martedì 27 marzo 2012

Inascoltato perché vedeva lontano. Il ricordo di Andreatta

Rigore di bilancio e lotta a sprechi e debito, in quanto ipoteca che grava sulle future generazioni. A cinque anni dalla scomparsa di Nino Andreatta serve focalizzare l´attenzione su quei due punti del suo pensiero, tremendamente attuali nell´Italia che si adopera (in colposo ritardo) per combattere la crisi. In quanto elaborati in tempi non sospetti, quando dello spread si discuteva solo a Piazza Affari e gli allarmismi non erano diffusi, al pari della paura di fallire. Ma, proprio per questo, una mente lungimirante come la sua alzò un dito per richiamare all´ordine. Ovvero quell´integrazione (quasi come un cordone ombelicale che non si può tagliare) tra conti in ordine e buona politica, quella con la P maiuscola, che non si interroga tanto sull´oggi ma getta le basi per i decenni futuri; che investe a lunga scadenza e in larghezza di vedute, non solo nel proprio orticello elettorale; che fa il passo solo se coperto a sufficienza, senza creare voragini e buchi da ripianare a fatica. E lo fa immaginando scenari, prevedendo criticità. Richiami che, purtroppo, non sono stati raccolti a sufficienza dalle classi dirigenti di allora. L´anticonservatorismo di Andreatta (fondatore di Arel) era stato avversato proprio da chi, nelle sue intuizioni, vedeva a forte rischio rendite di posizione e privilegi costituiti nel tempo. In quanto la vulgata maggiormente diffusa era che lo stato potesse assumere le vesti di una mucca da mungere all´infinito, senza limiti materiali e temporali. E invece un bel giorno l´intero sistema-paese si è destato dal torpore e si è accorto di essere giunto al capolinea, dove tutto non sarà più come prima. Per questo il ricordo di Andreatta potrebbe rappresentare l´occasione non per le consuete e a volte troppo stucchevoli celebrazioni passatiste, quanto per evitare di riservare ad altri lo stesso trattamento toccato a lui che, nei fatti, aveva previsto i guai di oggi. Molte delle sue battaglie sono ritornate di estrema attualità. Anzi, nell´anno zero della politica italiana dovrebbero essere prese come spunto da tutti. Dai professori: per continuare con fiducia, costanza e un pizzico di irriverenza il percorso avviato con il "Salva-Italia", portando fino in fondo non solo le liberalizzazioni e le riforme, ma una complessiva rigenerazione del Paese. Dai partiti: per evolversi finalmente in chiave moderna e di trasparenza, perseguendo serietà nei bilanci e nei rapporti con l´elettorato, e con il tessuto imprenditoriale, evitando contiguità e connivenze. Dagli elettori: affinché riprendano quel controllo democratico sottratto loro dal Porcellum, ma nella piena consapevolezza che non sarà più sufficiente delegare in bianco alla politica, ma elevare la società civile a interlocutore qualificato e dotato della propria peculiarità. Dalle élite: perché, mai come in questo caso, comprendano che è giunta l´ora di "sporcarsi le mani" per il bene del paese, tessendo più filo e facendolo alla luce del sole. Abbandonando soprattutto il "calduccio delle proprie cucce ideologiche" e rimescolando competenze e convinzioni. Per dare risposte a un Paese che, in fondo, chiede solo il dovuto. Twitter@FDepalo Fonte: Formiche del 27/03/12

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