lunedì 12 marzo 2012

La Lezione di Lucio? La chance ai giovani

Le future generazioni. La locuzione è entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo, a volte come indice programmatico, altre, meno nobilmente, come specchietto per le allodole da giocarsi in comizi o promesse. Ma il tema è serio e sempre attuale. Nell’antichità Socrate intendeva l’approccio ai più giovani come la volontà di verificare se un ideale educativo nascondesse invece la bieca intenzione di addormentare le coscienze critiche. E offriva a quei giovani l’occasione di non farsi incantare grazie al bagaglio della conoscenza: da corroborare con studi e intuizioni, ragionamenti e controtesi, dubbi e domande. La grandezza dei personaggi non è tale solo nella proposta professionale che il curriculum di ognuno custodisce, ma una percentuale deriva anche da ciò che umanamente sanno trasmettere. E soprattutto in quale momento esplicarlo. Quante storie artistiche in passato hanno avuto inizio con la scoperta di un’attrice per strada come negli anni della dolce vita romana, o in occasione di un’audizione improvvisata in un garage con complessi di giovani e in cerca d’autore? Tante e molte sono anche finite bene. Grazie, magari, a quell’input, al “sì” strappato proprio sul filo da uno che conta, che ha scelto di dare la famosa e tanto auspicata opportunità.

Lucio Dalla non sarà ricordato solo in riferimento alla musica e alla particolarità delle sue composizioni, alla cultura che ha accarezzato, agli strumenti che ha inforcato con padronanza, come un giocoliere fa con i propri birilli. Ma più di qualcuno ne apprezzerà le fattezze per l’esempio e il sostegno che ha dato in concreto a chi chiedeva udienza o un attimo del suo tempo. Senza farsi prendere da retorica o da falsi miti, è utile ricordare che Dalla ha fatto quello che tutti i sessantenni ricchi, famosi e arrivati dovrebbero fare: dare una chance, se possibile più di una, ai giovani talenti. Dispensare consigli, dare un tetto a chi come lui in avvio di carriera non l’ha avuto. Offrire loro una possibilità reale che, un secondo dopo, i virgulti dovranno sapersi giocare grazie alle potenzialità da mettere a frutto con sudore e determinazione. Senza regali o “autostrade” spalancate a priori, come il caso dei corsi di politica per vallette e starlette in via dell’Umiltà. Bensì quel “la” iniziale, anche come immagine formativa, umana ma seria.
Questo Lucio Dalla faceva, quando frequentava la solita osteria bolognese, e qualche giovane musicista gli si presentava per proporsi. Così, semplicemente. Anche per impedire la fuga dei cervelli, o per evitare che poi qualcuno sia tentato nel cercare la ribalta altrove e con altri mezzi. Perché tutti siamo stati e siamo ancora giovani. E a quelli che verranno non andrà tolta “quella” chance.

Fonte: il futurista settimanale n.39

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