Da FFwebmagazine del 14/04/09
Un’impresa vecchia 922 anni, quando un manipolo di marinai attraversò il mar Ionio e l’Egeo, fino ad arrivare in Turchia, a Myra, e trafugò le reliquie di un Santo, divenuto poi patrono della città. Il viaggio dei sessantadue marinai baresi, (prima tappa l’isola di Zante fino a Myra) per 1700 miglia, viene riproposto oggi con una goletta, e non si tratta di una semplice scampagnata. Non solo rivisitazione storica del “passaggio” di San Nicola nel capoluogo pugliese, non solo una traversata che durerà un mese con risvolti religiosi e istituzionali, ma un’occasione interessante per riflettere a mente lucida sul Mediterraneo e sull’integrazione culturale dei paesi che si affacciano sulle coste del mare nostrum, condividendone aspirazioni, peculiarità, paure e, perché no, sogni.
Se oggi l’attualità impone un focus sull’apertura del presidente Obama all’ingresso della Turchia nell’Ue, al dibattito non potranno certamente nuocere considerazioni e iniziative figlie di una volontà ferma di integrazione e condivisione. Il rapporto dell’Italia, e in modo particolare delle regioni meridionali, con l’Oriente è lontano nel tempo: greci, saraceni e turchi hanno toccato i nostri porti in più occasioni (spesso anche costruendone di nuovi, a volte distruggendoli), producendo nei secoli una miscellanea di suoni, sapori, pagine di libri, colori.
Quella Puglia, porta ad Oriente, incrocio di culture, ha in questo senso rappresentato una frontiera non soltanto geografica, ma anche artistica, sociale, religiosa. La presenza contemporanea nel capoluogo pugliese di un luogo di culto unico nel suo genere che al suo interno racchiude e unisce in preghiera cristiani e ortodossi, la Basilica di San Nicola, non può che essere letto come indice di armonizzazione fra credi e società differenti. A ciò si aggiunga il dato che poco più di un mese fa il Governo italiano ha inteso restituire a quello di Mosca la Chiesa Russa di Bari, gioiello di fede ortodossa, realizzando in questo modo un evento di portata storica.
È alla luce di iniziative come quella della rivisitazione dell’impresa dei marinai baresi che acquista ancor più rilevanza una spinta modernizzatrice della democrazia turca, passaggio fondamentale ai fini dell’ingresso nella famiglia europea, che l’esecutivo ha l’obbligo, a questo punto morale, di attuare concretamente e in tempi rapidi.
L’apertura del presidente Obama, non condivisa tra gli altri da Sarkozy e Merkel, è un gesto significativo che dovrà necessariamente essere seguito da precise prese di coscienza da parte di Ankara, pena l’annullamento dei crediti fin qui elargiti. Il riferimento è a rispetto delle minoranze religiose, alla ferma condanna per l'uccisione di don Santoro, a maggiori controlli civili sui militari, al maggior rispetto della libertà d'espressione, passando poi alle note dolenti, ovvero gli impegni circa la smilitarizzazione di Cipro, l’ammissione di fronte alla comunità internazionale dei genocidi curdi ed armeni, elementi ribaditi dal Parlamento europeo nella risoluzione dell’ottobre 2007, con la quale elargiva al Governo di Abdullah Gul “consigli” utili, ma fino a oggi purtroppo inascoltati.
Che l’integrazione, prima ancora che sulla carta, sia nelle menti e di conseguenza nelle iniziative: questo deve essere il filo conduttore di una politica ampia e matura. Urgono confronti, anche intensi, ma senza dubbio produttivi e risolutivi; e poi dibattiti, forum, incroci di idee ed esperienze. Una nuova frontiera della condivisione euromediterranea, ma nel solco del rispetto imprescindibile per il diritto e per la storia.
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