lunedì 14 gennaio 2013

Il regime dei colonnelli

Chissà se qualcuno scriverà mai la parola fine su questo vero e proprio teatro dell’assurdo che sta andando in scena in Grecia. Dove, sebbene salari e pensioni siano stati "tagliati" per quattro volte in due anni da un memorandum suicida della troika, la corsa agli armamenti non si ferma. Anzi, raddoppia. Dal governo conservatore di Nea Dimokratia ma retto da altre due “gambe”anomale con socialisti del Pasok e sinistra democratica del Dimar, è stato dato l'ok all'ordine da dieci miliardi di euro per il 2013, tra carri armati, aerei e fregate. Con il radicale Alexis Tsipras rimasto l’unico ad alzare il dito per eccepire su scelte drammatiche e a fare opposizione seria in un parlamento assoggettato ai desiderata franco-tedeschi (si veda alla voce Siemens). Senza dimenticare uno dei maggiori produttori greci di armi, Russios, che casualmente è il parente dell’ex ministro delle Finanze Papacostantinou finito e poi depennato dall’illustre politico socialista nella lista Lagarde, l’elenco dei duemila evasori che hanno portato fuori dall’Ellade svariati miliardi di euro, direzione Svizzera. E che è stata pubblicata per la prima volta dall’inchiestista Kostas Vaxevanis, per questo arrestato e processato per direttissima. 

Nella Grecia dei “non diritti” dunque ecco il nuovo programma per la difesa, che entro sette anni rimodernerà l’intera flotta dell’Egeo con numeri da brivido. Acquisto di elicotteri da trasporto per 805 milioni di euro; 291 cingolati per 1,7 miliardi; carri anfibi per 100 milioni; quaranta nuovi aeromobili  per 2,46 miliardi; velivoli da addestramento operativo per 900 milioni; quindici elicotteri di salvataggio SAR da 230 milioni; quattro nuove fregate con "opzione" per altre due da 2,2 miliardi; aviazione navale per cooperazione da 250 milioni; modernizzazione per le fregate da 200 milioni; acquisizione di cinque unità antimine da 250 milioni. A questa lista della spesa il governo ha pensato bene di “aggiungere” in cima altre due priorità. Sono due programmi di difesa: il primo prevede lo sviluppo di un sistema di comunicazione per le Forze Armate da 161 milioni di euro, il secondo riguarda la partecipazione al consorzio BOC-HELIOS da 120 milioni. Che in totale fanno dieci miliardi di euro.

Con sullo sfondo un paese intero allo stremo, dopo i tragici tagli a stipendi, pensioni, indennità, welfare e sanità; dopo l'aumento della disoccupazione giunta al record del 26% (58% tra i giovani trentenni); dopo lo stato di miseria e degrado causate da un’austerità assurda che ha azzerato diritti e partecipazione. Nella Grecia che affronta le conseguenze quotidiane del memorandum si registrano storie drammatiche di degrado, emarginazione, povertà, con le sacche di razzismo e demagogia di chi, forte del 7% di voti ottenuti alle elezioni dello scorso maggio, si fa beffa dei diritti, e spacca la faccia agli immigrati, organizza le ronde per le strade della capitale ellenica, propone un associazione di medici “con” frontiere. Con la politica che si dice democratica e non violente che non batte ciglio.Tra l’altro il Fondo Monetario Internazionale è stato al centro di aspre critiche nel mese di ottobre, quando alla vigilia dell’ultimo eurogruppo che ha staccato l’assegno di 50 miliardi di euro per Atene (l’80% destinato alle ricapitalizzazioni bancarie, e solo le briciole a comuni e regioni) ha ammesso che i piani di austerità proposti  si sono rivelati più costosi del previsto, creando danni economici tre volte maggiori di uno status quo prodotto dalla stessa classe dirigente che oggi si proclama salvatore dell’Ellade. Nel report redatto dal capo economista dell’Fmi Olivier Blanchard e dal suo partner Daniel Lee ha si legge che l'impatto sociale dei memorandum sembra svanire allorquando l'economia inizia a recuperare. Scatenando di fatto una tempesta di critiche per le drastiche riduzioni nel bilancio di un’economia già in stato comatoso, con il numero dei senzatetto ad Atene raddoppiato, con un quarto della popolazione greca che vive con 700 euro mensili, con l’evasione record dei Paperoni dell’Acropoli giunta a 28 miliardi, con bambini che si accasciano sui banchi di scuola per la fame, con la ricomparsa di malattie “datate” come la malaria, con il taglio a ospedali e ambulatori che innescano una reazione a catena da macelleria sociale, con i malati di aids che non trovano più i farmaci salva viva. Con un sistema sociale che crolla sotto i colpo di una politica irresponsabile e che prosegue nello spreco di denaro pubblico.

Ha scritto Richard Bach che “è giusto che un gabbiano voli essendo nato per la libertà; è suo dovere lasciar perdere e scavalcare tutto ciò che intralcia, che si oppone alla sua libertà, vuoi superstizioni, antiche abitudini, qualsiasi altra forma di schiavitù”. Ma se la schiavitù è imposta da chi, invece, è preposto alle libertà e ai diritti per i cittadini allora significa che il corto circuito è già avvenuto e il fuoco sta avviluppando tutto ciò che resta di costruzioni sociali e idee di convivenza. Rimane, però, un ultimo interrogativo dopo aver letto di quelle cifre record che Atene spenderà per armamenti presumibilmente (anzi, quasi certamente) da aziende tedesche: questa volta la troika farà rapporto?


Fonte: Gli Altri settimanale dell'11/01/13
Twitter@FDepalo

Nessun commento: