sabato 12 giugno 2010

Quando destra e sinistra non significheranno più nulla


Da Ffwebmagazine del 12/06/10

Se e quando l’originaria architrave della politica, in sospeso tra artificio e natura, sarà consumata; se la politica saprà intrecciarsi attorno ad altre ellissi sociali, solo allora destra e sinistra non significheranno più nulla. Termina così Carlo Galli, docente di storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna, il suo pamphlet Perchè ancora destra e sinistra, un’indagine genealogica attuata con gli strumenti e le categorie di una filosofia che si spinge, a ritroso, in un viaggio fino alla radice delle due entità. Sostiene che le due categorie oggi sopravvivono non per la permanenza dello spazio politico moderno assieme al quale si sono formate, ma perché al loro interno ci sono ancora una forza ed un problema «che è qualcosa di più che non l’eco di un Big Bang originario».

Entrambe interpretano, secondo Galli, elementi originari e ineludibili della modernità: così non si potrà dire che una è falsa politica, l’altra vera, «perché l’indeterminatezza della politica e la sua contingenza costitutiva, non lo permettono»”. In questa analisi complessa fa riferimento a varie destre, diverse, alcune che si sono rispecchiate con la modernità, altre accartocciate al loro interno; alcune economiche, altre politiche. Incubando così i germi di quelle che sarebbero diventate le destre successive. Non solo passatiste, conservatrici o reazionarie, ma anche avanguardiste, futuriste, anarcoidi, liberiste. Testimoniando un’estrema vivacità nel diciannovesimo e ventesimo secolo, spesso in contrasto fra loro. E prosegue i suoi rilievi raffrontando tali destre ad elementi diversificati come popolo, religione, economia, individuo. Analoga analisi, poi, per le sinistre degli ultimi duecento anni.

Galli definisce destra e sinistra come due forme di pensiero moderne, in quanto molto divergenti. Aperte, ma diversamente, alla contingenza. Tentate dall’effetto necessità. Non condivisibile appare però quando l’autore sostiene che «se anche si può pensare in teoria, oltre la destra e la sinistra, la pratica lo impedisce, ed è proprio la presenza o l’assenza della centralità della politica del soggetto e della sua uguale dignità a fare la differenza».

Si dice inoltre certo che la democrazia senza aggettivi «non può non essere l’obiettivo di forze variamente orientate a sinistra». La democrazia delle destre sarebbe invece sempre caratterizzata da protesi di complemento: di mercato, nazionale, protetta, cristiana, autoritaria. Ma chi l’ha detto che la destra italiana non può epitetarsi come democratica e basta, e dovrebbe necessariamente essere corroborata da un sostantivo che la identifichi? Quando nel libro si accenna che la destra è per la sicurezza nel senso poliziesco dell’ordine pubblico circa l’immigrazione, non si tiene conto di altre posizioni dialettiche che, ad esempio, non condividono la repressione - come dimostra il fallimento delle ronde - ma spingono per un’integrazione armonizzata. O quando si accenna al fatto che la destra è per il rischio nell’economia, non si considera che non tutti a destra credono ad una pura anarchia incontrollata del capitalismo, che mortifichi ad esempio le fasce più deboli della popolazione.

Inoltre non convince quella netta definizione di competenze e modalità di azione che si scorge nelle conclusioni. Dal momento che il panorama interno ed esterno al paese si è evoluto, circa esigenze e comportamenti. E allora, pur certificando il certosino impegno storico, ciclicamente letterario-filosofico che si evidenzia nella ricostruzione, forse si potrebbe accennare ad uno spunto di proposta, nell’aggiungere al titolo originario un punto interrogativo finale, Perché ancora destra e sinistra?. Non più, quindi, solo per declinare correttamente modalità e percorsi del cleavage destra/sinistra, quanto piuttosto per guardare oltre gli steccati che delimita(va)no i due ambiti. E che oggi, a partire da moltissimi temi di rilevanza trasversale, non hanno motivo di esistere. Chi può dire con certezza che oggi l’ambiente sia un argomento caro alla sinistra? O che la sicurezza sia ad esclusivo appannaggio della destra? E se sì, di quale destra e di quale sinistra? E soprattutto quale sicurezza?

Ecco che la conclusione del volume posticipata da Galli in un futuro lontano, si sta invece avvicinando sempre più alla stretta attualità, in modo pragmaticamente oggettivo. Perché, nella società che si trasforma rapidamente, con la globalizzazione, con i social forum, con tecnologie che irrompono nel quotidiano, con battiti di ali di farfalle che riecheggiano dall’altro lato del pianeta, vi sono battaglie da portare avanti senza un’etichetta identificativa. Si pensi alla legalità, alla green economy, alla salvaguardia delle fasce più deboli: su quali principi stabilire cosa appartiene a chi nella politica di oggi? Semplicemente destra e sinistra non conserveranno le forme attuali, stanno già cambiando, si sono già, seppure solo in parte evolute. E non sarebbe saggio tornare indietro.

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