Da Ffwebmagazine del 22/12/09
Ha scelto musicisti giovani, non celebri, assetati di successo e di fama. Quelli, per intenderci, che non hanno ancora scalato la montagna. E che, forse per questo, hanno negli occhi quell’energia e quella forza che li sosterrà a lungo. Li ha scelti e li ha fatti suonare in un luogo speciale, non un auditorium qualsiasi. Nell’emiciclo del Senato, simbolo delle istituzioni, lasciando che eseguissero la quinta sinfonia di Beethoven e, per il bis, il don Pasquale di Donizetti. E dopo gli applausi, ha rivolto lo sguardo alle autorità presenti.
Dalla musica un invito al paese: le nuove generazioni sono portatrici sane di valori. Il maestro Riccardo Muti ha scelto di presentare con queste parole l’orchestra Cherubini, con la quale si è esibito al Senato per il concerto di Natale, il cui ricavato è stato donato all’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. E lo ha fatto dinanzi alle più alte cariche dello Stato, Giorgio Napolitano, i presidenti delle Camere, quello della Consulta Amirante, il cardinal Bertone. Perché «nel paese lacerato da veleni e tensioni - ha scandito con l’inconfondibile solennità che lo contraddistingue - Cherubini è la dimostrazione che i giovani incarnano i valori. Giovani che hanno intrapreso la strada della bellezza e che operano non per studiare in una stanzetta, ma per portare la musica nella società. Una società che dovrebbe saperli ascoltare e sostenere».
Giovani e società, un binomio spesso stonato, dove i primi faticano a vedersi legittimati dalla seconda. Dove il ritornello sulla fuga dei migliori è stancamente ripetuto a ogni occasione. Ma non in questa. Perché il maestro Muti, che il prossimo anno verrà chiamato a dirigere lo stabile di Chicago, ha fatto qualcosa di più intenso. Avrebbe potuto scegliere ben altri interpreti per il concerto natalizio, più esperti, più titolati, più conosciuti. Ci sarebbero stati più flash a immortalare la scena, con titoli e controtitoli più forti. Insomma, avrebbe potuto essere lui il protagonista, in tutti i sensi.
E invece ha voluto dare un segno, vero e non di plastica. Ha voluto che in un luogo che rappresenta le istituzioni, basi dello Stato e della società, gli applausi fossero concentrati per un gruppo di ragazzi. Professionisti, formati dopo anni di studio e che incarnano alla perfezione il futuro della società e, di conseguenza, del paese. Una mossa assolutamente significativa, che deve far aprire gli occhi realmente, e non solo con vuoti proclami, sulla sofferenza che le giovani generazioni accusano in Italia. Forse è stato proprio quel livello di consensi indiscusso, con riconoscimenti in tutto il mondo, che hanno fatto scattare l’orgoglio del maestro nato a Napoli ma dalle origini pugliesi. E che lo hanno spinto a lanciare un monito alla politica.
L’Orchestra giovanile “Luigi Cherubini”, da lui fondata nel 2004, è composta da giovani musicisti selezionati da una commissione internazionale tra più di seicento strumentisti provenienti da tutte le regioni italiane. Proprio assieme alla giovane orchestra il maestro Muti sta affrontando dal 2007 un progetto triennale sulla riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musicale ed operistico del settecento napoletano, nell’ambito di una collaborazione con il Festival di Pentecoste fondato da Karajan. Nel marzo 2007 l’ha diretta in un concerto nella Basilica di San Francesco ad Arezzo, accanto agli affreschi di Piero della Francesca, in occasione del Festival musicale promosso dall’Ente Filarmonico Italiano. «La critica e il pubblico hanno notato che con la "Cherubini" Riccardo Muti fraseggia da par suo con toccante e sicura delicatezza - si legge su Wikipedia - e che i nostri migliori talenti - oramai orchestra - con lui e grazie a lui dimostrano di avere la capacità preziosa di mettere in evidenza, sotto una luce intensa, ogni minimo dettaglio timbrico e armonico delle opere. Riccardo Muti, nel momento della sua piena e riconosciuta maturità artistica, ha deciso di mettere a disposizione dei giovani la sua esperienza ed il suo talento. Un docente eccezionale, per capacità e motivazioni».
Il presidente della Repubblica, a margine del concerto, ha ricevuto proprio una missiva dai ragazzi dell’orchestra “Cherubini”, per nulla rassicurati sul futuro che li attende. E il maestro ha rivolto un appello sulla crisi dei musicisti, affinché non siano lasciati soli e comporre e poi a dover strappare quegli spartiti, persi nelle solite poche occasioni che hanno, con la prospettiva di una carriera da costruire lontano da casa.
Ogni anno ne sceglie diversi: così Riccardo Muti offre a questi musicisti una vetrina, piccola o grande che sia non importa. Quello che conta è che il futuro è di chi ha le forze – fresche - per far emergere il proprio merito. Puro, secco, senza troppi fronzoli e ricami formalistici. «La terra - diceva Shakespeare - ha musica per coloro che ascoltano». Che si drizzino le orecchie, allora, che si ascoltino quelle note e soprattutto che la politica raccolga l’invito rivoltole dalla musica.
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