martedì 5 marzo 2013

Grecia, quel piano rifiuti a “rischio” sociale


Come risolvere il dramma della spazzatura nella Grecia soffocata da debiti, memorandum e una serie di emergenze sociali pronte a detonare contemporaneamente? Il ministri dell’ambiente e degli interni, Livieratos e Stilianidis hanno prodotto un piano, le cui prime indiscrezioni parlano della volontà (per legge) di trasferire i rifiuti da regione a regione, a seconda di dove siano allocate le discariche regolari. Con la palese intenzione di chiudere le discariche non a norma. Ma con un’altra faccia della medaglia molto preoccupante, dal momento che la discarica che riceverà quella spazzatura non avrà il diritto di rifiutarla, anche se proveniente da un’altra regione. Con il rischio concreto di caos logistico e di disordini sociali dei cittadini in questione. Accade nella Grecia stremata da tre misure di Bce, Ue e Fmi in un biennio, dove per stessa ammissione del ministro delle finanze tedesco Schaeuble “il pericolo non è ancora scampato” e a pochi giorni dalla prima visita dell’anno della troika ad Atene per verificare l’applicazione corretta del memorandum, come il licenziamento di 25mila dipendenti pubblici a partire dal primo marzo.

Già alcuni mesi fa avevamo dato notizia delle enormi difficoltà registrate nel paese nel comparto ambientale e della raccolta differenziata. Con la aziende comunali incaricate di raccogliere i rifiuti che, molto semplicemente, avevano maturato con le amministrazioni locali milioni di euro di arretrati e che, per questo, avevano interrotto il servizio, con punte di criticità nella regione dell’Attica.

Problema parzialmente risolto il giorno dopo della nota visita della cancelliera Merkel ad Atene lo scorso ottobre, quando si intravidero i primi risultati del riservatissimo incontro che frau Angela tenne all’Hotel Hilton con banchieri ellenici e imprenditori teutonici e l’annuncio di quattro nuove discariche da costruire proprio in Attica (la regione con più alta densità di popolazione del paese) utilizzando il know how tedesco. Tradotto in soldoni, con le aziende berlinesi e bavaresi già in procinto di agire sul territorio e aggiudicarsi commesse milionarie.

Oggi i primi rumors sul piano del governo su cui però già si sta aprendo sui quotidiani ellenici un ampio dibattito. Come procederà il ministero con quei siti che dichiara illegali? Come li chiuderà dal momento che la decisione spetta ai Comuni? E quei Comuni che dovranno giocoforza accettare la spazzatura di altre regioni come reagiranno? Chi si rifiuterà potrebbe essere colpito da una sanzione amministrativa da parte dello stesso ministero dell’Ambiente, ma che poi potrebbe scontrarsi con la realtà drammatica di Comuni e Regioni con le casse vuote, con cittadini già provati dai tagli lacrime e sangue imposti dalla troika e che potrebbero vedere, nel caso rifiuti, la classica goccia che potrebbe far traboccare il vaso. Il riferimento, come inizia già a fare capolino in ambienti delle forze dell’ordine, è a disordini, sacche di resistenza urbana, che potrebbero essere terreno fertile per episodi di eversione e protesta violenta, così come sta accadendo da alcuni mesi in tutto il paese, con un ordigno fatto esplodere nel maggior centro commerciale di Atene lo scorso dicembre e la bomba molotov nella sede del partito di governo di Nea Dimokratia.

La prima considerazione da fare, che è anche la più semplice, è che tutte le parti in causa (quindi il ministro dell’ambiente Evangelos Livieratos e enti locali) dovrebbero comprendere come tavole rotonde e meeting non risolveranno il nocciolo della questione se continueranno a partire dal punto di partenza sbagliato. Ovvero che altri sacrifici ai cittadini non si possono più chiedere. È il governo che deve fare la sua parte questa volta.

Fonte: AmbienteAmbienti del 5/3/13
Twitter@FDepalo

Nessun commento: