lunedì 18 marzo 2013

Emergenza a Cipro, parlamento al bivio sul prelievo bancario: si teme effetto contagio


“Siamo in una situazione di estrema emergenza come non accadeva dall’invasione turca del 1974. Sono le parole con cui si è ufficialmente insediato il presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Anastasiadis e che precedono il voto decisivo del parlamento di Nicosia sulla proposta di salvataggio europeo che prevede un prelievo forzoso sui conti correnti dell’isola. Una votazione talmente in bilico che non è escluso un rinvio a domani o dopodomani rispetto alla convocazione iniale per oggi pomeriggio. Tutto per dare ai due centri studi il tempo di valutare misure alternative per non non alterare gli equilibri con gli amici russi che sull’isola hanno depositi milionari.

Alla riunione di questa mattina con i leader politici presenti anche degli emissari della russa Gazprom, che secondo alcune fonti giornalistiche locali sarebbero intervenuti proprio per compensare alcuni correntisti con azioni di aziende che investono nelle copiose risorse minerarie del sottosuolo marino. Ma è un passaggio nebuloso sul quale si stanno concentrando le trattative proprio in queste ore febbrili.

Per questo gli inviati della Bce e di Gazprom seguiranno personalmente da Nicosia l’evoluzione delle cose. Si sta svolgendo appunto un colloquio tra il ministro delle Finanze cipriota e il suo omologo russo giunto sull’isola. E intanto a Madrid il governo spagnolo tenta di rassicurare i proprio cittadini sul fatto che il caso Cipro è unico e non sarà replicato altrove, scoprendo il vero nervo della questione: ovvero che la mossa a Cipro potrebbe essere applicata agli altri Paesi Piigs, innescando una reazione a catena di panico tra cittadini, imprese e investitori.

Per l’adozione delle misure sono necessari 29 voti su un totale di 56 membri, ma il partito Desy del premier con i suoi 20 deputati ha comunque necessità di un alleato e spera di essere sostenuto dai centristi. Hanno già manifestato il voto contrario il partito di sinistra dell’Akel e il Movimento ecologista. I primi sostengono, per bocca del segretario generale Andros Kyprianou, che rifiutano l’accordo perché non viene considerato il punto di vista del popolo cipriota e perché ritengono che il taglio sarebbe disastroso per l’economia dell’isola: “Non solo la misura non aiuta a superare i problemi, ma produrrà maggiore depressione economica”. Annunciando che in queste ore il centro studi del partito sta approntando una proposta alternativa da presentare al presidente della Repubblica e ai partiti parlamentari. Il nodo è se la proposta sarà basata sulla logica che il buco finanziario può o meno essere chiuso internamente senza l’intervento della Troika. Aggiungendo che la protesta popolare non potrà che aumentare se le decisioni saranno prese a porte chiuse e senza un confronto diretto anche con i cittadini. E che l’isola è pronta a mobilitarsi spontaneamente davanti al parlamento.

Sul tavolo una proposta per una tassa sui depositi: fino a 100.000 euro il 3%, da 100 a 500.000 del 10%, oltre 500.000 al 12,5%. Il presidente della Repubblica ha sostenuto le ragioni del sì al piano in quattro punti: il contributo proposto è limitato ai tassi di interesse dei depositanti che non superano i due anni e ogni contributo sarà unico; ogni contributo non è una perdita finale per i depositanti, in quanto in cambio avranno titoli; lo Stato, riconoscendo i suoi obblighi, offre ai depositanti per un periodo di due anni la metà del valore del loro contributo in obbligazioni, associate a future entrate statali di gas naturale; nella misura si conservano intoccati i fondi pensione per evitare di prendere altre misure dure in futuro come tagli salariali e pensionistici.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 18/3/13
Twitter @FDepalo

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