da FFwebmagazine del 30/04/09
Dunque, Fiorella Mannoia, di professione cantautrice, ci ha deliziato con un verso non propriamente musicale, ma dall’alto contenuto demagogico, intervenendo a un incontro con il candidato sindaco piddì al Comune di Firenze, Matteo Renzi: «Sotto il sindaco Veltroni Roma respirava un’aria di apertura, di accoglienza – ha detto all’Ansa –. Con Alemanno, invece, si respira violenza, ostilità, e questo succede perché i cittadini tendono sempre ad assomigliare a chi li amministra».
Sarà forse la cornice da campagna elettorale, sarà la primavera che un po’ annebbia idee e concetti, ma, stando al ragionamento proposto a noi comuni mortali, la deriva comportamentale dei cittadini scaturirebbe nientemeno che dalla somiglianza con chi gestisce l’amministrazione? Abbiamo sentito bene? Il sindaco di Roma sprizza da tutti i pori violenza e ostilità?
Se dessimo credito a questa ardita tesi, per esempio, il giallo di Garlasco dipenderebbe dalla vena omicida del suo sindaco? Oppure gli scontri nelle banlieue parigine sarebbero direttamente proporzionali alla folle caratura del presidente Sarkozy? O forse l’omicidio di Meredith sarebbe imputabile alla cattiveria del governatore dell’Umbria? E la febbra suina forse colpa della tendenza virale del presidente messicano Felipe Calderon Hinijosa? Panzane, solo panzane.
E ancora: «Oggi a Roma c’è un odio che prima non c’era – ha aggiunto la Mannoia –. L’ amministrazione, che pubblicamente dice di non approvare manifestazioni razziste, sotto sotto poi le incoraggia. Quartieri periferici tornati sotto la gestione di Walter Veltroni allo splendore, con tante iniziative, oggi sono diventati posti dove si ha paura». Paura abbiamo noi quando c’è gente simile che va in giro a dire cose senza senso. I conti non tornano, nemmeno approssimandoli per eccesso.
«Vivo canto e vivo – recitava una sua canzone di qualche anno fa – mi perdo e mi ritrovo». Beh, in effetti il ragionamento demagogico della cantante pare il frutto di un perdersi senza però ritrovarsi, quasi fossimo in un labirinto dove la favella e il ragionamento lasciano il posto a note quanto mai stonate.
L’odio non è generato, come la Mannoia sconsideratamente accusa, dall’amministrazione Alemanno che incoraggia le manifestazioni razziste: eh no, non è bello professare a vanvera, sparando nel mucchio senza rendersi conto delle parole. Altro che macigni, sono proprio uscite come queste che non stemperano gli episodi di violenza che accadono in tutte le città, non soltanto nella Capitale, ma ne amplificano gli echi. Odio genera odio.
Certo, se poi le dichiarazioni della rossa già plurivincitrice del premio Tenco miravano a una sua eventuale prossima candidatura da qualche altra parte sotto ovviamente le bandiere del Pd (ma non è esclusa al momento l’Idv, più consona a certi insulti), bastava dirlo prima.
È chiaro, inoltre, che da un’affermata cantautrice, peraltro nominata Ufficiale nel 2005 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ci saremmo aspettati qualcosa di meglio che un paio di frasi buttate là con deferenza e senza il benché minimo rispetto per il destinatario di tali sciagurate considerazioni. Ma tant’è.
La chiusa spetta di diritto a un’altra canzone della Mannoia, «tutti cercano qualcosa magari per vie infinite, magari per vie difficili e misteriose. A volte con arroganza e a volte senza pudore».
Ecco, a volte almeno un pizzico di pudore non sarebbe sconveniente che venisse mescolato con sapienza e, perché no, senza parsimonia, nel pentolone delle dichiarazioni-fiume alle quali non è dato purtroppo sottrarsi.
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