venerdì 9 dicembre 2011

E adesso (senza B.) parliamo di giustizia

Scriveva Kant che gli uomini non possono disperdersi isolandosi all’infinito, ma devono da ultimo rassegnarsi a incontrarsi e a coesistere. Parlandosi, attraverso il discorso. Il dialogo è quel confronto verbale tra due o più persone, per veicolare idee contrapposte, per esprimere esigenze, criticità, intuizioni, idee. Riallacciare i fili di due mondi determinanti ma troppo spesso in contrapposizione. Lasciare nel dimenticatoio elmetti e asce verbali, per inaugurare una fase distensiva. Ma soprattutto di dialogo. Potere politico e magistratura hanno oggi l’occasione di re-investire in quella straordinaria opportunità che si chiama parola, scambiandosi idee e non più accuse, proposte invece che recriminazioni, percorsi comuni anziché minacce. E farlo all’indomani dell’uscita di scena di quello che è stato, nei fatti, un vulnus unico nel suo genere: Silvio Berlusconi. Per questo il Futurista assieme alla Fondazione Enzo Tortora ha promosso un momento di riflessione, per capire fino in fondo il limite selvaggio tra giustizialismo e garantismo, per affrontare veramente i nodi della questione. Per valutare il peso specifico della giustizia, a mente fredda, senza l’assillo di trovarsi in un fortino perenne perché l’interesse privato si mescola torbidamente con il pubblico. Ma specchiandosi l’uno nell’altro: e ricominciando finalmente a dialogare.

Fonte: Il futurista settimanale del 18/11/11

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