soglia nazionale del 3%. Il premio di maggioranza che consiste in quaranta seggi è assegnato al partito che a livello nazionale raccoglie più voti.In occasione delle politiche del 2012 in Grecia si è andato a votare due volte in un mese, dal momento che il primo partito, i conservatori di Nea Dimokratia, pur avendo più voti e quindi più seggi in virtù del premio di maggioranza (108 seggi su 300), non erano in grado da soli di “coprire” la maggioranza della Camera dei Deputati (erano necessari 151 su 300 seggi come minimo).

 Per cui il primo passo fu quello di tentare alleanze trasversali con tutti i partiti tranne che con i “nemici” secondi classificati, ovvero la coalizione radicale guidata dal giovane Alexis Tsipras contraria al memorandum della troika (che aveva raccolto 52 seggi su 300).Ma neanche un’alleanza con soli socialisti avrebbe consentito all’attuale premier di raggiungere quota 151, per cui in occasione della seconda chiamata alle urne nel giugno scorso e su forti pressioni da parte della troika, Nea Dimokratia giunse sì ad un accordo per varare un governo di salvezza nazionale ma non con il secondo partito, appunto il Syriza, bensì con il terzo e addirittura con il quarto classificato, rispettivamente i socialisti del Pasok e la sinistra democratica del Dimar. Componendo l’attuale anomalo esecutivo a “tre gambe”, con divergenze strutturali che ne hanno condizionato l’attuazione programmatica. Un ritardo che, con la crisi che morde imprese e cittadini, può essere letale.

Fonte: Formiche del 25/2/13
Twitter@FDepalo

Nessun commento: