venerdì 9 dicembre 2011

Cosa manca alla politica? Un nuovo alfabeto

La politica di oggi vive un’epoca primitiva e si esprime a volte con suoni onomatopeici. Con gesti approssimativi. Vive di istinti brutali ma non ha un alfabeto civile, non dispone di un vocabolario adeguato. Anzi, è preda di inconsistenze, stravolgimenti fasulli, svilimenti fonetici: spesso dice A per intendere B o per nascondere C. Creando colposamente e, in molte occasioni anche dolosamente, una pubblica opinione confusa, faziosa e plasmabile. Non contribuendo alla soluzione dei problemi, anche perché non li chiama con il proprio nome. Interrogare e rilanciare il significato e il riflesso specchiato delle parole della politica è imprescindibile per offrire nuovi strumenti alla vita attiva del presente. Solo in questo modo sarà possibile dimostrare quanta e quale passione per la cosa pubblica c’è e ci sarà. Tre le parole messe in movimento in questa circostanza. Res publica: con alla base l’idea aristotelica dell’uomo come animale politico, grande invenzione dell’occidente. Investendo sulla fluidità tra i nessi, e sottolineando il principio di Jefferson della politica come piacere di stare insieme. Partecipazione: come scrive Rancière in Dieci tesi per la politica, essa non è l’esercizio del potere, ma modo di agire specifico messo in atto da un soggetto con una razionalità propria. Ed è proprio la relazione politica che consente di pensare il soggetto politico e non il contrario. Ricordando che la felicità è libertà e la libertà è coraggio. Infine diritti e libertà politiche: con in primo piano un ragionamento serio e ponderato sull’immigrazione. E farlo nel 150esimo dell’Unità d’Italia ha un doppio significato: da un lato perché una politica con la P maiuscola non può non interrogarsi su come sarà l’Italia di domani, con moltissimi stranieri che la considerano Patria, anche se non è la terra dei loro padri. E soprattutto perché non può esimersi dal programmare interventi di ampio respiro e lungimiranti che riflettano, senza blocchi ideologici e senza pregiudizi. E allora ridare le parole alla politica è l’obiettivo del Forum delle idee, inseguito in occasione del seminario Le parole della politica. Per non accomodarsi sul senso comune, ma proporre un nuovo vocabolario alla cosa pubblica.

Fonte: Il futurista settimanale del 25/11/11

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