martedì 7 aprile 2009

Sicurezza, se lo Stato si delegittima da solo





Da FFwebmagazine del 08/04/2009

Quale sicurezza è lecito attendersi da uno Stato moderno? Chi provvede all’incolumità dei cittadini? Uno stato di diritto è quello che prevede la preminenza del concetto di diritto: ovvero, l’azione dello Stato è sempre attuata sulla base delle leggi vigenti. Lo Stato garantisce incolumità e sicurezza attraverso le forze dell’ordine. Ma affidare ad altri soggetti la sicurezza dei cittadini, riducendo ad esempio i fondi alla Polizia di Stato, non provocherebbe una situazione antistatale? Non si compierebbe in questo modo una delegittimazione dello Stato, incitando ad una sorta di rispetto fai da te?

Interrogativi legittimi, resi ancor più tali dal fatto che in questi giorni alla Camera è in discussione il ddl 2180 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, approvato lo scorso 5 febbraio dal Senato, con il tanto contestato provvedimento circa le ronde. «Ogni politica riduttiva è da considerare incompatibile con le esigenze del paese- afferma Cristiano Leggeri, segretario generale Ugl Polizia di Stato- così si crea paura tra i cittadini. Attendiamo di conoscere se il Governo intenda aumentare le risorse destinate alla sicurezza, sia essa pubblica o urbana: certamente non lo si fa diminuendo gli stanziamenti ad appannaggio delle forze dell’ordine. Al di là di comprendere se vi siano o meno i tagli, presumibili o reali, noi diciamo che comunque in prospettiva non si vedono investimenti per il futuro».

Per il momento la legge 133/2008 prevede tagli consistenti alla polizia. La riduzione netta, gli fa eco Giuseppe Tiani del Siap, è di 250 milioni per il 2009, 270 milioni per il 2010 e 480 milioni per il 2011. Se da un lato quest’anno si avranno 7,7 miliardi di euro di dotazione finanziaria, lo scorso anno ne avevano 7,1. Sembrerebbe che ci sia un aumento di 600 milioni, invece questi ultimi sono gli oneri stipendiali derivanti dal nuovo contratto firmato dal governo Prodi nel 2007. Sul versante dell’accoglienza degli immigrati la situazione non è certo migliore: meno 44 milioni nel 2009, meno 51 milioni nel 2010, meno 88 milioni nel 2011. In tutto meno 170 milioni in tre anni solo per la lotta all’immigrazione clandestina ed accoglienza di immigrati.

Il ragionamento verte sul dato che in un momento di profonda crisi economica, caratterizzato già da tagli orizzontali in molteplici ambiti, tra i quali la sicurezza, aggravarne gli echi attraverso un fondo apposito per le ronde, non pare la soluzione migliore per due ragioni, una di merito e una di metodo. Innanzitutto il concetto stesso dell’affiancamento di un privato cittadino a personale delle forze dell’ordine, formato e preparato di professione, appare come una deminutio, dal momento che si pone in antitesi con il ruolo di Stato-Istituzione. Destinare risorse finanziarie a enti e associazioni che garantiscano la sicurezza, distraendole da capitoli di spesa come le missioni, le trasferte, gli straordinari, gli armamenti (solo per citare alcuni casi) delle forze di Polizia, non è la soluzione migliore né quella che rispetta tutte le parti in causa. Si tratta di una scelta che mortifica aspirazioni da un lato, e soprattutto non incentiva, dall’altro, la strutturazione di quel senso delle istituzioni che avrebbe bisogno di un supporto maggiore. Quando si fa presente agli agenti che devono risparmiare sul riscaldamento o sulla pulizia degli uffici, non si tiene in debita considerazione che vi sono tematiche per le quali l’esigenza principale non è il risparmio di fondi, ma il raggiungimento di ben altri obiettivi, in questo caso legati alla prevenzione del crimine ed alla sicurezza della collettività.

Cosa dovremo aspettarci da domani? Volanti che per risparmiare carburante eviteranno di fare un giro di ispezione in più? Pattuglie che per terminare il proprio turno senza un aggravio di costi di straordinario, concluderanno in anticipo un appostamento? Preservare e garantire (dal punto di vista dei servizi e degli strumenti) invece la regolare iniziativa di Polizia e Carabinieri significherebbe legittimare lo Stato nelle sue funzioni naturali, e non procedere al contrario, in una visione a ritroso del problema, cercando soluzioni alternative che alternative non sono, ma deleterie e controproducenti.
Prima le esigenze, poi le emergenze, sloganeggiano dall’Ugl: e come dar loro torto?

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