mercoledì 2 novembre 2011

Democrazie senza democrazia: dove andiamo senza guida?


È come voler giocare senza legittimità. Chi governa senza democrazia lo fa nella consapevolezza di potersi permettere licenze, più o meno lecite. Lo abbiamo quotidianamente sotto gli occhi. Democrazia senza democrazia è sovvertire l’ordine delle cose, è il conflitto di interessi, è non avere concorrenza, è cassare le idee non allineate, è governare con e per un pugno di mosche (pardon, di responsabili), è una meritocrazia di cui tutti, ma proprio tutti si riempiono la bocca, salvo poi fare “all’italiana”. È non poter scegliere altro che non sia bianco o nero, è essere tacciati di vezzo da intellettuali solo per il fatto di ricercare un confronto o un dialogo ampio, è svilire i contenuti per salvare cocciutamente il contenitore. Lo ha scritto Giovanni Sartori qualche tempo fa nel suo Democrazia, cos’è? che anche il gioco democratico può essere giocato male. Dobbiamo sforzarci di chiederci come mai l’ideale sia entrato in rotta di collisione con il reale. Dal momento che la democrazia, nata inizialmente per limitare l’assolutismo, ha nei fatti prodotto nuove oligarchie. Che dispongono del potere decisionale, influenzano quotidianità dei cittadini con scelte e con politiche mirate, non sembrano poi troppo intimorite dal controllo delle istituzioni democratiche. Partiti e governi a volte tendono progressivamente a svilire figure e poteri, come il parlamento e la magistratura, o paradossalmente a strumentalizzarli, in virtù delle esigenze del momento.

Dimenticando che il potere dovrebbe limitare il potere, grazie ai check and balance per non far mancare controlli e tarature. Proprio in questo pertugio la sovranità popolare assume un ruolo marginale: quante volte, e a tutti i livelli, non viene vista poi con troppo entusiasmo? Il riferimento è alla possibilità dei cittadini di avere una pubblica opinione autorevole e indipendente, alla scelta diretta dei candidati in occasione delle elezioni politiche, alla trasparenza degli eletti. E allora sarebbe utile riflettere su quante volte sembra di essere circondati da strutture che si dicono democratiche ma che, in realtà, sono solo camuffate perché dirette in modo unidirezionale. Per questo il fattore del movimentismo, a maggior ragione in questa fase di crisi del comparto cosiddetto democratico, va sostenuto con purezza e senza tentennamenti. Per limitare la legittimazione popolare passiva, rafforzando quella democrazia che Enrico Berlinguer definiva come una conquista in atto, preservandola da stravolgimenti e amputazioni, da ogni tentativo di svuotamento o soppressione.

Fonte: ilfuturista.it del 02/11/2011

Nessun commento: