martedì 6 marzo 2012

Europa senz'anima

Sussidiarietà continentale: cosa resta della lezione di Altiero Spinelli e Giscard d´Estaing? Non è solo la burocrazia pachidermica a schiacciare il continente, quanto l´immagine che si staglia, brutta e a volte grossolana, all´orizzonte. Quella di un gigante di argilla che ha perso la bussola, come il caso Grecia dimostra ampiamente. Che ascolta solo i richiami franco germanici, ignorando il grido di dolore del "Mezzogiorno continentale".

Un interessante volume di Giorgio Napolitano, "Altiero Spineli e l´Europa", (Il Mulino 2007), ripercorre idee e battaglie dell´europeista italiano su cui ci sarebbe molto da riflettere, certamente molto più di quanto oggi non facciano coloro che di Europa si occupano, sia come osservatori che come addetti ai lavori. La lezione di Spinelli verteva innanzitutto sul senso comunitario custodito nel proprio io, prima ancora che su un timbro burocratico o su una banconota uguale per tutti gli stati membri. E offriva un metodo specifico: non affidarsi a uno schema univoco e solo a quello, ma confrontarsi creativamente con la realtà seguendo la spinta evolutiva. Spronare a risollevarsi dopo ogni debacle, contando su quella sussidiarietà che in occasione della crisi greca non si è vista. Come ebbe a scrivere il Capo dello Stato in quel pamphlet "si può imparare da Altiero Spinelli a essere uomini e donne di alti pensieri e di forte, indomabile volontà di azioni".

Il contributo di Giscard d´Estaing fu programmaticamente intenso: da un suo impulso nel 1976 il Parlamento europeo venne eletto a suffragio universale. Spinse non poco per istituire il Consiglio d´Europa, nell´ottica di un´unificazione monetaria. E con Helmut Schmidt si fece promotore in prima persona dell´Ecu. Ma l´intenzione ad agire da Unione in questi anni è purtroppo mancata. Come se all´indomani di quei primi sforzi in chiave continentale ci si fosse (pericolosamente) addormentati. E nonostante le trentasei agenzie comunitarie, oltre a fiotti di dipendenti e funzionari: era questa l´Europa sognata da Spinelli e d´Estaing?Evidentemente no. Sono mancate le visioni proiettate al futuro, la capacità di intrecciare partnership strategiche, anche una classe dirigente all´altezza, come dimostra il fatto che la Cina è riuscita prima dell´Europa a proiettarsi in Africa. O come dimostra il timido approccio all´area a sud del Mediterraneo.

Oggi accade che paradossalmente a Bruxelles si profondano più energie per definire il diametro delle reti da pesca, piuttosto che su lungimiranti strategie politiche, che consentano all´Unione di parlare finalmente una lingua comune e con una voce sola, immaginando una sorta di G3 con Cina e Usa. È come se l´Europa di oggi non avesse un´anima, come se il vecchio continente, che ha dato i natali al nuovo, fosse popolato da sterminate componenti, ognuna indaffarata ad irrobustire la propria posizione. E mortificando invece la visione complessiva che il grande sforzo europeista del dopoguerra mise in un´incubatrice. Un rischio che non si può più continuare a correre.

Fonte: Formiche.it di oggi

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