sabato 7 novembre 2009

Banda larga addio,l'Italia rinuncia al futuro



Da Ffwebmagazine del 07/11/09

E la banda larga finisce nel congelatore. Quello di casa nostra. La possibilità di dare una scossa alla crisi in atto con un piano di investimenti lungimiranti, fondati sullo sviluppo tecnologico della banda larga, si infrange contro il muro del niet pronunciato dal Cipe. Ben ottocento milioni che sarebbero serviti a dare seguito al miliardo e mezzo di euro, promesso dal vice ministro con delega alle Comunicazioni Paolo Romani per il comparto Ict (Information and comunication technology) avranno altra sorte. E a nulla purtroppo serviranno i commenti ovviamente tranchant di queste ore - “Un danno al paese” dice Confindustria - a meno che non inducano il ministero dell'Economia a una sana retromarcia.

A conti fatti non appare comprensibile, in termini economici e occupazionali, come si possa rinunciare, preventivamente e a cuor leggero, a investire in un comparto che si calcola potrebbe offrire ricavi del 200%. Parliamo di cifre non da poco, ovvero investimenti che potrebbero produrre due euro di guadagno per ogni euro impiegato. Così come intelligentemente fatto da altri governi, non proprio nelle retrovie delle graduatorie mondiali. La Corea del sud è al vertice dei paesi dove la banda larga rappresenta ormai un dato acquisito. E non solo in termini di cittadini raggiunti da internet, quanto al conseguente indotto che ne deriva, e che rappresenta il vero valore aggiunto. Un circolo virtuoso che ha consentito ad altre - purtroppo - realtà di attrezzarsi adeguatamente e, loro sì, con scelte di ampio respiro, per emergere dal pantano della crisi grazie al rimorchio di investimenti che presentano un doppio beneficio: modernizzano il paese strutturando un rinnovamento tecnologico oggettivo e contemporaneamente creano posti di lavoro e circolazione di danaro. Ma, a quanto pare, accade spesso che in Italia tali valutazioni vengano sottovalutate o relegate a temi di secondaria importanza, impegnati e concentrati invece in altre definizioni di priorità, come le prossime elezioni regionali.

In un colpo solo questo provvedimento strozza di netto l'occasione di innovare un paese indubbiamente pigro quanto a modernizzazione e svecchiamento, e di dare un segnale a tutte le componenti, dalle piccole e medie imprese ai lavoratori. Estendere la banda larga alla gran parte del territorio avrebbe rappresentato una svolta epocale, anche in considerazione del fatto che, a oggi, i numeri di casa nostra sono tutt'altro che incoraggianti. Solo una famiglia italiana su due possiede un pc e solo nell'ultimo semestre si è verificato un incremento più insistente della digitalizzazione di numerose procedure, come pagare le bollette o ordinare la spesa online, anche da parte di soggetti anziani e disabili che avrebbero nell'informatica un alleato in più. Inutile allora dissertare di società della conoscenza, di progettualità del terzo millennio, di partenariati comunicativi, quando siamo ancora all'abc. Pare che non si stia dando a internet e al comparto Ict la necessaria rilenanza, concentrandosi troppo sugli schemi obsoleti che ruotano esclusivamente su radio e tv.

Senza innovazioni non si ottiene né progresso - imprescindibile per risultare al passo con i tempi -, né un ritorno economico. Invece, si persegue lo status quo senza farsi spingere da proposte innovative che avrebbero il vantaggio, reale e non liquido, di autoalimentare il paese. Siamo al trentottesimo posto al mondo per qualità della connessione, nel vecchio continente al vertice c'è la Svezia che ha appena attivato un ambizioso progetto: entro due lustri il governo coprirà il 100% della popolazione, ma nei prossimi anni potrebbe perdere la prima posizione in Europa a vantaggio della sorprendente Finlandia, il cui esecutivo ha annunciato che dal prossimo luglio tutti i cittadini avranno libero accesso alla banda larga, potendo contare su una velocità di almeno 1 Mbps, che dopo cinque anni sarà portato a 100 Mbps. Numeri che da queste parti potremo solo invidiare.

Addio, quindi, a internet facile e per tutti, così come il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta aveva annunciato solo un mese fa, e che avrebbe favorito il grande progetto della informatizzazione totale. L'economista veneziano, infatti, aveva dato per certe le priorità del governo in materia di telecomunicazioni: banda larga, fibre ottiche, superamento del digital divide. Tutte azioni che avrebbero fornito prezioso carburante per l'ambizioso piano denominato della “cittadinanza digitale”, al fine di assicurare copertura al 95% della popolazione italiana.

Poi la scure del Cipe ci ha fatto tornare con i piedi per terra. Pazienza, anziché scambiarci mail e commenti postati, vorrà dire che torneremo alle vecchie lettere scritte a penna. Peccato però che dall'altro versante dell'oceano ci sia un presidente che è stato eletto anche grazie al contatto informatico diretto con milioni di cittadini. Ma questa è un'altra storia.

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