martedì 24 luglio 2012

Ma adesso serve una “regia” unica contro il contagio

All’indomani dello storico trionfo in Germania di un’auto italiana, con pilota spagnolo e ingegnere greco, la domanda da porsi è: la resa dei conti nell’Unione è iniziata? Stando ai primi dati negativi che la settimana offre sembra proprio non esserci il minimo dubbio. Nell’ordine ci sono: il grido di allarme della Spagna senza più liquidità, lo spettro dell’uscita dell’euro da parte della Grecia, il “no” di frau Angela ad altre tranche di aiuti (ma solo oggi ci si accorge che serve chiudere la falla ellenica prima di immettere altra acqua?), lo spread che non smette di mordere alle caviglie di quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, l’incertezza dei mercati anche a fronte di chi ha bene svolto i compiti a casa. E ancora: le banche che affondano Piazza Affari (-5%), l’euro che va sotto i 95 yen (per la prima volta in 11 anni e sotto la soglia psicologica di 1,21 $), oltre ai trader che vanno nel panico. Senza contare che sale il debito pubblico dell’Eurozona, con l’Italia a 123,3% seconda solo alla Grecia (nel primo trimestre ha raggiunto l’88,2% del Pil contro l’87,3% di fine 2011). Che fare dunque? Volendo semplificare con una metafora si può dire che la Grecia di oggi appare come una gigantesca damigiana che perde acqua in abbondanza per via di una falla, ma anziché chiudere quel “fiume in piena” si cura il male versando nella damigiana altra acqua: che però irrimediabilmente uscirà da un buco che quotidianamente si allarga ancora. Una criticità strutturale che, se non metabolizzata adeguatamente, non potrà essere risolta. Ragion per cui, accanto a misure di austerità imprescindibili, sull’onda del principio “governi e cittadini hanno vissuto non solo al di sopra delle proprie possibilità, ma soprattutto al di sopra delle proprie necessità”, sarebbe auspicabile che l’interventismo della troika prevedesse anche altre misure altrettanto necessarie, che impediscano la distruzione completa di un tessuto sociale già in avanzato stato comatoso. Il riferimento è ad una tassazione non ideologica ma ragionevole delle rendite finanziarie, a un pubblico registro degli appalti pubblici, alla totale trasparenza bancaria, alla strutturazione di un settore industriale di prodotti greci per impedire la massiccia importazione che politiche industriali scellerate hanno avallato nel corso degli ultimi sei lustri.
In una parola sola: controllo sovranazionale del debito e dei meccanismi amministrativi correnti, per evitare fallimenti in serie e ri-costruire un’Unione che, di fatto, oggi non è tale. In questa direzione tra l’altro va letto il tour che il premier italiano Mario Monti effettuerà da qui ad agosto per svolgere un ruolo di negoziatore del continente: utile non solo a ripulire ulteriormente l’immagine dell’Italia, per molto tempo ancorata solo a rapporti di tipo personale che alimentavano la politica estera biancarossaeverde, quanto a tessere un filo di marca europeo, per stimolare gli investitori a “fidarsi” della vecchia Europa, per non darla vinta agli speculatori internazionali. Insomma, per non lasciare affondare una barca acciaccata e sinistrata, ma che proprio per questo non può che rinnovarsi se intende riprendere la sua navigazione. Ma se deciderà di farlo, lontano da populismi di piazza e minacce di urne (si veda cosa hanno risolto Grecia e Spagna andando a votare), bisognerà decidere una volta per tutte modalità e attori: strutturando senza indugi quella cabina di regia unica e unitaria che avrà il compito di vegliare sui conti dei membri. Auspicando che la politica sia di sostegno e non di intralcio.
 
Fonte: il futurista quotidiano del 24/7/12
Twitter@FDepalo

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