martedì 2 dicembre 2008

UN SABATO (BARESE) DESERTO

Da "Il Quotidiano di Bari" del 06/12/08


La crisi economica, lo sanno pure le mura abbattute di Punta Perotti, ha sparigliato le carte. Le famiglie non arrivano nemmeno alla seconda settimana del mese e le grandi aziende licenziano. Non parliamo poi dei consumi ridotti ai minimi storici. In questo quadro non proprio confortante apriamo la porta di casa e facciamo capolino nel centro di Bari in un sabato pomeriggio che ci avvicina al Natale. Sono le ore 17.30, le strade sono deserte, come i parcheggi, purtroppo anche i negozi. In una tabaccheria di via Roberto da Bari, è stato affisso un cartello che recita: “Grattini a 2 euro, grazie sindaco ce ne ricorderemo”.

Ora, potremmo discutere giorni interi sull’utilità di una regolamentazione della sosta nel centro cittadino, così come avviene in tutte le città del mondo che si dicano civili, e nessuno obietterebbe nulla, ma arrivare al paradosso di far pagare un’ora di parcheggio nel centro di Bari quanto costano due ore sul lungotevere di Roma mi sembra quantomeno esagerato per due ragioni. Una di opportunità: la gran parte dei cittadini, così come è tendenza mondiale, ha tagliato i consumi. E non solo appartenenti al ceto medio o al ceto basso. Tutti cercano, e a ragione, di risparmiare ed è una pratica condivisibile visti i tempi difficili e la mancanza di certezza per il futuro. Quindi due euro sono troppi per sessanta minuti di sosta, da qualsiasi angolatura la si voglia vedere.

La seconda ragione appartiene alla sfera della ragionevolezza: ma Bari, con tutto il rispetto, cosa offre per vedersi riconoscere una tariffa così esosa? Siamo così in alto nelle classifiche di vivibilità per poterci permettere una mossa di questo genere? Disponiamo di un centro storico all’avanguardia così come ha mirabilmente fatto Liverpool con l’arte contemporanea o come ha sapientemente fatto Lisbona con una tripla linea di metropolitana dove prende anche il cellulare? Evidentemente no, perché nessuno si è mai sognato di impreziosire la città (rendendola in questo modo unica) puntando sulle qualità che essa ha nel suo Dna, come un lungomare pedonale, un porticciolo turistico all’avanguardia, una miscellanea di sapori e culture come potrebbe essere un festival enogastronomico, anziché assistere allo “struscio” dinanzi a centinaia di bancarelle che in fondo non molto hanno a che fare con la festa del nostro Patrono.

Certo, da barese, dico che abbiamo le nostre peculiarità e le innegabili bellezze che molti turisti, quando riescono a scendere da una nave crociera senza essere scippati prima, ci invidiano. E allora perché non concertare un piano tariffario assieme ai commercianti? Perché non intervenire a favore di negozianti e piccoli imprenditori, già strozzati dagli effetti devastanti della grande distribuzione?

Non è una battaglia ideologica, è solo la voglia di aggiungere un pizzico di buon senso alle ricette delle nostra quotidianità, senza perdersi dietro steccati di appartenenza ma facendo qualcosa di concreto per le reali emergenze cittadine.

Ma a patto di volerlo fare.

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