Da FFwebmagazine del 10/04/09
No, questa volta non sarà sufficiente condividere semplicemente le parole del Capo dello Stato, farle proprie, inserirle nell’elenco delle cose da tenere a mente. Eh sì, perché dopo il lutto, dopo la tragedia, dopo la commozione nazionale, il passo successivo non può che essere la presa d’atto che qualcosa vada cambiato. E alla svelta.
La responsabilità civile e politica che si è creata attorno al dramma, con toni pacati, ragionevoli e quasi surreali per la politica di casa nostra, è meritevole certamente di attenzione e di apprezzamento. Abbiamo visto leader che, su fronti opposti, mantenevano toni sommessi, cordiali, funzionali alla risoluzione del problema, sforzandosi, ognuno per la sua parte, di dare un contributo oggettivamente valido.
Ma da domani questo modus operandi sia la strada da seguire, la cartina di tornasole nella quale identificarsi, e non un evento comportamentale sporadico ed estemporaneo. Il perché è presto detto.
Le parole di Giorgio Napolitano, «nessuno è senza colpa. Deve esserci un esame di coscienza senza discriminanti né coloriture politiche, non per battersi il petto ma per capire cosa è indispensabile e urgente fare per evitare che questi fatti si ripetano», dovranno essere scolpite a caratteri cubitali nelle agende degli esponenti politici italiani, anche in considerazione del fatto che, oggi, per mille ragioni, non vi sono più scusanti. Le regole, quelle che ci sono, andranno rispettate e fatte rispettare. Quelle che non ci sono, andranno scritte.
La Prima Repubblica è il passato che non ritornerà, al pari delle circostanze di estrema ingovernabilità che l’Italia ha patito negli ultimi quarant’anni. Grazie a una maggioranza evidente, il rischio di instabilità parlamentare è scongiurato una volta per tutte. Tale rischio è quello che non ha consentito risposte concrete, soluzioni alle richieste di un paese stanco e acciaccato, proposte alternative, spinte dettate dall’entusiasmo e dalla voglia di migliorare. Per tutte queste ragioni, chi non vorrà proseguire sulla strada del dialogo, del reperimento di soluzioni non partitiche ma spartanamente utili, del confronto solidale su problemi veri (e non su polemiche sterili buone esclusivamente per i salotti televisivi), sarà cerchiato di rosso e messo alla berlina. Perché non è più il tempo della battaglie ideologiche, del muro contro muro, delle contrapposizioni infinite delle quali i cittadini hanno piene le scatole. Il Paese chiede altro e gioisce quando avverte che le istituzioni lavorano fianco e fianco per dare risposte e sanare problemi.
Che belle le immagini dei ragazzi della Protezione civile e dei Vigili del fuoco intenti a compiere il proprio dovere, o del premier presente in Abruzzo tutti i giorni, o del presidente della Camera quando consumerà lì il pranzo pasquale. Ecco la risposta di uno Stato vero, ecco perché da domani sulle istituzioni deve calare un clima nuovo, responsabile e maturo. Insomma, una ventata di civiltà politica, semplicemente perché adesso non vi sono più attenuanti. Di nessun genere.
Nessun commento:
Posta un commento