domenica 14 febbraio 2010

CIPRO, DOPO LE PAROLE I FATTI


Da Mondo Greco del 14/02/10

All`indomani dell`ennesimo richiamo europeo sul caso Cipro, spetta adesso alla Turchia mettere in pratica quanto concordato. E senza vittimismi o fantomatici retropensieri di sorta. Nessuno in questa partita tifa ideologicamente per l`una o per l`altra fazione, semplicemente perche`non esistono squadre in campo, ma un popolo che ha necessita`di giustizia. La visita del vertice Onu sull`isola ha contribuito a che si discutesse ancora della questione, anche in termini maggiormente internazionali. Si sono svolti incontri, analisi, promesse e poi ? Lecito chiedersi : a quanto ammonta il contributo dell`aministrazione Obama, che nei primi giorni di vita aveva promesso sostegno e interesse al problema ? Quali le implicazioni della strategica partita che si sta giocando nel Mediterraneo in questi mesi, tra nuovi gasdotti, presunte svalutazioni dell`euro e massiccio ingresso cinese sui mercati ?(vedi l`acquisizione da parte cinese dei due piu`grandi moli containers al Pireo, per i prossimi 35 anni).
Sarebbe utile pero`affrontare la questione tenendo bene in mente alcuni elementi che si sono snodati negli ultimi mesi. I progressi istituzionali della Turchia si sono sviluppati in parte, dal momento che gli sforzi in una direzione democratica ed europea del premier Erdogan appaiono sistematicamente frenati dalla zavorra dei militari, che ad Ankara hanno ancora un peso specifico non indifferente. La mancata amissione del genocidio armeno, la pratica reativa alle minoranze, con il partito curdo misterosamente isolato da una qualche rappresentativita` parlamentare. E poi soprattutto in direzione dei diritti civili, con la donna non completamente emancipata, anche dal punto di vista legislativo. Con le liberta`religiose legate a doppia mandata ad una concezione forse troppo conservatrice. Con taluni vincoli dettati da certa dipendenza dell`informazione, che impedisce di fatto la completa europeizzazione della Turchia. Non bisogna dimenticare che una virata netta verso i lidi europei, non solo favorirebbe una completa maturazione del Paese, ma offrirebbe lo spunto anche per affrontare la questione cipriota con maggiore serenita`. Ma a patto che la comunita`internazionale lo voglia realmente. Magari rendendosi partecipe con proposte mirate e non con intenzioni senza dubbio apprezzabili ma, in concreto, anonime.
A cio`si aggiunga che tra settanta giorni terminera`il mandato di Memet Talat, presidente della Repubblica autoproclamata di Cipro Nord : per intenderci, la zona occupata militarmente dal 40mila soldati turchi che al momento e`riconosciuta solo dalla Turchia. Il timore e`che possa vincere il candidato del partito nazionalista turco-cipriota, che gia`si e`detto contrario ad un accordo, in quanto palesemente in contrasto con ogni velleita`riunificatrice. Si tratta di un movimento politico estremista che ha ottenuto un buon riscontro nelle scorse elezioni amministrative del 2009. Ovvio che, se dovesse riuscire ad esprimere un candidato alla presidenza, o se comunque dovesse ottenere numeri rilevanti, vi sarebbe il rischio concreto di vanificare i passi avanti compiuti sino a questo momento.
Al netto di approfondimenti e concessioni, e`ipotizzabile che ad oggi la prossima mossa spetti alla Turchia, in quanto dovrebbe mostrare di aver metabolizzato le richieste avanzate dal Parlamento Europeo con la necessaria buona volonta`. E questa rappresenta una ghiotta occasione per spazzare finalmente i dubbi di tenuta democratica che provengono, ad esempio dall`Eliseo o da talune fazioni pittoresche della politica italiana, che tra le altre cose, non sarebbe neanche il caso di citare.
Altro spunto sul quale riflettere e`quello riguardante l`informazione e la diffusione di notizie estremamente delicate. In questi giorni sui media italiani e`emerso che vi sarebbe stata una risposta favorevole cipriota ad una proposta di riunificazone turca, in quanto "l´apertura sarebbe venuta dalla parte greco-cipriota dell´ isola, anche sull´onda della necessità da parte di Atene di tagliare le spese militare in questo momento in cui la Grecia è sull´orlo del collasso economico".
Sarebbe quantomeno riduttivo bollare tale notizia con l`epiteto di fantasiosa, dal momento che non sembra esserci proprio alcun legame tra le due cose. Piu`edificante, invece, sarebbe coinvolgere i media su elementi maggiormente concreti, legati ai fatti, e non a ipotesi magari forzate, utili solo ad accendere i riflettori per qualche istante. Per poi far ripiombare l`isola di Cipro e la tragedia che l`ha colpita, nel piu`deleterio dei silenzi.

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