lunedì 3 novembre 2014

Midterm, che cosa succederà nelle elezioni Usa

Nelle elezioni di midterm del prossimo 4 novembre i cittadini americani saranno chiamati a scegliere tutti i 435 deputati della Camera, 33 dei 100 senatori, più altri tre per i seggi rimasti vacanti. Incerta la sorte del Senato che può dipendere da due indipendenti. Ma la pronuncia degli elettori servirà a comprendere su quali basi si muoverà la macchina elettorale (già partita) per laCasa Bianca 2016.
PANORAMA
Al momento i repubblicani devono strappare sei seggi ai democratici per ottenere la maggioranza al Senato. Le competizioni da tenere d’occhio in tutti i 50 Stati sono diverse e niente affatto scontate. Di contro i democratici contano sull’appeal femminile per limitare le perdite (già messe in conto) dovute anche all’altalenante amministrazione del presidente in carica.

QUI REPUBBLICANI
Avanti nelle elezioni della Camera dal 2010, oggi potrebbero conquistare anche la maggioranza al Senato. Lo sostiene FiveThirthyEight secondo cui la probabilità è del 68%, mentre per il Washington Post addirittura del 95%. A ciò si aggiunga l’elemento statistico secondo cui il partito del presidente in carica perde quasi sempre seggi alle elezioni di midterm, a maggior ragione quando si tratta del secondo mandato. Senza dimenticare un nome jolly, David Perdue in Georgia.

QUI DEMOCRATICI
In Kentucky hanno gridato allo scandalo per un volantino dell’ultimo minuto fatto circolare per limitare l’affluenza alle urne. In Kansas l’indipendente Greg Orman si deve scontrare con tutto il peso dell’oliatissima macchina repubblicana determinata a salvare uno dei suoi membri (decisivi per la vittoria finale). Mentre il senatore democratico della Louisiana Mary Landrieu ha impiegato minuti preziosi di questi ultimi comizi per rivendicare i concetti (con poco appeal) relativi ai politici del sud e alle quote rosa. Ma il macro dato riguarda la rincorsa che da due anni stanno preparando i Clinton: obiettivo 2016.

ROMNEY
Mitt Romney ha previsto che un Senato repubblicano sarebbe utile a “sfondare la paralisi del Congresso e approvare una legge sulla riforma dell’immigrazione e del commercio“. L’ex governatore del Massachusetts e candidato presidenziale nel 2012 ha avvertito che il presidenteBarack Obama si sarebbe mosso dopo le elezioni di midterm verso una sorta di “amnistia” sulla riforma dell’immigrazione. Un riferimento alla decisione della Casa Bianca di ritardare l’azione esecutiva in materia di immigrazione fino a dopo le elezioni. Ma Romney ha detto che un Congresso controllato dai Repubblicani sarebbe in grado di approvare una legge sull’immigrazione più conservatrice (e incentrata sulla sicurezza delle frontiere) rispetto a quella che il presidente Obama avrebbe firmato.

SCENARI
Ai repubblicani per ottenere la maggioranza occorrono sei seggi: hanno circa il 70% di probabilità di riuscirci, secondo gli ultimi sondaggi. Sembrano essere in posizione di forza per vincere in quattro Stati detenuti dai democratici: Arkansas, Montana, South Dakota e West Virginia. Potrebbero rischiare in caso andasse male in Georgia, Kansas e Kentucky: tre banchi di prova decisivi. Le altre partite che probabilmente determineranno gli equilibri di potere sono attualmente detenute dai democratici: Alaska, Colorado, Iowa, New Hampshire e North Carolina.

CASO SPECIALE
Una menzione speciale merita il caso della Louisiana, dove sono alla fine della corsa nessuno dei candidati potrebbero ottenere il 50%, aprendo la strada ad un ballottaggio, che non si potrebbe tenere fino a dicembre.

GOVERNATORI
Alcune delle sfide più interessanti riguardano le elezioni dei governatori. In Wisconsin una vittoria del repubblicano Scott Walker potrebbe aiutarlo a emergere come un forte candidato per la presidenza nel 2016 quando dall’altro lato della barricata correrà una certa Hillary Clinton. In Florida l’ex governatore Charlie Crist sta cercando di recuperare il terreno perso. In Kansas il governatore Sam Brownback si trova di fronte una reazione dagli elettori e una potenziale rivolta repubblicana. Al centro dell’agenda dei candidati emergono forti il tema della legalizzazione della marijuana e dell’aumento del salario minimo.

CHI VOTA
L’elettorato appare a disagio e confuso, dal momento che le elezioni si tengono in un momento in cui dominano due temi pesanti come l‘emergenza Ebola e la guerra al Califfato dell’Isis che aggiungono sale sulla ferita della crisi economica e del balletto sul prezzo del petrolio. Nonostante i repubblicani abbiano cercato di nazionalizzare le elezioni, l’ambiente politico varia da stato a stato, come dimostrato da una sere di inchieste del Nyt in Alaska, Arkansas, Colorado, Georgia, Iowa, Louisiana e Carolina del Nord.

FATTORE ASIATICO
E’ quello che potrebbe giocare un ruolo non del tutto secondario in queste elezioni. Ad un recente evento organizzato da un gruppo di imprenditori il deputato Gerry Connolly ha salutato il pubblico in una mezza dozzina di lingue, tra cui coreano, cinese e tailandese. L’ex tenente e governatore Don Beyer, in corsa per il Congresso, ha evidenziato l’alto numero di dipendenti di origine straniera al suo pubblico fatto di concessionari Volvo. E la repubblicana Barbara Comstock ha propagandato il suo sostegno per la legislazione che impone che i libri di testo si riferiscano al Mar del Giappone anche come il mare orientale, ovvero il nome preferito dai coreani.

twitter@FDepalo

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