lunedì 7 gennaio 2013

Lo sviluppo industriale passi da una Silicon Valley mediterranea

La Turchia ci ha pensato già dallo scorso settembre (con un investimento da trenta milioni di euro nell’ex aeroporto di Istanbul) e chissà se l’Italia riuscirà a non perdere un altro treno significativo. Cosa impedisce al Paese biancorossoeverde di strutturare una vera e propria Silicon Valley mediterranea? Con il triplo vantaggio di sfruttare competenze e cervelli di una vera e propria eccellenza nostrana; stimolare un comparto produttivo da esportare anche al di fuori della regione euro mediterranea; godere di ricadute reali sul territorio per la qualità di prodotto ottenuto e di occasioni create. Si prenda il comparto delle nanotecnologie, un fattore di crescita per l’economia e di benessere per la popolazione oltre che un’eccellenza italiana, come conferma Christos Tokamanis, capo della Unità per le nanotecnologie presso la Commissione Europea, perché “affronta le principali sfide della salute, dell’energia e del mondo connesso”. Il pensiero corre alla nanomedicina destinata a cure personalizzate e non invasive; o ai nano-sensori che “viaggiano” assieme agli individui, come le membrane nanostrutturate per desalinizzare l’acqua. L’argomento è stato al centro di un focus tematico svoltosi lo scorso novembre a Venezia dal titolo “La società della nanoscienza” in cui è stata dimostrata la posizione di forza che la comunità italiana delle nanotecnologie ha oggi nel panorama continentale. E senza dimenticare il ruolo chiave che le nanotecnologie giocano in settori prioritari e multilivello come i campi diversificati della salute, dell’energia, dell’ambiente, dell’elettronica e dei settori tipici come il Made in Italy e i Beni Culturali. La nuova frontiera dunque potrebbe essere un sistema scientifico che fecondi uno “sviluppo responsabile”, ovvero un elemento strategico ed innovativo della Ricerca e Innovazione delle nuove tecnologie come appunto sono le nanotecnologie.

Questo è stato l’obiettivo de “Il futuro della scienza”, un ciclo di conferenze annuali internazionali organizzate congiuntamente dalla Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Silvio Tronchetti Provera e la Fondazione Giorgio Cini. L’obiettivo è analizzare l'importanza dello sviluppo scientifico come strumento per migliorare la qualità della vita, oltre che per disegnare nuovi scenari per la scienza nella società del terzo millennio. Ragionare in maniera costruttiva di nanoscienze significa immaginare le diverse applicazioni in un'ampia gamma di settori industriali, progettare con lungimiranza  le grandi sfide sociali come la sostenibilità e la salute, stimolando un progresso costante e responsabile nei  nuovi materiali, nelle tecnologie dell'informazione, nella medicina e nella biotecnologia. L’occasione del simposio veneziano, dunque, apre una breccia nel settore in cui la politica con la P maiuscola dovrebbe fiondarsi senza tentennamenti. Nella convinzione che non è pensabile uno sviluppo industriale che sia sordo alle peculiarità dei cervelli del territorio, costretti alla fuga oltreoceano da un sistema irriconoscente e poco propenso al cambiamento.

Qualche tempo fa in verità ci hanno pensato tre ragazzi milanesi che hanno allestito il progetto World Digital Map, con il lancio on line di ottocento aziende che compaiono sulle cartine del pianeta e la gran parte concentrate in Italia. Un atlante digitale con più di centoventi offerte di impiego nel nostro Paese che ha già attirato non pochi interessi, quanto a utilità e originalità dell’iniziativa. Ma per far sì che non resti un episodio (pur lodevole) isolato, occorre che muti la consapevolezza della classe dirigente. E scorgere più di un proposito, in questo senso, nei programmi elettorali che condurranno alle urne il prossimo febbraio non sarebbe affatto una cattiva idea.

Fonte: Agenda del 07/01/13
Twitter@FDepalo

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